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Gli antenati moderni

L'arte primitiva contempla valori universali e il rapporto diretto con i fenomeni fondamentali della vita e della natura l'accomuna all'arte contemporanea: entrambe esprimono il significato dell'esistenza dell'uomo e il suo ruolo nell'universo, di cui offrono una visione autentica.

Antenati in terracotta, decorati con piume, della tribù Bambara del Mali
E' sopra la credenza da sacrestia umbra del '400, nella sala da pranzo al primo piano della villa, la scultura preferita da Giuseppe Panza tra le 21 della sua collezione di arte primaria, africana e precolombiana.
E' una delle tre teste di legno rivestite in pelle provenienti dal Camerun: per chi guarda, si trova all'estrema sinistra del gruppo. Ha denti d'avorio inquietanti e capelli umani, come le altre due teste che l'affiancano.
Piace al conte-collezionista - come egli stesso ci racconta - per l'intensa carica di vita e di morte racchiusa nella sua suggestiva forma.
“Sono trofei di guerra in ricordo del nemico ucciso e rappresentano il senso della lotta e della vittoria di chi muore e di chi vive”.
Opere in terracotta del MaliSi tratta di antiche sculture indossate come ornamenti nelle cerimonie tribali e utilizzate dai sacerdoti per allontanare gli spiriti del male.
Forse non è un caso che a Biumo si sia scelto di esporle usando come base un mobile la cui destinazione era di contenere gli accessori utilizzati nelle funzioni religiose: libri sacri, incensieri, calici e pianete, e paramenti in genere.
“Strumenti” utili ai nostri sacerdoti anche per tenere lontano il demonio. Segno che le culture sono meno dissimili tra loro di quanto non siamo portati a credere. Ed è probabilmente sempre per lo stesso motivo, quello del segno di un'intima coerenza tra espressioni culturali apparentemente distanti, se si sposano così bene tra loro, nella grande sala piena di luce, le opere primarie dell'arte africana ai raffinati mobili rinascimentali e alle opere di arte contemporanea di Simpson: in un'armonia d'arte e di tempi che non teme il rischio della dissonanza.
“Accostare le opere di arte primaria a mobili del '400 e del '500 può rappresentare un'apparente contraddizione, perché il Rinascimento manca di valori primari. Ma in realtà la grande arte primitiva contempla valori universali”, spiega Giuseppe Panza.

Quanto al legame tra arte primaria e arte contemporanea c'è un rapporto diretto con i fenomeni fondamentali della vita e della natura che le accomuna.
“Mirano l'una e l'altra a esprimere il significato dell'esistenza dell'uomo, a offrire una visione autentica, non ingentilita, dell'universo e del ruolo dell'uomo nell'universo stesso”.
La sala da pranzoDal Mali, tribù dei Bambara, provengono altre tre opere africane esposte nella sala da pranzo di Villa Panza. Poggiano sullo splendido cassone del '400, un prezioso pezzo unico, rimasto intatto dal giorno in cui il mastro artigiano diede gli ultimi ritocchi.
Sono in terracotta, ma la loro indubbia fragilità, della quale è avvertito il visitatore, è compensata dalla forza della simbologia che si sprigiona in particolare da una delle tre: un'urna a due facce, maschile da un parte e femminile dall' altra.
Richiamo all'unità-dualità della coppia, ma anche alla ricchezza delle due componenti, femminile e maschile, che albergano in ogni essere umano e, ancora prima, nell'universo di cui l'individuo è espressione.

Scultura di arte precolombianaLa passione di Giuseppe Panza per l'arte primaria è nata con quella per l'arte contemporanea.
Fu nel '58 a Milano, in seguito a una mostra fatta dal gallerista Franco Monti. Data da allora l'iniziazione a un'arte che gli ha fatto collezionare parecchi pezzi.
Diversi sono rimasti nella casa milanese, ma qui, per il Fai, il conte ha voluto le opere più belle.
“Ho sempre covato il desiderio di conoscere queste civiltà, al di fuori dell'influenza occidentale che è culturalmente greco-romana. La cultura occidentale è sempre legata alla visione dell' uomo e della natura intesi come valori ideali da imitare. L'arte primaria, invece, vuole imitare gli istinti propri dell'essere umano, schierarsi con le forze che vengono dalla natura. C' è in essa un forte valore espressivo.
In queste opere io avverto un fluido che vibra con forte intensità, come un senso di vita e di morte”.
Il salotto
Difficile non dare ragione al collezionista. Nella stanza delle grandi torciere, quasi sentinelle per chi varca la soglia del settecentesco salotto dal soffitto policromo, un tempo cuore di casa Panza, dove si concentra il maggior numero di opere di arte primitiva e precolombiana, si avverte il sentore di antiche malìe, di presenze forti, vigili e protettive.
Un gruppo di sculture di antenati - opere in argilla provenienti da Mambila, al confine tra Camerun e Nigeria - richiama al lato soprannaturale della vita, quando gli uomini, allora come oggi, presso alcune tribù o popoli, chiedevano aiuto e protezione nei momenti più difficili.
L' allestimento sapiente della regia del conte le ha volute su di una credenzina piemontese del Cinquecento, a lato di una grande scultura, un torso femminile (del 1954) opera di Vittorio Tavernari, che è tra le rare presenze artistiche dell'arte italiana contemporanea di Villa Panza. Sono in compagnia di altre cinque figure di antenati in terracotta, decorate con piume, provenienti dai Bambara del Mali. Rappresentano i fondatori del clan e “hanno qualcosa di così familiare che potrebbero sembrare i nostri lontani progenitori”.
Una veduta di Villa PanzaLa loro sacralità è attestata dal fatto che erano custodite in una specie di santuario segreto e venivano portate all'aperto solo in circostanze speciali, quando era richiesto il loro intervento. Un po' come avviene coi simulacri e con le statue dei nostri santi, portati in processione per ottenere grazie.
Preziosissima, infine, e affascinante per quel tanto di mistero che le appartiene, la scultura messicana della regione del Nayant, che data da ottocento anni.
Si tratta di uno splendido esempio di arte precolombiana, rappresentante un personaggio in terracotta, dai tipici tratti somatici indios: regge tra le mani degli oggetti, forse strumenti musicali. L'ipotesi è che fosse un musicista e gli strumenti facessero parte del suo corredo tombale.
Si chiude su queste note misteriose il cerchio intenso della collezione di arte primitiva della villa di Biumo. Mentre il nostro viaggio per le sue sale continua.

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01/18/2001

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