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Riccardo Comerio: “Anche l’industria varesina sta rallentando, occorre reagire”


Il 2018 si è chiuso con il 56,2% dell’industria varesina che ha dichiarato livelli produttivi in aumento rispetto al trimestre precedente. Un dato ancora positivo, ma in calo rispetto ai livelli dello stesso periodo di un anno fa, quando le attività in crescita si attestavano sul 69,2%. E le previsioni, per i prossimi mesi, non lasciano grandi spazi di ottimismo. Le attese per questo inizio di 2019 sono improntate ad un alto grado di incertezza: solo il 29,6% delle imprese del Varesotto prevede di incrementare la produzione.
Positivo, invece, fino ad oggi il trend degli investimenti. Nel corso del 2018, grazie al Piano Nazionale Impresa 4.0, ben il 53% delle imprese della provincia di Varese ha fatto investimenti nella manifattura digitale. Peccato, però, che, anche a questa voce, non ci siano grandi speranze per il prossimo futuro. Le previsioni per il 2019 (“dopo il ridimensionamento degli incentivi previsto in Legge di Bilancio”, come precisa il Presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, Riccardo Comerio) sulle imprese che continueranno ad investire nell’industria 4.0 scendono al 34%.
Sono questi i numeri presentati dall’Ufficio Studi di Univa durante la tradizionale conferenza stampa di inizio anno dell’associazione datoriale. “Di fronte a questa situazione certamente non brillante e sempre meno performante - ha commentato con i giornalisti il Presidente degli industriali varesini, Riccardo Comerio - risulta difficile credere che l’obiettivo di una crescita del Pil nazionale dell’1,5%, auspicato anche durante l’ultimo World Economic Forum di gennaio a Davos dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, possa essere agguantato dal Paese. Di più: sembra ormai essere messo in discussione anche il più modesto +1% inserito in Legge di Bilancio, dopo le pressioni sul Governo da parte della Ue per scongiurare la procedura d’infrazione all’Italia”. D’altronde lo scenario varesino, seppur ancora positivo, rispecchia comunque il rallentamento nazionale. Ad oggi quasi tutti gli istituti internazionali vedono la crescita del Pil italiano nel 2019 intorno allo 0,6%. Questa la previsione sia di Bankitalia, sia dell’Ocse, sia dell’Fmi. “Tutte queste previsioni quasi unanimi non possono essere liquidate come una congiura internazionale”, avverte Comerio. “È più verosimile - continua nel suo ragionamento il Presidente di Univa - che l’Italia debba fare i conti nei prossimi mesi con una congiuntura sempre più difficile che impone già oggi al Governo di cambiare la propria politica economica. Abbiamo più volte ribadito in questi mesi, sia prima dell’approvazione, sia dopo il varo in Parlamento della Legge di Bilancio che Quota 100 e Reddito di Cittadinanza non smuoveranno di una virgola le capacità di crescita del Paese”.
Per questo Riccardo Comerio chiede al Governo di immergersi nei problemi dell’economia reale. La parola d’ordine, per gli industriali varesini, è tornare a crescere. E per farlo il Presidente dell’Unione Industriali ha indicato 6 priorità su cui lavorare.
La prima è quella delle
infrastrutture. “Aprire nuovi cantieri e procedere su quelli già avviati - sostiene Comerio - è la via più breve e immediata per garantire un incremento del lavoro e dei livelli occupazionali. Ciò a partire dal completamento della Tav e della Pedemontana. Chi si oppone a queste opere si mette dalla parte sbagliata della storia”. Su questo non servono tanti studi costi/benefici, “basta la cartina geografica che pone l’Italia e Varese al loro centro dei principali corridoi europei per capirlo”, rincara la dose il Presidente di Univa
La seconda priorità si chiama produttività
. “Un tema poco popolare e poco elettorale”, riconosce Comerio, “ma è questo il vero problema che blocca il Paese ad una bassa crescita. Per invertire la tendenza occorre sostenere le imprese nel processo di dare maggiore valore al proprio prodotto e servizio, prevedendo una politica di sostegno agli investimenti. Il contrario di quanto avvenuto con il ridimensionamento del Piano Impresa 4.0 deciso in Legge di Bilancio”. Perché, è l’avvertimento “non basta puntare ad una crescita generale dell’occupazione”. Non tutti i settori sono uguali. Non tutti sono in grado con la propria crescita di avere effetti benefici generali al di fuori del proprio perimetro. Per avere degli effetti traino “bisogna, invece, incentivare l’occupazione in quei settori dove più elevato è l’andamento della produttività. Ossia nell’industria che negli ultimi anni ha incrementato la propria produttività ad un tasso medio annuo dell’1,1%, in linea con il trend tedesco e ben al di sopra della media generale italiana che si ferma al +0,14%”, spiega Comerio.
