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Un taglio ai costi no core

Una ricerca dell'Università Cattaneo che dimostra come e quanto margine di competitività possono recuperare le imprese intervenendo sui costi cosiddetti "no core".

Al di là della capacità di innovazione dei prodotti/servizi e dei processi core business (quelli cioè che hanno attinenza con l'attività caratteristica di ogni impresa) - innovazione che è indubbiamente necessaria per mantenere concorrenziale l'impresa sul mercato - e della capacità di gestione di tali processi, il contesto competitivo richiede un livello di efficienza sempre più alto che deve interessare anche quanto viene generalmente classificato come no core, ovvero i prodotti, i servizi, le attività e i processi complementari all'attività propria dell'azienda e necessari al mantenimento della relativa struttura di gestione.
L'Università Cattaneo ha condotto una ricerca sui costi no core nell'ambito di un programma nazionale di ricerca al quale hanno partecipato sette università italiane. Con il supporto dell'Unione Industriali della provincia di Varese, l'indagine ha coinvolto 35 imprese del territorio di diversi settori (16 meccaniche, 7 tessili, 7 chimiche, 2 cartarie e 3 di altri settori ancora), distribuite in diverse fasce di fatturato e di numero di addetti.
La ricerca ha considerato un ampio spettro di prodotti e servizi no core distinguendoli tra tecnici, (quelli che si riferiscono direttamente alla produzione, per esempio, materiali per confezionamento e imballo, trasporti, manutenzioni di produzione, energia elettrica ecc.), ausiliari (manutenzione agli edifici, guardiania, pulizia, smaltimento dei rifiuti, ristorazione, viaggi ecc.) e generali (telecomunicazioni, ambiente e sicurezza, licenze e sviluppo software, cancelleria e consumabili EDP, stampati, servizi di paghe e contributi ecc.).
L'indagine ha evidenziato una serie di risultati tra i quali meritano di essere segnalati, in sintesi, i seguenti:

  • l'incidenza totale sul fatturato dei prodotti e dei servizi no core assume mediamente valori non inferiori al 10% per arrivare in alcuni casi fino al 15%;
  • le entità di spesa più rilevanti sul fatturato riguardano i trasporti, le manutenzioni di produzione e i materiali per confezionamento e imballo, voci che ricadono nei servizi tecnici;
  • sussistono potenziali di recupero (cioè margini di saving) per tutti i prodotti e i servizi considerati. Le entità di tali margini sono dipendenti dal singolo prodotto e servizio e dalle esigenze specifiche delle imprese;
  • per prodotti e servizi ausiliari e generali sembrano esistere maggiori margini di saving, che invece diminuiscono per i prodotti e servizi tecnici. Ciò starebbe a indicare una maggiore attenzione gestionale alle voci di spesa che fanno riferimento a prodotti e servizi tecnici, cosa peraltro da attendersi data la loro maggiore entità; a questo proposito è tuttavia da rilevare che l'ordine di grandezza di tali entità di spesa è comunque tale da poter generare saving comunque importanti in valore assoluto;
  • è emersa una più alta sensibilizzazione sui costi e consumi da parte delle imprese più piccole, nonostante la maggior incidenza in termini percentuali di tali costi indotta dal minore potere contrattuale delle piccole e medie imprese;
  • per quanto riguarda i processi di acquisto - cosa che ha un impatto rilevante sul come migliorare la competitività - i dati rilevano una situazione non statica, ma che a priori sembrerebbe denotare una contenuta attenzione al cambiamento. In particolare, la preminenza della prassi di contrattazione su base annua è indicatore di rapporti tendenzialmente a lungo termine, senza verifiche frequenti dell'andamento del rapporto. Non è quindi da escludere in molti casi l'opportunità di rivedere nel loro complesso le modalità di conduzione dei processi di acquisto.
  • la gestione dei fornitori no core si colloca in una fascia di "basso impegno". Le imprese, in altri termini, condividono l'utilità di una più adeguata gestione delle spese no core che, tuttavia, sia per la scarsità di risorse, sia per la mancanza di skill adeguati e per la difficoltà di modificare comportamenti consolidati, non si traduce sempre in fatti;
  • data quindi l'importanza per le imprese di focalizzarsi sul core, la conseguente attualità dell'outsourcing, cioè dell'esternalizzazione del no core verso provider (fornitori esterni) per i quali i prodotti/servizi presi in carico costituiscano il proprio core.
Un intervento sulle spese no core può generare saving quantificabili fino a qualche punto percentuale sul fatturato. Condizione necessaria al conseguimento di tali saving è comunque l'attivazione di presupposti di sistematicità e analiticità della gestione del no core. A tal riguardo un valido riferimento operativo è dato dal modello di "Global Service Esteso" (GSE) che si configura come forma innovativa di gestione del no core. Le caratteristiche del GSE sono:
  • una considerazione del no core allargata a tutti i prodotti e servizi concernenti gli immobili produttivi, la logistica e i processi di supporto a quelli propri del core business;
  • l'estensione a tutto l'ambito no core della peculiarità di gestione integrata di prodotti e servizi propria del facility management, modalità di gestione del no core generalmente applicata al solo aspetto rappresentato dal cosiddetto "sistema edificio" (uffici e stabilimenti);
  • il miglioramento dei processi di gestione (a cominciare da una migliore definizione delle esigenze delle imprese) e la conseguente corresponsabilizzazione del provider sul risultato dell'outsourcing, qualora si decidesse di esternalizzare la gestione del prodotto/servizio.
Esistono, dunque, consistenti margini per ottimizzare anche le spese aziendali che non si riferiscono direttamente al core business. Le condizioni per poter conseguire tali miglioramenti sono però legate al miglioramento della gestione dei processi inerenti il no core. A tal fine l'applicazione del citato modello di GSE può rappresentare sicuramente un criterio per affrontare il problema capace di portare a risultati soddisfacenti.

Lunedì 7 febbraio l'inaugurazione dell'anno accademico

L'inaugurazione dell'anno accademico 2003-2004
Si terrà lunedì 7 febbraio, alle ore 11, l'inaugurazione dell'anno accademico 2004-2005, il quattordicesimo nella storia dell'Università Cattaneo. Dopo l'intervento del presidente Paolo Lamberti e la relazione del rettore Gianfranco Rebora, la consueta prolusione sarà svolta quest'anno da Remo Bodei, docente di storia della filosofia all'Università di Pisa e recurrent visiting professor alla University of California di Los Angeles. Tema: "Innovazione e creatività". Chiuderà la mattinata l'intervento del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni.

01/14/2005

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