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Il Presidente Riccardo Comerio: “Abbiamo bisogno di un Patto Generazionale”

“Il nostro impegno è focalizzato sui giovani. I collaboratori del domani. Coloro che avranno il compito di mantenere vivo questo nostro sistema manifatturiero insieme ai suoi primati”. È ai ragazzi che si rivolge dal palco del Centro Congressi MalpensaFiere di Busto Arsizio il Presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, Riccardo Comerio: “Con loro dobbiamo siglare un Patto Generazionale. I giovani sono la sfida che deve unire questo Paese”.
Il passaggio più forte della relazione che Comerio legge in occasione dell’Assemblea Generale degli industriali del Varesotto è proprio su questo tema: il futuro dei giovani. Un impegno al quale richiama sia le istituzioni, sia le imprese della propria compagine associativa, partendo dalla politica “che deve trovare soluzioni al problema del ‘deficit generazionale’, perché anche questo è un deficit che va affrontato né più né meno di quello di Bilancio. È una questione di numeri: di equilibri tra nuove e vecchie generazioni, ma è anche una questione di qualità delle scelte politiche. Di interventi affinché i giovani possano trovare lavoro, formarsi una famiglia, avere dei figli ed allevarli in un Paese accogliente”. Per questo il Presidente dell’Unione Industriali chiede alle forze politiche di “mettere al centro della propria azione non il reddito fine a se stesso, ma la possibilità di dare ai giovani gli strumenti per guadagnarsi un reddito. In futuro. In questo Paese. In questo territorio”. Il messaggio è rivolto ai movimenti che si candidano a guidare nei prossimi anni il Paese: “Non tanto di redistribuzione vorremmo sentir parlare, ma di politiche per la Scuola, per la Formazione, per i Giovani, per il Lavoro”.
Ma Comerio non vuole lasciare solo alla politica il ruolo di creare le condizioni per un nuovo “Patto Generazionale”. Per questo si rivolge a tutte le imprese della provincia di Varese: “Spendiamo energie e risorse, contatti e tempo per curare ed aiutare lo sviluppo di una filiera educativa lunga”. Si badi bene, sottolinea il Presidente degli industriali varesini, “una filiera educativa, non solo formativa”. La differenza è sostanziale “perché siamo convinti che occorra di nuovo educare alla cultura d’impresa”. Per Comerio c’è uno spread troppo grande tra “il valore delle imprese percepito dal Paese” e quello che definisce “il valore reale”. Eppure, le imprese possono, per Comerio, costituire “un momento fondamentale per quello che chiamerei lo scambio virtuoso con i giovani e tra le generazioni. L’impresa può offrire il luogo ideale per lo sviluppo delle competenze, per rilanciare la coesione sociale, per mettere alla prova lo spirito competitivo con un sano riconoscimento del merito e della passione nel lavoro. Le imprese di oggi, aperte necessariamente alla globalità, sono un’occasione per conoscere a fondo il mondo e per offrire valide esperienze sia professionali che di vita”, sostiene il Presidente di Univa, definendo l’impresa come “medicina sociale” per l’Italia e i suoi territori. L’impresa, in questa visione, può e sta creando “le condizioni per lo sviluppo economico, allargare l’area del benessere e quindi far diminuire le diseguaglianze e le condizioni di disagio sociale”. In due parole: “L’impresa – chiosa Comerio – include”.
