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Covid-19, le risposte all’emergenza economica: l’Italia a confronto con gli altri Paesi


 csc 

L’Italia a confronto con gli altri Paesi? “Lenta e frammentata”: così il Centro Studi Confindustria definisce la risposta del Governo italiano all’emergenza economica scoppiata con la pandemia, se confrontata con quella messa in campo dalle altre cancellerie.

Il blocco dell’offerta e il crollo della domanda, causati dall’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Coronavirus, hanno fatto sprofondare le imprese in una drammatica crisi di liquidità dovuta alle mancate entrate connesse alla compressione dei fatturati. A repentaglio è la sopravvivenza di intere filiere. Per far fronte agli effetti di questo shock, che non ha eguali, per intensità e diffusione, nel dopoguerra, i governi nazionali hanno adottato politiche di bilancio espansive con l’obiettivo di potenziare i sistemi sanitari, preservare il tessuto produttivo evitando che una crisi temporanea di liquidità finisca per diventare una crisi di solvibilità e di salvaguardare il reddito disponibile delle famiglie per sostenere la domanda aggregata. Ma l’Italia in questo scenario come si è comportata in confronto agli atri Paesi? È a questa domanda che risponde un’analisi comparativa svolta dal Centro Studi di Confindustria (Csc).

Ritardi cronici

Il punto critico della risposta italiana sono i tempi di adozione e implementazione delle misure. Il ritardo è ampio rispetto agli altri Paesi considerati e compromette l’efficacia delle misure adottate che, in una fase emergenziale come quella attuale, necessitano, invece, di una trasmissione immediata al sistema economico. “Il Governo italiano - spiega il Centro Studi di Viale dell’Astronomia - ha adottato il primo provvedimento organico a carattere nazionale 23 giorni dopo aver registrato i primi 100 casi di COVID-19, mentre sono stati sufficienti 15 giorni negli Stati Uniti, 12 in Francia e 8 in Germania per la medesima reazione. Ciò è dovuto alla difficoltà politica di trovare l’accordo tra le forze della maggioranza, ma anche all’enorme complessità dei provvedimenti legislativi che si adottano in Italia”. Tanto per fare un esempio, il solo DL 34/2020 (cosiddetto “DL Rilancio”) è composto di 266 articoli e richiede 90 provvedimenti attuativi.

“Questa complessità, unita alle difficoltà operative della Pubblica amministrazione conferma, anche in queste circostanze, il ritardo cronico nell’implementazione delle misure”, commenta il Csc. Per quanto riguarda i sussidi, la Germania ha erogato oltre 13 miliardi di euro di aiuti a piccole imprese e autonomi (in circa due mesi) contro i 4,7 della Francia (erogati in poco più di 2 mesi) e i 2,4 dell’Italia (per il solo mese di marzo e solo alle partite IVA). Per quanto riguarda la liquidità: il Governo americano in due mesi ha erogato 512 miliardi di dollari di prestiti (a oltre 4,5 milioni di beneficiari); la Germania, in due mesi e mezzo, circa 47 miliardi di euro (a quasi 63mila beneficiari); l’Italia, tramite il Fondo di Garanzia, in tre mesi, quasi 34 miliardi (per soddisfare circa 646mila domande) e, tramite la Garanzia Italia-SACE, in due mesi e una settimana, solamente 718 milioni (a 75 beneficiari). Numeri così commentati dagli economisti di Confindustria: “Si tratta di criticità evidenti anche in tempi normali, ma che hanno effetti molto peggiori in situazioni emergenziali come quelle attuali. La difficoltà nella trasmissione al sistema economico delle decisioni politiche rappresenta un grande ostacolo allo sviluppo del Paese, che richiede di essere affrontato con interventi straordinari”.

Serve una risposta europea

Le misure prese dai diversi paesi si possono distinguere in due categorie: misure di impulso fiscale, quelle che i beneficiari non dovranno rimborsare, e misure per la liquidità che vanno, invece, ripagate. Analizzando i Programmi di stabilità presentati dai paesi europei, l’ammontare dell’impulso fiscale adottato in Italia è inferiore a quello della Germania (4,5 punti di PIL del 2019) ma sopra alla media UE (3 punti): 4,2 punti di PIL 2019 contro l’1,7 della Francia e lo 0,7 della Spagna. Sulle misure per la liquidità, l’Italia primeggia con un ammontare massimo potenzialmente utilizzabile pari a circa 37,8 punti di PIL (media UE: 20,6 punti), seguita da Germania (27,8), Francia (15,9) e Spagna (10,1). Tra le misure prese, il valore di quelle destinate alle imprese che i governi dei paesi UE hanno notificato alla Commissione europea nell’ambito del regime temporaneo sugli aiuti di Stato (che sono una parte delle misure complessivamente pianificate dai governi a favore delle imprese), in Germania è stimabile in 28,9 punti di PIL 2019, in Italia in 16,9 punti e in Francia in 13,7 punti. La tipologia di interventi previsti in Italia è largamente in linea con quella di Francia, Germania e Stati Uniti.

“L'espansione di bilancio decisa, in termini quantitativi, è differenziata tra paesi e non appare correlata all’intensità con la quale le varie nazioni sono state colpite dal virus. Le differenze nel valore delle misure adottate, nella tipologia delle stesse e nei tempi di implementazione, rispetto all’intensità della crisi subita, comporteranno una diversa capacità e rapidità dei paesi di uscire dalla crisi, con ovvie ripercussioni sui livelli di crescita che tenderanno a divergere. Inoltre, interventi differenziati tra i paesi membri per sostenere le imprese creano distorsioni sul mercato interno. Per questo, non si può prescindere da un’azione consistente portata avanti a livello europeo, l’unica in grado di attenuare eventuali squilibri tra paesi”.

Per accedere all’analisi completa del Centro Studi Confindustria clicca qui