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Congiuntura CSC: “L’Italia riparte spinta da consumi e servizi ma con prospettive incerte”


L’Italia è ripartita in modo robusto, tra i servizi in forte recupero e i consumi in rimbalzo. La ripartenza si legge anche nei dati sul lavoro e sull’industria che prosegue su un sentiero di crescita stabile. Si è indebolito, invece, il traino dell’export e nell’Eurozona è tornata l’incertezza legata ai possibili effetti della variante Delta del Covid. Mentre possono costituire un vincolo alla ripresa i prezzi alti e la scarsità delle materie prime. Sono questi, in sintesi, i dati raccolti nella Congiuntura flash svolta dal Centro Studi di Confindustria.

Lo scenario tra conferme e rischi

Lo scenario che si va consolidando per l’Italia è di un rimbalzo del PIL, forte nel 2° trimestre 2021, meno nel 3° e 4°. A giugno si è irrobustita la risalita, grazie all’accelerazione delle vaccinazioni e a meno restrizioni. A luglio, però, l’aumento dei contagi in varie parti d’Europa pone nuovi rischi di raffreddamento dell’attività economica, specie nel turismo.

Spinge la ripresa soprattutto il terziario: “I dati confermano la ripartenza dei servizi nel 2° trimestre: a giugno l’indice di fiducia delle PMI è salito ancora, a 56,7, segnalando un ottimo ritmo di recupero. La risalita dei servizi, in base ai dati attuali, dovrebbe proseguire nel 3° trimestre: le aspettative a giugno sono su valori molto elevati” si legge dalla Congiuntura del CSC.

Consumi in rimbalzo

Una spinta arriva anche dai consumi delle famiglie, “la cui spesa – riporta il CSC – è stimata finalmente in recupero, grazie a più mobilità e utilizzo del risparmio accumulato. Secondo l’indice ICC (Indicatore Costi Complessivi), il recupero dei consumi a maggio-giugno è più accentuato per la parte relativa ai servizi, grazie alla ripresa di viaggi e spese fuori casa”. Positive anche le attese: “Gli ordini interni dei produttori di beni di consumo nel 2° trimestre sono saliti di 6 punti, la fiducia delle famiglie è oltre i livelli pre-crisi”.

In crescita stabile, invece, l’industria. Grazie al recupero a giugno (+1,3%, stime CSC), la produzione conferma le attese e cresce nel 2° trimestre (+1,1%), coinvolgendo quasi tutti i settori. Fa eccezione il comparto moda, ancora penalizzato dal calo dei consumi legato alle nuove abitudini nell’era-Covid.

Cala l’export

A maggio l’export italiano si è ridotto (-2,6% in volume), restando comunque sopra i livelli pre-crisi. A frenare sono state le vendite extra-UE, condizionate dalla volatilità nella cantieristica navale. Il robusto recupero precedente era stato guidato da beni strumentali e intermedi; secondo gli ordini esteri di beni di investimento, ai massimi a giugno, il trend positivo proseguirà. Inoltre, l’aumento dei contagi a luglio in mercati importanti per i beni italiani potrebbe frenare le vendite, ma le prospettive per gli scambi mondiali restano positive, sebbene il PMI globale ordini esteri si sia ridotto (53,2 a giugno, da 54,9)” riporta la Congiuntura.

I possibili vincoli alla ripresa

Le attese su produzione e ordini sono a livelli elevati, ma ci sono preoccupazioni per l’aumento dei prezzi di acquisto e, in alcuni casi, per carenza di materiali. Lo scenario internazionale caratterizzato da forti aspettative sulla ripresa ha indotto abnormi aumenti nei prezzi delle commodity, utilizzate dalle imprese italiane. Gli aumenti dei prezzi internazionali in dollari sono a doppia cifra e sono molto diffusi: riguardano metalli, alimentari, materie plastiche, legno, petrolio. C’è una forte differenza nei livelli raggiunti dato che, nella prima parte del 2020, alcune (es. petrolio) avevano subito una profonda caduta, altre un calo limitato. Per il petrolio, quindi, si tratta di un recupero più che pieno del prezzo: a giugno era al +15% dal valore pre-crisi; grano e legno sono in condizioni simili. Per altre commodity, invece, i prezzi sono ben oltre: ferro +124%, rame +60% dal valore del periodo prima dell’emergenza.

“Si tratta di rincari che vengono da fuori, non nascono in Italia: queste commodity, infatti, sono quotate su mercati internazionali – spiega il CSC –. Va notato che i prezzi di molte materie prime storicamente sono molto legati a quello del petrolio: la correlazione tra grano e petrolio è dell’82%, per il rame arriva all’87%. Un motivo è che c’è una componente comune, legata alle aspettative di crescita/caduta dell’economia mondiale. Un altro motivo è che l’energia è un input importante in varie produzioni. La parte di correlazione residua è dovuta al fatto che numerose commodity fungono anche da asset finanziari; asset su cui grandi operatori finanziari realizzano acquisti e vendite, spesso molto correlate, legate ai fondamentali dei singoli mercati o solo alle aspettative di ripresa/recessione globale. Questa ‘speculazione finanziaria’ è spesso responsabile, per molte commodity, dell’accentuazione delle oscillazioni dei prezzi. Questo ci conduce a una domanda: i rincari oggi dipendono da una carenza di produzione nei vari mercati fisici mondiali? Per il petrolio è in atto un riequilibrio, non c’è vera scarsità di offerta, che è contenuta dai produttori. Per il rame, invece, c’è scarsità: la domanda mondiale è molto sopra la produzione. Per il grano, no: la produzione cresce e resta sopra la domanda in aumento”.

Dati sul lavoro

In merito all’occupabilità è stata rilevata una crescita degli occupati a tempo determinato in particolare da marzo, tornando oltre i livelli pre-crisi (a maggio sono a +60mila). Non è ancora iniziata, invece, la risalita di quelli a tempo indeterminato: -403mila da gennaio 2020, al netto degli assenti dal lavoro da oltre 3 mesi (ad esempio per CIG). Non si arresta il calo dei lavoratori indipendenti (-458mila dal pre-crisi). Inoltre, resta da assorbire l’eccezionale aumento di inattività: ancora quasi +400mila.

Incertezza nell’Eurozona

A luglio si è rafforzata la dinamica nei servizi (PMI a 60,4), che ha trainato il PMI composito sopra le attese (60,6). Il PMI manifatturiero è sceso poco (62,6), mentre si contrae la produzione industriale (-1,0% mensile). L’indice Sentix, che misura la fiducia di investitori e analisti, a luglio è migliorato a 29,8, ma sotto le attese, mentre l’indice ZEW è crollato di oltre 20 punti. Ciò riflette l’incertezza sugli effetti della variante Delta del Covid: nonostante le vaccinazioni, potrebbe indurre nuove restrizioni. In alcuni paesi dell’Eurozona l’inflazione è in salita (Spagna +2,7%, Germania +2,3%), mentre in Italia i rincari non sono arrivati ai prezzi al consumo, tranne che per l’energia.

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