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Un territorio malato di traffico

Al presidente della provincia Marco Reguzzoni, che accusa della carenza delle infrastrutture la cronica inefficienza statale, risponde Anas con un lungo elenco di date e avvenimenti che hanno bloccato ogni possibilità di completamento e consegna dei lavori. E l'assessore alle infrastrutture lombarde Massimo Corsaro punta il dito contro la prassi dei ricorsi amministrativi e le imprese esecutrici.

Tabelle di marcia fitte di pareri ministeriali, delibere, ricorsi al Tar e accordi di programma, ma anche competenze frammentate e una legislazione sugli appalti da rivedere. Quando si tocca il tasto delle opere infrastrutturali prima ancora di parlare di ruspe ed escavatrici bisogna fare i conti con mille altri fattori che allungano i tempi di attesa e allontanano la risoluzione di un disturbo che diventa cronico, come una tosse curata male. Interrogati su responsabilità e soluzioni i politici indicano la loro via di uscita mentre il tecnici, vale a dire Anas, adducono una raffica di date, piani e previsioni di spesa.

Marco Reguzzoni - Presidente della Provincia di Varese
"SENZA COLLEGAMENTI UN TERRITORIO MUORE"
"Senza collegamenti un territorio muore - taglia corto il presidente della Provincia di Varese, Marco Reguzzoni -: tutti gli agglomerati urbani sono nati e si sono sviluppati lungo vie di collegamento che garantiscono lo sviluppo sia dal punto di vista economico che da quello sociale. Senza collegamenti qualsiasi territorio va incontro alla morte e non possiamo permettere che ciò accada per il Varesotto". Un territorio malato di traffico e congestione stradale, asfissiato dai gas di scarico e perennemente in coda: ma di chi sono le responsabilità? "La Provincia - ribatte Reguzzoni - ha poche competenza in materia, ma quel che ci compete lo facciamo. Si pensi ad esempio al cantiere sulla strada provinciale 1 da Cocquio Trevisago a Cittiglio. E' certo però che non siamo noi, con le nostre poche competenze, a poter mutare la situazione viabilistica del territorio rendendola efficiente e rispondente alle attuali necessità. Piuttosto è nostro compito sollecitare gli interessati perché facciano quello che devono, e questo noi lo stiamo facendo già". Il riferimento è all'appello del Tavolo Provinciale di Concertazione al quale siede anche la Provincia: un richiamo forte e un grido d'allarme lanciato alle massime autorità dello Stato.
Ecco allora che da Varese il presidente punta l'indice altrove. "La colpa è di uno Stato che non funziona - dice ancora Reguzzoni - con competenze che sono divise, frammentate e che rischiano di bloccare tutto, con promesse fatte e poi non mantenute". Il riferimento è in questo caso al collegamento Malpensa-Boffalora? "Sì. In questo caso - conferma Reguzzoni - Anas ha annunciato per sette o otto volte l'apertura del cantiere senza che ciò avvenisse e questo basta a descrivere la situazione in cui ci troviamo".

Anas
"230 MILIONI DI EURO IN 10 ANNI PER INTERVENTI NEL VARESOTTO"
Dal canto suo Anas si difende dalle accuse di ritardi e lungaggini snocciolando, proprio in riferimento alla Malpensa-Boffalora, uno dietro l'altro una serie di date e avvenimenti che rappresentano la lunga gestazione del famigerato collegamento stradale: sono passati 5 anni solo per arrivare a dire che si può procedere tra pareri dei ministeri competenti, conferenze dei servizi approvazione del progetto e compatibilità ambientale. "Dopo l'elencazione di ben dodici punti - che indicano altrettante date segnate sul calendario - si arriva al 20 aprile scorso, data in cui è stata disposta la consegna dei lavori sia pur parzialmente". Il motivo? "non è stato possibile consegnare i lavori nella loro interezza - spiegano ancora dall'Anas - a causa di alcuni impedimenti quali alcuni ricorsi al Tar da parte di ditte espropriate, la mancata disponibilità dei terreni dell'area militare addestrativa di Lonate Pozzolo, l'interferenza con parte del tracciato del collettore fognario di Consorzio tutela del magentino".
"Ad oggi - affermavano dall'Anas a fine luglio - risultano consegnate circa il 70% delle aree e sono in corso di definizione le problematiche per la consegna definitiva dei lavori dalla cui data decorreranno i termini per l'esecuzione degli stessi, prevista in due anni". Ma a parte questo nodo infrastrutturale da Roma asseriscono di avere a cuore il nostro territorio. "Nell'ambito dei vari accordi di programma - fa sapere Anas - quello stipulato con la provincia di Varese è tra quelli più importanti sia per quanto riguarda il numero di interventi che per gli investimenti previsti". Le cifre parlano di un importo pari a oltre 230 milioni di euro per nove interventi nel Varesotto inseriti nel piano decennale 2003 - 2012.

