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“Senza impresa è impossibile affrontare la modernità”


“Imprese”: è questa la parola che spicca su ogni altra nella tag cloud (vai qui per scaricarla) riassuntiva della relazione del Presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, Riccardo Comerio, all’Assemblea Generale 2017. È il termine che ricorre di più, sul quale Comerio pone l’accento, non perdendo mai l’occasione per citarlo e per contestualizzarlo. Ma nella “nuvola” del discorso spiccano anche i richiami alla “crescita” “economica”, agli “investimenti”, al “mondo”, ai “giovani”, al “lavoro”.

LE PAROLE “SEMPRE” E “IMPRESA”

A colpire, però, è quanto venga ripetuto l’avverbio “sempre”. Declinato per descrivere il momento che stanno vivendo imprenditori, cittadini, decisori politici, tutti costretti ad operare in un “contesto sempre in evoluzione”,  in un periodo che viene dopo “una delle crisi più gravi di sempre”, in “un’Europa sempre più debole e contraddittoria”, alle prese con “una trasformazione sociale sempre più rapida”, in un’era in cui “sorgono sempre nuovi bisogni a cui rispondere” che, però, aprono ad uno “spazio sempre più ampio per la libera iniziativa”.
È così che nella relazione del Presidente dell’Unione Industriali varesina la parola “sempre”, tanto ripetuta, si trasforma, nelle orecchie del migliaio di persone presente al Centro Congressi MalpensaFiere di Busto Arsizio, in un ritornello che suona come un richiamo ad un momento storico “senza precedenti”. Uno scenario mutevole definito in vari modi da Comerio: “la società del cambiamento, il tempo della globalità, l’età dell’incertezza”. Espressioni che evocano tutte una sorta di salto nel buio nel quale l’unico punto fermo deve essere quello di “un’impresa che deve essere sempre protagonista”. Che deve saperlo essere e che deve essere messa in grado di recitare tale ruolo. È questo il filo conduttore di tutta le relazione: “L’impresa - dice ad un certo punto Riccardo Comerio - è il vero motore dello sviluppo di un Paese. Non solo perché senza di essa non c’è lavoro, ma anche perché rappresenta il nodo tra il mondo della ricerca e l’applicazione dei risultati nella vita di tutti i giorni”. Il concetto, se non fosse chiaro, viene ribadito: “L’impresa genera ricchezza economica e di conoscenza, cambiando così le condizioni di vita delle persone e della società”. Ecco perché, secondo il Presidente degli industriali del Varesotto, “senza impresa è impossibile affrontare la modernità”.

LA RICHIESTA DI “UNA TREGUA LEGISLATIVA”

Ma cosa serve all’impresa per rimanere o diventare protagonista della crescita economica e sociale dell’Italia e del territorio varesino? Innanzitutto “un contesto che garantisca la tenuta delle regole nel tempo e che agevoli la volontà di provare ad essere imprenditori”. La richiesta è chiara e arriva, dal palco di Malpensafiere, perentoria: “Abbiamo bisogno di una tregua legislativa”, dice Comerio che subito aggiunge: “In uno scenario di ripresa economica mondiale, è molto preoccupante constatare che l’Italia è chiamata a fare i conti con un taglio del Bilancio pubblico per 30 miliardi di euro nel triennio 2017-2020”. Su questo il giudizio è tranchant: per l’Unione Industriali siamo di fronte ad “una manovra aggiuntiva che possiamo considerare, almeno in parte, una tassa sull’incertezza”. Quello di cui le imprese avrebbero meno bisogno: “I parametri che ci vedono in difficoltà nel debito rapportato al Pil si migliorano non solo tagliando il numeratore, ma anche agendo sul denominatore, rimettendo in moto la crescita”.

