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A Biumo il fulcro della collezione Panza

133 opere d'arte americana contemporanea tra astrattismo monocromatico e arte ambientale.

Sono passate per le sale di Villa Panza ben 2500 opere. Espressionismo astratto e pop art, arte minimal e arte concettuale e ambientale hanno animato, in circa 44 anni di collezionismo, la storica dimora dei Menafoglio Litta, trovando accoglienza - oltre che accanto ai rari pezzi di arredamento e alle raffinate suppellettili - in ogni spazio utile della casa, comprese le scuderie e i rustici, rivelatisi particolarmente adatti per l'installazione delle opere.
Da quando Giuseppe Panza, a metà degli anni Cinquanta, intraprese la sua avventura di collezionista di arte europea e americana, frutto del lavoro di artisti allora sconosciuti, la villa di Biumo iniziò a riempirsi di presenze artistiche che andavano ad invadere ogni dove, tra il compiacimento degli intenditori e lo sconcerto di quanti avevano, allora come oggi, difficoltà a leggere l'arte in quelle opere così fuori dagli schemi.
Appena una decina d'anni dopo l'inizio di quell'avventura di collezionista, la casa pullulava di opere: all'ingresso erano lavori di Robert Morris, Claes Oldenburg, Robert Rauschenberg, autore quest'ultimo dei combine paintings che figuravano nella galleria accanto alle sculture di Morris e ai grandi quadri di James Rosenquist, sullo scalone e in soggiorno erano i quadri di Marc Rothko, nella sala da pranzo le grandi tele di Franz Kline e i neon di Flavin, nello studio erano altri lavori di Oldenburg. Oggi
quell'arte americana snobbata e incompresa, quando non malvista, è riconosciuta come una delle più alte testimonianze culturali della seconda metà del XX secolo. Va sottolineato che per Giuseppe Panza era assolutamente importante tener conto di certi criteri espositivi.
Ed ebbe in questo il merito di aver adottato parametri diversi rispetto a quelli di norma utilizzati. Era sua convinzione che si dovesse scegliere l'opera adatta ad ogni stanza, tenendo conto del rapporto con lo spazio e l'ambiente in cui il lavoro dell'artista trova collocazione. Fu questo uno dei motivi che convinse Panza, negli anni Ottanta, a collocare esternamente parte della sua collezione, divenuta ormai troppo ampia per esser esposta nella villa, donando o vendendo o prestando a lungo termine gran parte delle opere a musei internazionali, visto che le istituzioni italiane erano rimaste del tutto indifferenti alla sua richiesta di accogliere nuclei omogenei della collezione.
"Desire" di M. Puryear, 1981Questo non significa che a Biumo non sia rimasto nulla. Nel 1996, assieme alla villa di Varese, Giuseppe Panza dona al FAI le 133 opere di arte americana contemporanea in essa contenute. Sono espressione da una parte di quella corrente dell'astrattismo monocromatico degli anni Ottanta e Novanta, dall'altra dell'arte ambientale dagli anni Sessanta e Settanta.
E non si tratta di poco. "A Biumo - ha scritto Panza in un suo recente intervento - vi è una serie di opere di arte ambientale fatte con la luce, il che fino ad ora ha rappresentato un esempio unico al mondo. Chi vuole conoscere il lavoro di Flavin, Turrel, Irwin, deve vederlo a Biumo: certamente in un prossimo futuro altri musei potranno fare qualcosa di simile, ma sarà necessario attendere diversi anni.
Un'altra specializzazione di Biumo, in questo settore certamente unica, riguarda la pittura monocroma, che sviluppa le illimitate possibilità espressive del colore, con opere di David Simpson, Phil Sims, Ruth Ann Fredenthal, Ford Beckman, Ettore Spalletti, Winston Roeth, Allan Graham.

Villa Panza, ala rustico, primo pianoUn'altra direzione di ricerca consiste nel creare piccoli oggetti in cui sono concentrati una grande attenzione, una capacità manuale, e tutto il tempo per ottenere un risultato a prima vista poco visibile: come nei piccoli dipinti di Stuart Arends, dove la fantasia creatrice si sviluppa come su una grande superficie, o come nelle grandi tele della pittrice Max Cole, con lunghe strisce orizzontali e parallele di migliaia di piccole linee una vicina all'altra, che si vedono bene solo usando la lente. Un lavoro ossessivo, che ammette appena una lieve approssimazione ma non l'errore: una ascesi verso una mitica perfezione, la preparazione verso una transizione a un'altra realtà invisibile”. Tredici delle opere di arte ambientale esposte a villa Menafoglio, donate negli anni Novanta alla Fondazione Solomon R. Guggenheim di New York, sono concesse da quest'ultima in prestito permanente al FAI, così come la stessa fondazione americana ha in deposito permanente altrettante opere donate dal FAI, segno di quella vicendevole collaborazione creatasi tra le due istituzioni culturali, partita da Biumo. Se Biumo, come nota Giuseppe Panza, è stata il fulcro e la sede in cui le opere della collezione hanno avuto un severo collaudo di qualità, prima di entrare negli importanti musei d'Europa e d'America, Varese si qualifica dunque quale punto di partenza di quella importante e unica collezione sparsa per il mondo, che è anche itinerario ideale e reale capace di avvicinare tra loro paesi e culture diverse.