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Il Campo dei Fiori: una "casa" per la speleologia

Il massiccio calcareo sopra Varese è una delle zone più importanti per chi s'addentra nello studio delle caverne. Le prime esplorazioni all'inizio del Novecento.

Il primo capitolo non può essere che dedicato al Campo dei Fiori: il massiccio calcareo che con la sua imponenza sovrasta il capoluogo di provincia va considerato, infatti, la vera e propria "casa" di una speleologia varesina che, sempre più, nel corso degli anni ha acquistato un rilievo a livello nazionale.
"E' una montagna assai ricca di grotte: sono circa 150 quelle di cui conosciamo l'esistenza al suo interno, fra cui alcune di grande interesse. Penso al Büs della Scondurava e il Büs del Remeron. Un vero e proprio 'paradiso', insomma, per noi speleologi" ci dice Marco Barile, dal 1997 al 2000 Presidente del Gruppo Speleologico del Club Alpino Italiano (CAI) di Varese e tra i principali esponenti di questa disciplina che pure sul nostro territorio può contare su altri centri di grande interesse come la Valceresio nel suo insieme e il Monte San Martino sopra Duno.
Le prime esplorazioni delle cavità naturali nel Varesotto risalgono all'inizio del Novecento. Accanto a nomi di esploratori capaci di grandi scoperte - fra tutti, quel Ferdinando Marelli che ha dato il nome alla grande grotta (ha un dislivello di 520 metri partendo da quota 1027 metri) rinvenuta appunto nei primi anni del secolo scorso durante gli scavi per la costruzione del Grand Hotel del Campo dei Fiori - va citato anche il ruolo del tutto particolare svolto da parecchi sacerdoti della zona. "Sì, sono stati loro, i parroci dei Comuni di montagna della nostra provincia - conferma Marco Barile - che hanno dato impulso alla speleologia varesina. Spesso accompagnavano gli agricoltori che andavano per boschi alla ricerca di legna da ardere. E in questo loro addentrarsi nella montagna non mancavano di esplorare quelle grotte che, di volta in volta, scoprivano". Sembravano loro, quindi, i più interessati alle aree carsiche…"Certo. Nessuno ha ancora fatto un'indagine approfondita sulle origini di questo fenomeno. Io credo che i sacerdoti cercassero semplicemente di sfatare un po' il mito pagano degli inferi: della paura dell'andare sotto terra". E' stato, però, soltanto negli anni Settanta che la speleologia provinciale si è data un'organizzazione più precisa: quelli che fino allora erano stati degli esploratori solitari - con l'eccezione, in verità, della temporanea esperienza del Gruppo Grotte Varese - hanno sentito l'esigenza di riunirsi creando uno specifico Gruppo all'interno della sezione locale del Club Alpino Italiano. Attualmente conta su una quarantina di appassionati, di età molto variabile: si va dai giovanissimi esploratori di sedici anni fino ai sessantenni e oltre. Altrettanto diversificata è l'attività: si va dai piccoli gruppi che vogliono semplicemente entrare in grotta e ripercorre strade già battute dagli esploratori, a chi svolge, invece, attività di ricerca vera e propria scavando condotte negli antri del nostro pianeta. Significativo l'impegno sul versante della formazione: ogni anno vengono organizzati corsi destinati a chi vuole avvicinarsi alla speleologia ma anche a chi vuole approfondire le sue conoscenze.
Quali sono, però, le motivazioni che normalmente spingono una persona ad avvicinarsi all'esplorazione delle caverne? "La speleologia è uno sport che richiede una grande capacità d'introspezione - risponde Marco Barile - e che, al tempo stesso, offre anche l'opportunità di conoscersi al meglio.
Nella grotta rimani da solo con la tua persona: sei tu l'unico che sa veramente quello che stai facendo. Non c'è nessuno con cui confrontarti".
Una pratica che, perciò, ti permette di estraniarti completamente dal caos che troppo spesso caratterizza la società che ci circonda…"Questo richiede uno sforzo straordinario, che non sempre è fattibile per tutti. L'andare in grotta, comunque, ti fa vivere dei momenti straordinari: non c'è neanche il cielo sopra di te! La montagna è altrettanto ricca di sensazioni incredibili: lì hai, però, il confronto continuo con l'ambiente esterno.
Nell'oscurità della caverna, invece, c'è soltanto il buio intorno a te. E questo ti garantisce un'occasione unica di penetrarti nel più profondo della tua dimensione umana".

Un corso per avvicinarsi alla speleologia

Prenderà il via a fine febbraio un corso d'introduzione all'esplorazione delle grotte condotto dall'istruttore Marco Barile.
L'iniziativa è promossa dal Gruppo Speleologico del CAI Varese che per il quadriennio 2000/2003 è presieduto da Antonio Premazzi.
Per informazioni e iscrizioni è possibile rivolgersi tutti i giovedì sera, a partire dalle ore 21.00, presso la sede di via Speri della Chiesa, 12 (tel. 0332/289267).

01/18/2002

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