PIÙ EUROPA E PIÙ POLITICA ECONOMICA

Nessuno, però, si sbagli su dove l’Unione Industriali si schieri nella scelta tra europeisti e anti-europeisti: “Continuiamo a credere che l’Europa e la moneta unica siano state e potranno ancora essere una soluzione. Non dobbiamo farle diventare un problema”. Anzi, sull’Unione Europea Comerio chiede un rilancio: “Dobbiamo cercare unità e forza in questo nostro stare in Europa, soprattutto ora in uno scenario in cui aumentano, anziché attenuarsi, le tensioni internazionali”. Dottrina dell’America First, il nuovo ruolo della Russia, le crisi regionali in Turchia, Corea, Ucraina, Venezuela: “In questo nuovo panorama che si va disegnando può vincere solo l’unione e non la divaricazione”.
Un’Europa più unita dal punto di vista fiscale, commerciale, politico-internazionale, ma non solo. Alle imprese serve anche un Paese che sappia “mettere in primo piano una politica economica che spesso appare invece secondaria”, o peggio “dimenticata, rispetto ad altri temi pur importanti della vita pubblica”. Sia a livello nazionale (con le “ideologie che continuano a prevalere sul pragmatismo”, con “gli effetti della tanto decantata riforma della pubblica amministrazione che non si vedono”, con “gli oneri fiscali e amministrativi che ancora pesano sulla competitività”); sia a livello locale (dove persistono i ritardi nella realizzazione di infrastrutture chiave come il collegamento del nuovo tunnel del Gottardo con Malpensa).
Di fronte a queste lacune, però, Comerio dà atto che qualcosa nell’ultimo anno si sia mosso grazie al Piano Nazionale Industria 4.0: “Con il ‘Piano Calenda’ è stato fatto un importante passo in avanti in termini di Politica Industriale. Dopo decenni abbiamo visto una pianificazione ed apprezzato un documento che parla la lingua della concretezza”. Soprattutto,  “un documento che mostra il coraggio di scegliere, sapendo che le risorse vanno indirizzate verso le imprese. Almeno per una volta abbiamo evitato la loro dispersione”.  

L’INTERVENTO DI VINCENZO BOCCIA

“Senza industria non c’è Italia, siamo la pietra angolare dell’arco sul quale si reggono le sorti di questo Paese”, così il Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, apre il suo discorso di chiusura dell’Assemblea Generale degli industriali varesini “la prima che apre il ciclo delle assise di tutto il nostro Sistema, dopo quella nazionale”, ricorda dal palco di Malpensafiere. “Varese – ha detto il Presidente di Confindustria – rappresenta il collegamento tra la memoria storica e il futuro del nostro sistema della rappresentanza”. Poi lo sguardo sul mondo: “Se vogliamo, come vogliamo, un’Europa forte dobbiamo non solo pianificare, ma anche agire. Dobbiamo porre al centro la questione bancaria e il terzo pilastro: la messa in sicurezza dei depositi”. Serve “un’Italia non periferia d’Europa, ma un’Italia centrale nello scacchiere Mediterraneo”.
Non c’è protezionismo che tenga: “Mentre Trump inneggia all’America First, la confindustria americana ha siglato con noi un documento a favore del libero scambio, perché il mondo produttivo americano sa che la prosperità sta in un commercio internazionale libero. I mercati di nicchia sono mercati mondiali e i mercati di nicchia sono i  nostri mercati”.
A patto che ci sia capacità di programmazione. Qui arriva la stoccata: “Pensare di far cadere un governo sulla questione dei voucher che rappresentano lo 0,3% del monte salari nazionale la dice lunga su quale idea di futuro abbiano certe forze politiche”.
Serve “costruire un grande futuro”, partendo “dall’inclusione dei giovani nelle nostre industrie, azzeriamo il cuneo fiscale per i primi tre anni per ogni ragazzo assunto nelle nostre imprese”. Si parla sempre di voto, “va bene, ma vogliamo sapere con quali idee di politiche economiche le forze entrano in campagna elettorale, con quale visione dell’industria”.

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