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Industria varesina della plastica, ricavi in crescita del 9%

L’industria plastica della provincia di Varese tra il luglio 2011 e il settembre 2013 era entrata in un circolo vizioso che, partendo da un indebolimento delle capacità competitive, stava avviluppando le imprese in un vortice di bassa remunerazione del capitale investito, distruzione del valore, bassi investimenti e scarsa innovazione, con perdita di know-how. A febbraio 2015, però, è cominciata un’inversione di tendenza che ha innescato un ciclo opposto e virtuoso. Lo sviluppo internazionale delle aziende, l’innovazione dei prodotti, i diversi processi di acquisizioni di rami di azienda hanno portato rapidamente ad un rafforzamento della competitività, ad una maggiore remunerazione del capitale con creazione di valore e un aumento delle risorse per gli investimenti che ora spingono verso nuova ed ulteriore innovazione. Ciò grazie soprattutto ad un incremento dei margini operativi ottenuti tramite processi di internazionalizzazione su mercati più dinamici, sull’innovazione di prodotti a maggiore valore aggiunto e ad una “dura” politica di fusioni ed acquisizione che ha permesso di concentrare le risorse. È questa la fotografia scattata dalla ricerca “Il Distretto Varesino della plastica: evidenze dell’ultimo sondaggio e nuove sfide strategiche” svolto da Industry Trends & Benchmarking Analysis di UBI Banca. La presentazione è avvenuta nella sede di Gallarate dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese.

I dati di struttura

Un interesse, quello dei ricercatori di UBI Banca, per l’industria plastica varesina, giustificato dai numeri: con 407 imprese, 9,9 mila occupati e 2,2 miliardi di euro di fatturato, quello all’ombra delle Prealpi è il più importante distretto del settore a livello nazionale. Stando alla chiusura del 2017 l’export varesino dei prodotti in plastica rappresenta da solo l’11,8% delle vendite all’estero italiane di tutto il comparto. Questo anche grazie ad una crescita sui mercati di oltre confine che nell’ultimo decennio ha viaggiato a tassi medi annui del 2%. Non solo: con un numero medio di addetti superiore alle 20 unità e ricavi per imprese mediamente appena al di sotto dei 6 milioni “le aziende varesine dei prodotti in plastica – si legge nello studio di UBI Banca – sono più grandi di quelle nazionali” che invece registrano una forza lavoro media appena superiore alle 10 unità e ricavi al di sotto dei 4 milioni. Buono il confronto pure sul lato finanziario, anche nei confronti dei concorrenti tedeschi. Con un margine operativo lordo (EBITDA) che sfiora il 10% “la marginalità operativa è mediamente in linea con i valori nazionali e superiore ai livelli delle imprese tedesche”.
Fin qui i dati di struttura.

Il lato produttivo

Ma come è cambiato in questi anni il comparto nel Varesotto? Secondo il sondaggio qualitativo svolto da UBI Banca su un campione di imprese emerge che dal lato produttivo la realtà industriale della plastica varesina è caratterizzato da una forte vocazione all’export, con il 31,4% delle aziende di media dimensione il cui fatturato è fatto per oltre il 60% di vendite all’estero. Ma la caratteristica preponderante è quella dell’elevata verticalizzazione: sono infatti sempre di più le imprese che stanno incorporando, o con nuove installazioni di impianti o direttamente con operazioni di acquisizioni di altre realtà, le funzioni precedentemente svolte a monte e a valle della filiera produttiva. Basti pensare, a questo proposito, che le produzioni esternalizzate presso terzi rispetto al totale degli acquisti di materie prime e semilavorate nel 2015 era meno del 5% nel 68,1% delle imprese, mentre oggi si arriva fino al 71,4% per le realtà medie e al 76,9% per le piccole.

