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Quella propensione all'imprenditorialità

Il tasso di imprenditorialità cresce in Italia, ma meno di Australia, Canada, Usa, Francia, Germania, solo per fare esempi di paesi con un PIL pro-capite simile al nostro. Il contributo del “venture capital” alla creazione di nuove imprese.

In occasione della consegna dei diplomi relativi alla quinta edizione del Master Universitario in Merchant Banking, diretto dalla professoressa Anna Gervasoni presso l'Università Carlo Cattaneo - LIUC, si è tenuto un convegno sui temi dell'imprenditorialità e del ruolo del venture capital per la nascita e lo sviluppo di nuove imprese. Il Master, infatti, che sino ad oggi ha formato e diplomato circa 110 partecipanti provenienti da tutta Italia e che ha visto l'avvio della sesta edizione all'inizio di quest'anno, dedica una particolare attenzione al mercato dell'investimento in capitale di rischio, pur non trascurando le altre tematiche principali relative alla finanza straordinaria.
Lo spunto per le riflessioni presentate al convegno è giunto da uno studio svolto in collaborazione da due team di ricerca dell'Università Carlo Cattaneo e dell'Università Luigi Bocconi, rispettivamente guidati da Anna Gervasoni e da Guido Corbetta.
Nel corso del convegno è emerso come il tasso di imprenditorialità, definito come creazione di imprese con non oltre ventidue mesi di vita, è cresciuto negli ultimi tre anni, nel nostro paese, da 3,2 a 4,9 persone ogni 100, di età compresa tra 18 e 64 anni. Tale dato è il risultato di un'indagine, condotta dal team Bocconi, che ha coinvolto circa 12.000 operatori economici, oltre a diverse decine di opinion leader, e che è stata svolta in parallelo in 34 paesi nel mondo. Sono circa 700mila le persone risultate impegnate in Italia in nuove attività di impresa nell'ultimo periodo considerato dall'indagine: un dato che risulta coerente con le risultanze del sistema delle Camere di commercio, che indica 400mila nuove imprese, considerato che per molte di queste operano più soci.
In prima istanza, questo potrebbe rappresentare un dato molto positivo, tanto più osservando che l'Italia si trova in una posizione mediana, a metà strada tra i paesi con PIL molto basso, nei quali si riscontra un alto tasso di imprenditorialità dovuto a necessità, e gli altri paesi, dove l'imprenditorialità risponde invece più a vocazione. In realtà, esistono paesi che, a parità di PIL pro-capite, hanno un tasso di imprenditorialità superiore a quello italiano, come ad esempio Australia e Canada e, rispetto ai paesi del G7, l'Italia viene dopo Germania e Francia, mentre Canada e USA fanno molto meglio di tutti i paesi europei. In ogni caso, le regioni dove si registra un più alto tasso di imprenditorialità sono la Lombardia, la Campania, il Lazio, la Puglia. Il tasso di imprenditorialità è la risultante di diverse variabili, innanzitutto macroeconomiche: in Italia, infatti, si registra una tassazione elevata, il mercato del lavoro è ancora rigido e, da ultimo, si dedicano scarse risorse all'attività di Ricerca & Sviluppo. Anche l'aspetto demografico e percettivo riveste una significativa importanza: si nota, infatti, un livello crescente di preparazione nelle nuove leve imprenditoriali e migliora la percezione e l'auto-percezione del ruolo degli imprenditori.
L'analisi condotta dell'Università Carlo Cattaneo, invece, dimostra come il venture capital costituisca uno strumento in grado di favorire e sostenere la nascita e lo sviluppo di nuove imprese. Seppure con un andamento altalenante, tipicamente congiunturale (il PIL influenza la domanda di capitale di rischio in quanto, nel momento in cui cresce l'economia, è più semplice mettersi in gioco dando forza alle proprie idee e sviluppare nuove imprese) e con una certa differenza tra capitale per lo start up e capitale per lo sviluppo (i due segmenti sono cresciuti in parallelo, in Italia, fino al 2000, anno del cosiddetto “break tecnologico”), le decine di casi analizzati hanno presentato i seguenti risultati. Nei casi di start up, dopo quattro anni dall'avvio delle imprese, il 30% di queste ha raggiunto i cinque milioni di euro di fatturato e il 26% ha raggiunto i dieci milioni.
Quasi la metà delle aziende del campione considerato è riuscita a raggiungere il break even in termini di Ebitda, l'altra metà non ancora. Per ogni milione di finanziamento si è registrato uno sviluppo degli investimenti in capitale immobilizzato pari al doppio (una leva, dunque, di 1 a 2) e la creazione di 13 nuovi posti di lavoro per ogni singola azienda.
Più in generale, nel periodo 2000-2004 si stima che il venture capital abbia generato in Italia 46mila nuovi posti di lavoro, con riferimento alle operazioni di finanziamento all'avvio e di finanziamento allo sviluppo. Il dato, cui è pervenuta la ricerca dell'Università Carlo Cattaneo, trova conforto in una recente analisi condotta a livello europeo da Evca (European Venture Capital Association). Quest'ultima, infatti, ha stimato, nel medesimo periodo, la creazione, sempre grazie al venture capital, di 630mila nuovi occupati, di cui quelli italiani, stimati autonomamente dalla LIUC, rappresentano il 7,3%.
Valore ai talenti con Skills&Behaviour
Skills&Behaviour è un progetto unico nel panorama accademico italiano, ispirato alle esperienze delle migliori università europee ed americane. L'intento di questo percorso, progettato dalla LIUC, è di formare laureati capaci di affrontare con successo le sfide della vita e del lavoro. E' un percorso parallelo ai corsi accademici, che ha l'obiettivo di facilitare la scoperta e lo sviluppo dei talenti di cui ciascuno è dotato. Il percorso si rivolge agli studenti del primo anno di laurea triennale (che iniziano cioè gli studi universitari) e agli studenti del secondo anno di laurea magistrale (quelli prossimi all'ingresso nel mondo del lavoro). Si tratta di varie formule di apprendimento e sperimentazione normalmente utilizzate nel quadro della formazione post-universitaria e manageriale. Ogni edizione è dedicata ad un tema e, in particolare, per gli studenti del primo anno di laurea triennale è prevista una esperienza di outdoor: due giorni all'aria aperta in cui sperimentare sfide individuali e lavoro di squadra.
Per gli studenti del secondo anno di laurea magistrale le attività sono focalizzate sull'ingresso nel mondo del lavoro: si avrà l'opportunità di partecipare a giornate di assessment (valutazione delle caratteristiche personali e dei comportamenti interattivi) condotte da esperti di grandi aziende e consulenti. Sono previsti feedback individuali, comunicazione delle valutazioni e orientamento lavorativo, simulazioni dei processi di selezione. Non mancano incontri di cultura generale, per arricchire il proprio patrimonio e testimonianze di personalità di successo. Il progetto ha preso avvio con un incontro per gli studenti del secondo anno di laurea magistrale e si è svolto sotto forma di workshop sul tema “Leadership ed intelligenza emotiva” con la partecipazione di George Kohlrieser, psicologo, esperto di formazione direzionale esperto di negoziazioni estreme, fra cui Hostage Negotiation. Il secondo appuntamento, destinato agli studenti del primo anno, ha visto la presenza di uno speaker motivazionale di
eccezione, John Foppe, autore di “What's your execuse? Making the most of what you have”, la testimonianza vivente di come si possano superare grandi sfide, anche a partire da condizioni fisiche difficili, e diventare persone di successo serene ed equilibrate.
Business Case: i vincitori
Si è concluso il Business Case Competition 2005 promosso dalla Junior Enterprise Liuc. Premiati i migliori progetti.

