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Dalle aule alle aziende

Imprese, università e mondo della scuola si sono riuniti intorno ad un tavolo per confrontarsi sul rapporto tra didattica, insegnamento ed esigenze del mercato occupazionale in provincia di Varese. Un Forum sulla Formazione organizzato dall'Unione Industriali.


Imprese, istituzioni, sindacato: tutti intorno a un tavolo. Per paralare del rapporto esistente e auspicabile tra aziende, scuola e università. Per capire cosa funziona e cosa va migliorato. Si è svolto, alle Ville Ponti, il Forum Formazione organizzato dall'Unione degli Industriali della Provincia di Varese. Un appuntamento che si inserisce in un ciclo di incontri partito nel 2006 con l'obiettivo di mettere al centro dell'attenzione di chi deve prendere scelte importanti per il sistema economico, i temi cari alle realtà produttive del territorio. Imprese grandi, medie e piccole il cui futuro passa per l'internazionalizzazione, la ricerca e la capacità di interpretare le dinamiche di un fattore lavoro in costante mutamento. Questi i tre argomenti affrontati in altrettanti forum che si erano svolti nel 2006. Al quale si è aggiunto, appunto, l'incontro di inizio giugno al centro congressi di Biumo Superiore. Due ore di lavoro, dibattito e confronto tra realtà che devono collaborare. Nel reciproco interesse. Dei datori di lavoro, così come dei ragazzi che per la prima volta si affacciano sul mondo del lavoro.
Le imprese, otto quelle invitate a partecipare, hanno raccontato le loro esperienze. La scuola, rappresentata dal direttore generale dell'Ufficio Scolastico Regionale, Anna Maria Dominici, ha esposto le sue esigenze. L'Università Carlo Cattaneo - LIUC, attraverso l'intervento del suo direttore generale Pierluigi Riva, ha spiegato quali siano i progetti in campo. Il sindacato, con Sergio Moia della segreteria provinciale della Cisl, ha chiarito le sue posizioni. Formatemp, il fondo per la formazione dei lavoratori con contratto a tempo determinato, rappresentato dal direttore generale, Franco Raffo, ha illustrato le strade da seguire per essere più efficienti.
Voglia di fare, coraggio e tenacia nel raggiungere gli obiettivi: questi i tre fili conduttori di due ore di un dibattito appassionato. Dal quale è emerso come le imprese siano sempre più consapevoli che, per difendere la competitività, sia indispensabile poter contare sulla disponibilità di veri e propri "giacimenti culturali” e "saperi” che non possono non essere alimentati dai sistemi formativi locali. La cui efficienza è indispensabile all'industria del territorio, soprattutto per far leva sull'innovazione e l'internazionalizzazione come fattori di competitività sui mercati. Due strade non obbligate (vedi in proposito l'articolo sulla ricerca dell'Università LIUC a pagina 19), ma per alcune imprese necessarie.
"Occorre innanzitutto considerare - ha sostenuto Riva dell'Università LIUC - che il processo formativo non può essere visto per singoli segmenti o per ambiti separati, ma va piuttosto inteso come percorso unitario che, didatticamente, l'università scinde in quattro elementi: le competenze tecniche (che devono essere il più possibile ampie), le abilità applicative (che richiedono forme didattiche oltre l'aula), le caratteristiche comportamentali dell'individuo e l'acquisizione di un metodo di apprendimento che deve essere ripetutamente messo alla prova sul lavoro”.
Passaggi fondamentali per la crescita degli studenti, così come la capacità, da parte degli operatori, di stimolarli. Questo quanto richiedono le aziende. A mettere sul piatto il concetto, in un coro quasi unanime, sono stati Marco Crippa (direttore del personale della A Novo Italia Spa di Saronno), Carlo Del Grande (direttore generale della Bdg El Spa di Bardello), Patrizia Ghiringhelli (responsabile marketing della Rettificatrici Ghiringhelli Spa di Luino), Sabrina Merletti (responsabile commerciale e qualità della Meccanica Merletti Srl di Arsago Seprio), Riccardo Polinelli (amministratore unico della Polinelli Srl di Daverio) e Piero Sandroni (amministratore delegato della C. Sandroni & C. Srl di Busto Arsizio). "La forte competizione che i ragazzi si troveranno costretti a fronteggiare una volta terminati gli studi - è stato il monito degli imprenditori che hanno partecipato al Forum - è una realtà che non dobbiamo nascondere loro e che ci impegna a fronteggiare il generale impoverimento di saperi attraverso il continuo fornire stimoli”. Non solo: "Dalla nostra capacità di incidere positivamente sulle opportunità offerte in ambito lavorativo - è proseguito il ragionamento - dipende la formazione di giovani motivati e in grado di guardare con fiducia al futuro”. Il tutto, però, senza venire meno all'impegno di insegnare "una buona dose di spirito di sacrificio” In una parola: meritocrazia. Sulla quale si basano i progetti di collaborazione tra imprese e scuola portati avanti in questi anni sul territorio. "L'impresa può creare delle passioni - ha spiegato Tiziano Salmi, direttore sistemi informativi del gruppo Sea - nel fare conoscere sbocchi lavorativi che gli studenti di 19 anni non possono nemmeno immaginare”. Un'opportunità per i giovani, un impegno per le aziende perché "è molto difficile pianificare se non si conosce” fa da eco, a Salmi, Manuela Adamoli, director market operations di Whirlpool Europe.
Stimoli motivazionali, collaborazione, esperimenti condivisi: nei racconti di ogni relatore sono emersi spunti che portano dritto a una voglia di "fare sistema”. Scuola, imprese, università vogliono esserci. Sul mercato. Insieme. Così riassume in un unico filo conduttore tutti gli interventi la coordinatrice del dibattito, Chiara Macconi. Importante, però, ha avvertito Franco Raffo di Formatemp, è tenere presente tre elementi: "Rapidità, forte coinvolgimento di tutti e maggiore attenzione alle competenze reciproche”. Ognuno deve fare la sua parte, consci del fatto, ha proseguito Macconi, che "i nostri giovani vivono ancora di stereotipi e false rappresentazioni del lavoro che non li aiutano di certo a porsi giusti obiettivi”. L'attinenza con la realtà, percorsi che aiutino le nuove generazioni a tenere i piedi ben piantati per terra sono elementi indispensabile. E in questo, ha detto Sergio Moia della Cisl "all'inizio del percorso lavorativo i contratti a termine possono essere un buono strumento, tra l'altro sempre più utilizzato dai ragazzi che in esso vedono un modo per conoscere diverse aziende e diversi lavori”. Fare esperienze anche profondamente differenti, per poi scegliere. Strategia valida, ma, sostiene il sindacalista, solo per i primi anni: "I contratti a tempo determinato possono essere d'aiuto, ma è un problema se si prolungano nel tempo”. La proposta, allora è quella di "contratti con contenuti formativi certi”.
Tutti d'accordo, così come sulle conclusioni di Anna Maria Dominici, direttore generale dell'Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia: "Il successo dei ragazzi è il successo del sociale e, per superare i problemi strutturali ed organizzativi del sistema di istruzione, si può e si deve continuare ad agire con gli strumenti dell'autonomia scolastica e sulla professionalità dei docenti”.

06/14/2007

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