Terza voce su cui lavorare è quella del carico fiscale
. “Proprio per incrementare la produttività - continua il ragionamento il Presidente di Univa - occorre intervenire sulla leva fiscale non con interventi a pioggia, ma con una politica mirata ad abbattere il cuneo fiscale e detassando i premi di produttività”.
Quarta azione deve essere quella che coinvolge la formazione
. Su questo fronte l’Unione Industriali indica 3 direttrici su cui lavorare: “Incontro domanda-offerta, attraverso percorsi di studio in linea con le esigenze delle imprese, collegando mondo della scuola e mondo del lavoro, grazie a strumenti come l’alternanza, l’apprendistato, gli ITS-Istruzione Tecnica Superiore e il monitoraggio dei risultati di placement degli studenti (in questo senso non ci è sembrato lungimirante il taglio di 50 milioni di euro apportato dalla Legge di Bilancio ai fondi per l’alternanza);  cercare di rendere più efficiente il processo formativo riducendo la dispersione scolastica e l’abbandono dei percorsi di studio, i tassi di questo fenomeno sono ancora troppo alti, rischiamo di perdere capitale umano; puntare sulla formazione continua, da realizzare anche con il sostegno dei fondi interprofessionali”.
Quinta spinta riformatrice deve essere quella verso la semplificazione
. “In questo senso - sostiene Comerio - occorre portare avanti la riforma delle autonomie cogliendo questa imperdibile occasione per una sburocratizzazione della vita delle persone e delle imprese. Putando su riforme a costo zero che però possano rendere più facile ai singoli territori attrarre investimenti, velocizzare i tempi dei permessi per ampliamenti e insediamenti produttivi, liberare forze il per il sostegno alle capacità dei cluster tecnologici (tra cui l’aerospazio) di trainare tutta l’economia regionale”.
Sesta, ma non ultima, leva su cui agire si chiama Europa
. Qui Comerio rivendica il convinto europeismo degli imprenditori varesini: “Non è colpa della Ue, ma della stessa Italia e della propria classe politica e dirigente che opera a Bruxelles e a Strasburgo se gli interessi del Paese e della sua industria vengono spesso bistrattati in sede europea”. Non basta stare in Europa, è il concetto. Bisogna saperci stare. Come? Anche qui la proposta del Presidente di Univa è diretta e tocca tre punti: “Ogni forza politica deve responsabilizzarsi e raccogliere il consenso elettorale per le prossime elezioni europee, ormai alle porte, su temi europei e riguardanti il futuro della Ue e dell’Italia nella Ue, non su polemiche di cortile. Occorre poi creare seri e concreti percorsi in grado di dotare l’Italia di una classe dirigente e una classe politica che sappia stare in Europa ai giusti tavoli. Infine, bisogna battersi per l’introduzione degli Eurobond finalizzati al finanziamento di progetti comuni”.
Oltre a quello riguardante l’andamento economico, il Presidente di Univa, Riccardo Comerio, vede all’orizzonte anche il rischio di un aggrovigliarsi del clima politico. Da qui l’appello rivolto indistintamente a tutte le forze in campo, sia di maggioranza, sia di opposizione: “Non perdiamo forze cercando oggi i colpevoli dei momenti difficili che rischiamo di dover affrontare nei prossimi mesi o anni. Concentriamo, invece, le capacità del Paese in un impegno programmatico di lungo respiro che sappia avviare da subito un cammino di crescita basata su un aumento della nostra produttività. Questo significa sostenere la vocazione industriale dell’Italia e dei suoi territori più manifatturieri e internazionalizzati come Varese”.


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