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Confindustria sul PNRR: “Serve una visione strategica sulle filiere centrali della manifattura”


Il quadro macroeconomico proposto dal DEF (Documento di Economia e Finanza), il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e le misure più urgenti per le imprese. Sono queste le tre macrocategorie al centro dell’incontro che si è tenuto nei giorni scorsi tra Confindustria e il Governo.

“Gli effetti della pandemia sull’economia, sul lavoro e sui redditi sono diseguali nel mondo e tra Paesi avanzati – dichiara Carlo Bonomi, Presidente di Confindustria -. In questo quadro, l’Europa rischia di restare indietro e l’Italia più indietro ancora dell’Europa stessa. Per un anno abbiamo sottolineato l’esigenza di coinvolgere tutte le forze economiche e sociali per convogliare l’ingente mole di risorse europee su finalità credibili e condivise”.

Confindustria conferma la disponibilità a collaborare con il Governo, ponendo l’accento su tre punti strategici: PNRR, DEF e misure urgenti per le imprese. Sul tema del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Viale dell’Astronomia ribadisce alcuni auspici di ordine generale, già formulati al Governo precedente. “Come prima cosa serve un sistematico coinvolgimento delle parti sociali nell’attuazione del Piano, in linea con le indicazioni europee. Una vera e propria ‘rete nazionale’, composta da soggetti pubblici e privati, per monitorare ed elaborare costantemente i dati e le informazioni necessari ad accompagnare l’esecuzione dei progetti – si legge nel comunicato stampa-. Per secondo, è indispensabile una governance del Piano snella, la cui cabina centrale presso il MEF si occupi non solo della gestione dei flussi finanziari e rendicontazione dei progetti, ma dia supporto operativo alla gestione del PNRR ed elabori, in caso di ritardi, azioni correttive”.

Infine, come terzo punto, secondo Confindustria, “serve una visione industriale strategica. Nel precedente PNRR non mancavano solo cronoprogrammi, costi e impatti, come invece richiedono le guidelines europee. Mancava qualunque approfondimento per le filiere centrali della nostra manifattura, automotive, siderurgia, componentistica, automazione industriale, chimica, farmaceutica, tessile-moda, alimentare. Così come era del tutto assente l’obiettivo di aumento della concorrenza e della produttività, due temi strettamente correlati tra loro perché la produttività negativa che l’Italia registra da 25 anni, è dovuta anche al fatto che oltre la metà del PIL nazionale proviene da comparti esclusi da criteri pienamente concorrenziali. Confidiamo che l’attuale governo accolga e traduca in interventi concreti le proposte dell’Antitrust: dalla energica diminuzione dei servizi in house delle controllate locali, all’abbattimento delle deroghe di durata delle concessioni pubbliche”.

Nella versione precedente del PNRR, secondo gli Industriali “prevaleva la scelta di puntare solo sugli investimenti pubblici sia nel campo dell’energia e dell’ambiente che in quello del mercato del lavoro. Ma mancavano completamente misure concrete di partenariato pubblico-privato, chieste invece dalla Ue”.  A questo proposito, sono tre i progetti presentati al Governo: “Il primo relativo al capitale umano, il secondo sull’economia circolare, e il terzo riferito all’economia del mare”. Serve una visione generale per la ripresa dell’Italia. “La pregiudicata sostenibilità sociale del nostro Paese merita risposte ispirate allo stesso senso di emergenza che ci vede impegnati contro la pandemia. Sono le fratture sociali in continua crescita a richiedere una revisione generale dell’intervento dello Stato in alcuni pilastri fondamentali del nostro vivere come comunità. A partire dalla modifica dell’offerta formativa pubblica, la revisione generale della sanità, il riequilibrio della previdenza, una riforma organica del fisco e delle procedure pubbliche e l’abbandono di criteri elettoralistici e assistenziali”.