Le leve competitive e i timori

Dal punto di vista della competitività, invece, la flessibilità e la diversificazione produttiva sono i punti di forza su cui fanno leva maggiormente le imprese più grandi: indicano in questi due fattori il loro lato migliore rispettivamente il 71,4% e il 31,4% delle medie aziende. La flessibilità è una qualità che si auto-riconoscono anche le piccole aziende (50% del campione) che però, puntano anche sulla politica di prezzo (42,3%). Ad ostacolare la competitività sono, invece, sia per le medie (40%) sia per le piccole imprese (34,6%) gli oneri amministrativi e burocratici.
E per quanto riguarda le minacce per il futuro? Anche qui ci sono pochi dubbi: sia per le imprese più strutturate (65,7%), sia per quelle a minore dimensione (38,5%) la paura più grande è rappresentata dai costi di produzione troppo elevati rispetto alla concorrenza.

La gestione

Sul fronte della gestione, invece, lo spaccato sul territorio è diversificato. Nelle medie imprese aumenta il ricorso ad una gestione affidata a manager che se nel 2015 era presente nel 17% dei casi, oggi raggiunge il 25,7%: Ancora graniticamente in mano alla famiglia, invece, la gestione delle realtà più piccole che si possono appunto definire familiari nel 92,3% dei casi.

La finanza d'impresa

L’analisi, infine, dà un quadro anche economico-finanziario delle imprese. Partendo dal dato dei ricavi. In crescita nelle medie e più volatili di anno in anno nelle piccole. A livello medio, tra il 2014 e il 2017 le aziende strutturate hanno messo a segno un aumento dei ricavi medio del 9%, quelle di minori dimensioni si sono assestate su una media simile del +9,2%. La differenza, però, è che nel primo caso si è assistito ad una crescita costante, mentre nel secondo si è oscillato dal +15,1% del 2014, al -10,8% del 2015, al +32,7% del 2016, al -0,8% del 2017. Sull’equilibrio finanziario gli analisti di UBI Banca registrano comunque sia per le medie, sia per le piccole imprese una buona marginalità operativa, in recupero rispetto agli anni passati. Bene anche la patrimonialità con indicatori di struttura sostenibili per le medie e con molta liquidità nelle piccole, Buono anche il ritorno del capitale, in graduale miglioramento nelle medie imprese e a doppia cifra nelle piccole.

Le dichiarazioni

Nel commentare i dati l’attenzione del Presidente del Gruppo merceologico “Gomma e Materie plastiche” dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, Giovanni Orsi Mazzucchelli, si concentra sul quel dato del 40% di imprese che indica come maggior ostacolo alla crescita gli oneri amministrativi e burocratici rilevato da UBI Banca: “Dall’agenda politica sono scomparsi tutti quei temi su cui si gioca la competitività di tutto il sistema industriale, compreso quello della plastica. Pensiamo solo allo snellimento burocratico e alla semplificazione: nessuno ne parla più. Eppure, è su questo fronte che si dovrebbe lavorare maggiormente per liberare l’energia vitale di cui sono ricche le imprese. Basterebbero poche riforme fatte bene, che sarebbero tra le altre cose a costo zero per il bilancio pubblico. È solo questione di volontà e attenzione politica per settori, come il nostro, che stanno dimostrando la propria capacità di creare valore e benessere per tutto il territorio”.

“L’indagine condotta da UBI Banca mette in evidenza come le imprese che compongono il distretto varesino della plastica abbiano ottenuto importanti risultati negli ultimi anni consolidando il proprio modello di business in grado di competere sui mercati globali”, afferma Luca Gotti, Responsabile della Macro Area Territoriale Bergamo e Lombardia Ovest di UBI Banca. “Le sfide che le imprese devono affrontare riguardano soprattutto i processi di innovazione, digitalizzazione e crescita dimensionale, anche nell’ottica dello sviluppo della sostenibilità. Sfide che la nostra Banca è in grado di supportare attraverso una consulenza specializzata, offrendo alle PMI, attraverso la struttura di Corporate & Investment Banking, strumenti di finanza straordinaria che finora erano destinati solo alle aziende di più grandi dimensioni”.