Varesefocus.
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
Varesefocus

 
 

L'opinione: Far lievitare la torta, anziché spartirsi le briciole

L'opinione di Marino Vago, presidente dell'Unione degli Industriali della provincia di Varese.

Sono stati in molti in questo periodo, anche in vista dell'entrata in vigore degli Accordi bilaterali tra Svizzera e Unione Europea, a richiamare l'attenzione sul fenomeno del frontalierato: un tema che, personalmente, preferisco considerare "un di cui" rispetto ad un argomento molto più ampio, che è quello del possibile sviluppo dell'area insubrica.
La tendenza che vedo affermarsi sempre di più, quando si tratta di quest'argomento, è quella di valutare i problemi nella loro manifestazione contingente, in termini cioè di fuga di risorse, di differenziali salariali, di maggior o minor attrattività del territorio oltre frontiera. Sono, considerati singolarmente, tutti aspetti certamente di rilievo ed esprimono bene il disagio delle imprese localizzate nelle zone di confine, che si trovano frequentemente nella necessità di sostituire collaboratori i quali, dopo alcuni anni in cui hanno maturato sufficiente esperienza, lasciano le fabbriche italiane per andare a lavorare nel Cantone Ticino.
Eppure, il frontalierato, non si spiega solo con i differenziali salariali. Sarebbe troppo riduttivo liquidare l'argomento in questi termini. Si tratta soprattutto di una questione di scarsità endemica di risorse umane e, in particolare, di alcune figure professionali specifiche.
Il bacino occupazionale dal quale le imprese attingono, al di qua ed al di là del confine, è un bacino al limite della completa occupazione. Il Cantone Ticino, con un tasso di disoccupazione medio del 3,2%, è infatti fortemente dipendente dalla componente straniera della sua manodopera in quanto produce grazie anche a quel 43% degli occupati che con vario status - domiciliati, dimoranti, etc. - sono di provenienza esterna. I soli frontalieri rappresentano il 17,5% della forza lavoro del Cantone.
L'integrazione, come si vede dai numeri, è assai più avviata nei fatti di quanto normalmente si pensi.
La provincia di Varese, dal canto suo, ha un tasso di disoccupazione apparente del 5,2%, una cifra che nasconde una realtà fatta di forti tensioni nel reperimento di alcune figure professionali specializzate, per la quale si deve attingere da un serbatoio centrale di lavoratori, quello dei maschi tra i 30 ed i 64 anni, in cui la disoccupazione effettiva scende all'1,8%, ossia al di sotto di un tasso di disoccupazione che si può considerare frizionale.
Questa situazione del mercato del lavoro è perciò destinata ad aggravarsi. In prospettiva, il nostro futuro è scritto nei numeri del bilancio demografico della nostra provincia. Un semplice calcolo fatto sui flussi in entrata ed in uscita della popolazione in età lavorativa ci dice che alla fine del decennio ci saranno circa 31.700 persone in meno nella fascia di età tra i 15 ed i 64 anni, ossia più di 20.000 potenziali lavoratori in meno. Sono cifre che ci fanno riflettere sulla necessità che abbiamo, in tutta l'area transfrontaliera, di studiare interventi che possano innalzare il tasso di occupazione e/o in alternativa favorire politiche di immigrazione controllata.
Si dovrà pensare concretamente ad una politica d'area, se si vorrà intervenire per rendere possibile lo sviluppo del futuro. E visto che di sviluppo voglio continuare a parlare, occorrerà fare un passo in più in questa direzione. Gli interventi a cui ho accennato sono interventi necessari per mantenere il livello di sviluppo attuale, per evitare di retrocedere, ma non possiamo porci solo questo obiettivo.
Il nostro obiettivo deve invece essere quello di avanzare, di moltiplicare le possibilità. In questo senso, mi piace usare una metafora: dobbiamo passare da una mentalità che ci porta a dividere la torta dello sviluppo, ricavando nel tempo una fetta sempre più ridotta e litigando sulle briciole, ad una mentalità che ci porti a far lievitare la torta.
E farla lievitare è possibile attraverso iniziative che favoriscono l'integrazione della filiera produttiva al di là e al di qua del confine; la messa in rete dei centri a supporto dello sviluppo (università, centro servizi, laboratori di ricerca, scuole professionali); lo sviluppo di una campagna di orientamento e altre iniziative tutte da inventare. Dobbiamo fare, della ricerca di sinergie, il nostro lievito.

06/20/2002

Editoriale
Focus
Economia
Inchieste
L'opinione
Territorio

Politica
Vita associativa
Formazione
Case History
Università
Storia dell'industria
Natura
Arte
Cultura
Costume
Musei
In libreria
Abbonamenti
Pubblicità
Numeri precedenti

 
Inizio pagina  
   
Copyright Varesefocus
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
another website made in univa