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Coronavirus: le proposte di Confindustria per l’economia


“Serve un grande piano massivo di investimenti che punti a realizzare infrastrutture materiali, sociali e immateriali all’avanguardia. Servono investimenti pubblici, serve riattivare rapidamente tutti i cantieri e non solo quelli delle opere considerate prioritarie: la domanda pubblica deve compensare l’arretramento di quella privata”. Questa la posizione espressa da Confindustria al Governo durante un incontro che si è tenuto il 4 marzo. Un confronto durante il quale Viale dell’Astronomia ha richiesto risorse “congrue e strumenti incisivi” per affrontare l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus. Oltre ad interventi urgenti, che rimuovano le situazioni di blocco operativo e produttivo delle imprese, che sono state generate per fronteggiare l’emergenza sanitaria, bisogna immaginare un piano massivo e straordinario che si snodi su sei grandi assi, di cui i primi tre assumono carattere di urgenza e immediatezza:


1)  Rilancio degli investimenti pubblici e delle infrastrutture, come primo motore della crescita economica. È necessario dotarsi di un piano straordinario triennale, che parta dall’avvio di tutti i cantieri e punti a realizzare tutte le opere programmate, anche attraverso l’introduzione di apposite misure di carattere organizzativo, tra cui la nomina di commissari straordinari e la costituzione di task force multidisciplinari di esperti che supportino “in loco” le amministrazioni nell’accelerazione delle procedure.


2)  Un piano di rilancio a livello europeo, con una connotazione transnazionale delle opere da realizzare e una massiccia dote finanziaria (a partire da 3mila miliardi di euro), resa possibile dall’emissione di Eurobond a 30 anni garantiti anche dalle infrastrutture oggetto del piano.


3) Misure volte a garantire liquidità alle imprese, precondizione essenziale per aiutarle in questa fase di transizione e criticità economica. Servono dunque azioni mirate, che dovrebbero svilupparsi in almeno tre direzioni:
  • potenziamento delle attività del Fondo di garanzia per le PMI, per il quale occorre in via prioritaria innalzare l’importo massimo garantito a 5 milioni per tutte le tipologie di operazioni e, in ogni caso, potenziarne il raggio d’azione.
  • possibilità per le imprese - che si trovino in condizioni di comprovata e temporanea difficoltà, con cali di fatturato a due cifre e con l’obiettivo di tutelare le prospettive di continuità aziendale - di richiedere una procedura speciale che consenta loro di dilazionare, in un maggior lasso temporale (10 anni), il pagamento dei debiti tributari.
    • possibilità per le imprese di surrogare gli attuali mutui o contratti di leasing con nuove linee di credito garantite da immobili aziendali e con una prospettiva di rientro trentennale, anche in tal caso supportate dalla garanzia del Fondo di garanzia per le PMI.
    • iniziative volte a favorire l’investimento dei fondi pensione in capitale e debito di PMI e mid cap e in infrastrutture. Tali iniziative, che potranno prevedere anche la creazione di consorzi di investimento, dovranno essere realizzate nel rispetto degli interessi e delle esigenze dei lavoratori e secondo criteri e modalità in linea con le migliori pratiche internazionali e con la normativa di settore.
      4)  L’avvio di un nuovo e vasto programma di semplificazioni, su base triennale, per liberare, attrarre e fidelizzare investimenti. Due le linee prioritarie per le imprese: fisco e ambiente/energia. A titolo esemplificativo, andrebbero eliminate alcune criticità particolarmente evidenti nell’operatività dei sostituti di imposta e nel settore IVA, nell’ottica di un miglior rapporto tra Fisco e contribuenti e anche mediante un ripensamento di alcuni istituti in ambito sanzionatorio e contenzioso. Al contempo, andrebbe adottato un pacchetto di semplificazioni per liberare il potenziale di investimento necessario alla transizione energetica, alla decarbonizzazione e all’economia circolare, in linea con gli obiettivi del green deal e del Piano integrato per l’energia e il clima.


      5)  Incentivi all’occupazione giovanile che rafforzino, rispetto a quelli attualmente previsti, la probabilità per i giovani di “imparare lavorando” e poi stabilizzarsi in azienda. Lo strumento fondamentale per realizzare questo obiettivo è l’apprendistato. In particolare, si potrebbe introdurre una particolare tipologia di apprendistato che favorisca l’inserimento al lavoro di giovani degli Istituti Tecnici e degli Istituti Tecnici Superiori e che conceda, alle imprese che assumono, uno sgravio totale dei contributi per cinque anni, a condizione che l’impresa stessa partecipi al sostegno economico della Fondazione ITS o concorra alle spese per la dotazione laboratoriale degli ITIS.


      6) Un piano di azioni volte ad attrarre, stimolare e rilanciare gli investimenti privati, italiani ed esteri (InvestItalia), che includa misure di carattere fiscale, societario e finanziario. L’idea è, anzitutto, di dare continuità e sistematicità all’impianto agevolativo vigente, attraverso un accurato potenziamento degli incentivi fiscali. In particolare, è necessario riconoscere un effetto moltiplicatore all’intensità delle misure di sostegno, qualora l’impresa effettui investimenti rilevanti ai fini di diverse agevolazioni. Auspicabile un incremento delle aliquote dei crediti di imposta già previsti per gli investimenti, a partire da quelli inseriti nel Piano Transizione 4.0.


      In conclusione, Confindustria ritiene che sia giunto il momento, per l’economia italiana ed europea, di un “whatever it takes” della politica economica, che abbia però un chiaro indirizzo nell’allocazione delle risorse e degli effetti da realizzare, per contenere e compensare gli effetti dell’arretramento della domanda privata che si cominciano a sentire a livello di economia reale. Per far questo, Confindustria ritiene indispensabile un’ampia convergenza nazionale sugli obiettivi e le proposte sopra descritte tra forze politiche, Governo, istituzioni territoriali e parti sociali.


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