Altro argomento cruciale al centro dell’incontro tra il Presidente Carlo Bonomi e il Presidente del Consiglio Mario Draghi è il DEF. “Il documento prevede, dall’11,8% sul PIL di quest’anno, una discesa del deficit pubblico superiore a 8 punti di PIL in 36 mesi, tra il 2022 e il 2024. Ma questo obiettivo può essere raggiunto solo con interventi per innalzare la crescita e renderla solida e duratura”.  Il Documento di Economia e Finanza si fonda sull’ipotesi che i quattro pilastri della risposta europea al Covid (sospensione del Patto di Stabilità, acquisti senza limiti della BCE, sospensione del divieto di aiuti di Stato e Next Generation EU considerato solo come l’inizio di una progressiva espansione del debito europeo) restino in vigore per molti anni. Ma nessuno oggi può prevederlo. “Considerato che il debito pubblico dell’Italia è previsto superiore al 150% del PIL per anni, sarebbe auspicabile proporre in Europa un piano B, solido e credibile, di rientro del debito. In questo modo, peraltro, famiglie e imprese sarebbero più propense a orientare la massa di risparmio cresciuta con la crisi (di circa 110 mld) verso investimenti produttivi, poiché sarebbe scongiurato il rischio di stangate fiscali volte a ridurre l’eccesso di debito”. 

Come ultimo aspetto, ma non per ordine di importanza, Confindustria ha posto l’attenzione sulle necessità più urgenti per le imprese: liquidità, patrimonializzazione, ristori e lavoro. “Le misure emergenziali varate nel 2020 hanno alleviato i colpi della crisi. Queste hanno altresì determinato un forte aumento del debito delle aziende. Sulle imprese industriali grava, inoltre, la sensibile crescita dei prezzi delle materie prime che riducono ulteriormente i cash flow.”

Servono, dunque, stando alle proposte di Viale dell’Astronomia, interventi prioritari, a partire da un più rapido recupero dell’IVA versata sui corrispettivi non incassati, dalla compensazione tra crediti e debiti fiscali e contributivi, dall’allungamento dei tempi di restituzione da sei a non meno di quindici anni dei debiti emergenziali contratti. Questo il commento: “Bene la proroga della moratoria, ma non è sufficiente”.

“Vanno, inoltre, scongiurati interventi di aumento dell'imposizione fiscale, a partire dall’introduzione di nuove imposte come plastic e sugar tax, e andrebbe consentita l’immediata deducibilità dalla base imponibile IRAP degli oneri finanziari, in attesa di una riforma fiscale organica. Queste misure andrebbero accompagnate da interventi volti al rafforzamento patrimoniale delle imprese, come un vigoroso incentivo a favore degli aumenti di capitale”. Per evitare un’ondata di fallimenti fuori controllo, “serve rinviare di un anno l’entrata in vigore del Codice della crisi d’impresa o, quantomeno, delle procedure di allerta e composizione assistita della crisi”. Sul capitolo ristori, “registriamo il cambio di passo nell’annuncio di voler superare la logica dei contributi calcolati solo sulle perdite di fatturato, inserendo anche i costi fissi nella valutazione dei sostegni da erogare.
Per quanto riguarda il lavoro, i numeri delineano un’emergenza assoluta: tra febbraio 2020 e febbraio 2021, abbiamo perso 945 mila occupati, soprattutto giovani, donne, occupati a tempo e autonomi, nonostante il blocco dei licenziamenti assunto solo in Italia”.

Il pensiero di Confindustria è chiaro: “Bisogna agire lungo due direttrici. La prima è scaricare meglio a terra gli strumenti già esistenti, riducendo la soglia d’accesso al contratto di espansione portandola a 50 dipendenti dagli attuali 250, collegando questa misura ai bonus per l’assunzione di giovani e donne, e rimuovendo contestualmente le causali previste nel decreto legge Dignità sui contratti a tempo determinato. La seconda riguarda le riforme strutturali, la riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro. Già a luglio 2020 abbiamo presentato proposte tecniche senza ricevere finora alcun riscontro. Serve un ammortizzatore universale basato su formazione e rioccupabilità, e analoghe politiche attive del lavoro aperte anche alle APL private, e non più solo basate sui centri per l’impiego pubblici”.