Tigri BiancheLa Junior Enterprise Liuc–JEL, associazione universitaria di consulenza aziendale, ha compiuto 10 anni e li ha festeggiati organizzando il “Business Case Competition 2005 - Il caso Novartis”. L'associazione si occupa di prestare servizi di consulenza al mercato ed alle istituzioni: gli iscritti hanno la possibilità di applicare concretamente, già durante il periodo degli studi universitari, le conoscenze teoriche maturate in aula, grazie ad alcune opportunità di lavoro. Oggi sono 22 mila gli studenti in tutta Europa che aderiscono alle Junior Enterprise, nate in Francia nel 1967.
The MarketiersIl Business Case è un concorso dove differenti squadre si adoperano per proporre la migliore soluzione circa un reale caso aziendale. JEL, grazie alla collaborazione con l'Unione degli Industriali e al sostegno ricevuto da Novartis Farma, ha realizzato un evento per dare la possibilità agli studenti di affrontare reali problematiche aziendali e mettere in gioco i propri talenti e la capacità di lavorare in team.
Liuc ConsultingParticolarità di questo concorso, che ha preso avvio nell'ottobre 2005, è stata la formula originale che lo ha differenziato da altri case a livello nazionale. Il numero chiuso di 20 squadre, composte da un massimo di 6 studenti, provenienti dai dieci atenei italiani ove è presente una Junior Enterprise, ha permesso una maggiore qualità e attenzione verso gli studenti da parte di Novartis, che si è prestata ad essere “studiata” come se si trattasse di un'azienda “cliente”.
In pratica i gruppi hanno lavorato allo sviluppo e al lancio di tre linee di prodotti parafarmaceutici di importanza strategica per l'azienda. Durante questo periodo hanno avuto modo di interagire con i manager di Novartis, attraverso un forum on line ricreando proprio quel rapporto naturale che si instaura tra cliente e consulente.
Alla fine, presso l'Università Cattaneo, sono stati premiati i tre migliori gruppi: le Tigri Bianche dell'Università di Parma come Miglior progetto, The Marketiers dell'Università di Pisa come Miglior comunicazione, Liuc Consulting dell'Università Cattaneo come Idea più originale.
Grande soddisfazione è stata espressa da tutti i partecipanti. Da parte sua, anche il management dell'azienda-cavia, ha apprezzato l'impegno e i risultati dei partecipanti al case. “Pur non conoscendo pienamente le dinamiche aziendali i ragazzi hanno dimostrato grande fantasia, creatività ed eccellente qualità” ha dichiarato Giuseppe Gugliotta manager di Novartis Farma, sottolineando inoltre come “i gruppi hanno posto grande attenzione all'aspetto comunicativo, molto difficile da sviluppare e apprendere unicamente in aula”.

02/24/2006

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