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Un atteso evento culturale

L'apertura di Villa Panza occasione per promuovere la vocazione artistica, ma anche turistica, di Varese.

Una nuova occasione di incontro e di svago all'interno di uno degli splendidi parchi varesini, ma soprattutto un grande evento culturale: l'apertura il 15 settembre di Villa Menafoglio Litta Panza - una villa ricca di storia e di arte, più che un museo un tempio di cultura, ora legato anche al Guggenheim - segna in positivo la vita di Varese.
Come dichiara il FAI, proprietario del monumento e protagonista con Giuseppe Panza e con la Provincia di Varese di questa interessante operazione, "l'unione tra i grandi valori artistici e paesaggistici di una tra le più grandiose ville settecentesche lombarde e la forza espressiva sia delle installazioni di arte minimal nei monumentali rustici, sia dei rigorosi dipinti dell'astrattismo monocromatico degli appartamenti di rappresentanza, fanno di Villa Menafoglio Litta Panza un unicum in Italia e in Europa".

L'occasione che si presenta a Varese non è dunque secondaria: il Fai - che possiede in provincia gli altri tre gioielli del complesso di Torba, della torre di Velate e della Villa Bozzolo di Casalzuigno - offre al territorio la possibilità di un approccio a storia e arte assolutamente inusuale.
I visitatori che arriveranno a decine di migliaia da tutto il mondo potranno accostarsi contemporaneamente alle atmosfere, agli arredi e all'architettura di una preziosa e grande villa settecentesca – 5.960 metri quadrati di superficie immersa in 33.000 metri quadrati di parco - e all'arte contemporanea (soprattutto americana) dagli anni Sessanta agli anni Novanta. Incontro raro e intrigante, tanto più se a condurre alla purtroppo incompresa arte contemporanea può essere il fascino antico di un'aristocratica dimora che ha conosciuto l'alternanza di presenze storiche e artistiche di primo piano: dagli importanti ospiti agli artisti che giunsero e produssero qui, nel Dopoguerra, chiamati dal conte Giuseppe Panza, ultimo proprietario, colui che nel '96 firmò l'atto di donazione al Fai della villa con il suo contenuto di preziosi arredi e di opere d'arte.
Collezionista curioso e colto, Panza correva il mondo per osservare da vicino i contemporanei, attratto da ricerche e sperimentazioni artistiche che attraevano lui, ma lasciavano molti di stucco.

Ha ricordato lo stesso Panza: "Quando la gente vedeva i Franz Klein che riempivano la sala da pranzo del primo piano, dicevano che sembravano fatti da un bambino che aveva rovesciato del nero sulla tela bianca e che i Rothko che coprivano le pareti del soggiorno erano opera di un imbianchino che si era divertito a dipingere delle tele".
E anche quando nel 1959 arrivarono alla villa le opere di Robert Rauschenberg lo stupore si trasformò nella "ilarità più sincera: era roba raccattata nella pattumiera".
Panza non si perse d'animo e riprese a girare il mondo per osservare il lavoro degli amici artisti e arricchire la collezione, continuò anche ad accoglierli nella sua bella dimora, tanto che molte delle opere entrate nella collezione furono realizzate sul posto, nel corso di lunghi soggiorni nella villa varesina.
Ha un significato il fatto che, negli anni Sessanta, entrano nella collezione Panza le opere di arte ambientale di artisti americani, come James Turrell, Maria Nordman, Robert Irwin, Dan Flavin:
si trattava di installazioni, consistenti in interventi sullo spazio e sulla luce, appositamente creati per gli ambienti di Villa Panza. Dove sono rimasti, ben visibili al pubblico.