Il richiamo è rivolto alla politica, alle istituzioni locali e nazionali, alla società, alle scuole e all’opinione pubblica. Ma anche alle imprese che Comerio vuole coinvolgere nelle tante iniziative che sul territorio l’Unione Industriali sta portando avanti sul fronte del rapporto tra mondo produttivo e ragazzi: il progetto “Generazione d’Industria” rivolto alle scuole superiori, il “Pmi Day” che si dedica agli studenti di terza media, l’iniziativa “Eureka!” pensata per gli alunni delle elementari, l’impegno negli ITS – Istituti Tecnici Superiori del Territorio. “L’esperienza di questi anni ci ha consentito di creare ‘Movimento’ tra e con loro. È un’esperienza che vogliamo coltivare e rafforzare. Quelle 180 imprese coinvolte, quei 5.300 giovani che abbiamo incontrato, quelle 80 scuole che sono diventate il nostro contatto quotidiano sono la misura dell’impegno che come imprese e come sistema mettiamo sul piatto del nostro personale ‘Patto Generazionale’. È un Patto fatto di risorse, ma costruito anche con i sentimenti”. Comerio rivendica un impegno, quello portato avanti dall’Unione Industriali e dalle molte imprese della compagine associativa che hanno aderito alle varie iniziative di alternanza scuola-lavoro, che è anche passione fatta “di voglia di poter dare a questi ragazzi le stesse opportunità che ci sono state date da chi ci ha preceduto. Per tramandare nel tempo sia il desiderio e l’interesse a lavorare nell’impresa, ma anche l’incoscienza ed il coraggio per… tentare l’impresa”.
Qui si chiude una relazione partita però, da un obiettivo programmatico che Riccardo Comerio lancia a tutta la “comunità imprenditoriale”: quello del “rafforzamento della nostra identità e del consolidamento delle basi della nostra collettività. Coltivando una diffusa coscienza del valore d’impresa”.
“Ogni impresa è unica”, sottolinea il Presidente Univa, ma nessuna impresa “deve essere lasciata sola”. È unica, argomenta, “l’impresa che ha saputo attraversare questi ultimi 15 anni, tra globalizzazione e crisi finanziaria, e sopravvivere”; “l’impresa che ha saputo riorganizzarsi e rinnovarsi”; “l’impresa che, nonostante i mille vincoli del Paese, ha mantenuto radicamento sul territorio”. È, invece, sola l’impresa che, secondo Comerio, “ha superato la crisi contro tutto”; l’impresa che è riuscita a innovare “in un quadro di riferimento che non si è modificato, rimanendo superato e incrostato”; “l’impresa che, avendo ormai operato tutte le economie possibili al proprio interno, ha guardato con attesa a un cambiamento nel sistema di riferimento esterno e lì si è fermata”.
La chiosa a cui Comerio accompagna per mano la platea è inevitabile: “Tante unicità ci hanno permesso di costruire il Secondo Paese manifatturiero d’Europa”, facendo di Varese, “la sesta provincia manifatturiera italiana e la quattordicesima in Europa”. Ma per il Presidente Univa “non basta”. Sembra aleggiare, nemmeno troppo implicitamente, una domanda: dove avrebbero potuto arrivare le imprese italiane e varesine se non fossero state lasciate sole? Occorre dunque “riprendere le redini della nostra crescita”, chiede Comerio alla politica. Sia chiaro, però, aggiunge: “Non siamo, e non vogliamo essere, gli imprenditori che rivendicano. Siamo gli imprenditori che chiedono di poter fare il loro lavoro in un contesto più semplice. E, nel farlo, vogliono dare una mano a ricostruire unitarietà, equilibri, orgoglio, visioni e prospettive. In un’Italia più efficiente. Ma anche meno conflittuale e più generosa”.
Continuità nella politica industriale degli ultimi anni “che ha dimostrato di funzionare”; facilità nell’applicazione degli strumenti; certezza dei tempi e delle regole; efficienza e modernizzazione della Pubblica Amministrazione; un ruolo forte in Europa “cercando il rispetto che sicuramente meritiamo, ottenendolo, però, non solo per rivendicazione, ma per merito”. Queste le richieste alla politica nazionale, a cui si affiancano quelle alle istituzioni regionali e locali: “tenere il punto sui contenuti relativi alla vita di impresa collegati al referendum sull’autonomia dello scorso autunno”; continuare a “investire nelle infrastrutture prima che sia troppo tardi”; investire “nella rete delle infrastrutture immateriali”, così come nei Cluster tecnologici industriali.
Solo così il sistema economico italiano, regionale e del Varesotto potrà, secondo Comerio, passare “da uno sviluppo inconsapevole a uno sviluppo virtuoso” e, dunque, “riprendere le redini della nostra crescita”. Ripartendo dai giovani e da un nuovo patto generazionale che poggi le basi sulla “medicina sociale” del Paese: l’impresa.