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La coperta troppo corta
Che le promesse elettorali dell'attuale maggioranza di governo fossero basate su aspettative di crescita economica eccessivamente ottimistiche, era apparso chiaro da subito. E per contro, che l'evoluzione della dinamica economica sia stata, nell'ultimo anno, peggiore di quanto ci si potesse ragionevolmente attendere, anche dopo l'11 settembre, è anche questo un dato di fatto. Così, tra attese in parte deluse e scambi di accuse tra governo e minoranza, riemerge prepotentemente una verità che avevamo dimenticato forse troppo in fretta. Una verità che gli ultimi atti del precedente governo dell'Ulivo, di sapore indubbiamente elettoralistico, avevano contribuito a nascondere alla coscienza dei cittadini non meno delle generose previsioni di chi è venuto dopo: la riduzione della pressione fiscale, la ripresa degli investimenti in grandi opere pubbliche e quant'altro. La verità è che, se si vogliono liberare risorse per dare ossigeno al sistema economico e alla qualità della vita degli italiani, non si può fare a meno di ridurre la spesa pubblica. Il risanamento dei conti dello Stato - come ha ricordato di recente il presidente Ciampi (che, detto per inciso, meriterebbe più ascolto, non nel senso di prestargli orecchio, ma di mettere in pratica i suoi moniti) - è un obiettivo ancora lontano dall'essere raggiunto e, pur considerando che il servizio del debito pubblico, nel nostro Paese, è già molto oneroso per via dell'enorme dimensione dello stock, non ci sono comunque alternative alla riduzione della spesa corrente. | ||||||||
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