Massimo Corsaro - assessore alla mobilità della Regione Lombardia
"PER GLI ESPROPRI AUSPICABILE UNA LEGGE CHIARA E SEMPLICE"
Nell'individuare le responsabilità dei tempi lunghi l'assessore regionale alla partita, Massimo Corsaro, non ha dubbi e indica due nodi fondamentali. "Le attuali disposizioni legislative subordinano la realizzazione delle grandi opere ad una miriade di lacciuoli. Per quanto riguarda gli espropri, ad esempio, siamo convinti della necessità di una legge garantista, ma attualmente con la politica dei ricorsi i tempi di esproprio si allungano a dismisura; per cui sarebbe auspicabile una legge più chiara e semplice per tutti, garante e ossequiosa delle posizioni di tutti". Ma un altro problema risiede nei meccanismi di selezione delle imprese esecutrici. "Le imprese - afferma Corsaro - sono sempre più attrezzate per ricavare ingenti utili dai lavori pubblici utilizzando, a discapito dei committenti, tutti i canali e i mezzi che la legge consente. In questo caso siamo decisamente favorevoli ad una legislazione che opti per una qualificazione delle imprese basata essenzialmente sulla qualità e non solo sul risparmio economico; con accertamenti e verifiche periodiche, che preveda drastiche esclusioni dagli appalti di quelle imprese solite a provocare ritardi, problemi o sovrapprezzi ingiustificati nella realizzazione delle opere".
Ma spesso il problema è anche rappresentato dalle resistenze locali e qui è gioco forza che entri in azione la Regione. Essa infatti, negli ultimi anni, anche a seguito della normativa sul decentramento, si è spogliata di numerosi procedimenti burocratici ritagliandosi, anche nel campo dei trasporti e delle infrastrutture, un ruolo programmatorio e di mediazione tecnico-politico- istituzionale tra le varie realtà del territorio.
"E' un ruolo indispensabile - commenta Corsaro - considerato anche che ogni nuova infrastruttura muove moltissimi interessi dal settore urbanistico a quello ambientale, dalla qualità della vita allo sviluppo economico. La Regione si pone come soggetto che, comprendendo le esigenze di tutti gli attori in gioco, ricerca e propone le soluzioni che medino le esigenze di tutti al fine di pervenire comunque alla realizzazione della infrastruttura. In pratica siamo consci che la ricerca dell'unanimità non ha mai portato e difficilmente porterà ad attuare scelte coraggiose o anche solo necessarie e quindi valutiamo positivamente lo sviluppo della Legge Obiettivo che accelera le procedure e permette di approvare progetti anche senza l'unanimità dei soggetti coinvolti".

Ribolla (Unione Industriali):
la colpa è anche dell'eccessivo particolarismo

Il sistema economico della provincia di Varese ha in sé grandi potenzialità ed è un vero peccato che non riesca ad esprimerle appieno anche a causa delle diseconomie esterne provocate dalle notevoli carenze presenti nelle infrastrutture di trasporto del territorio. Non possiamo peraltro nasconderci che la responsabilità di tali carenze è diffusa, non è attribuibile solo a chi ha o ha avuto in passato la responsabilità della cosa pubblica. C'è stata e c'è una corresponsabilità da parte di tutti noi. Dobbiamo constatare spesso il venir meno del nobile sentimento dell'interesse generale e il prevalere dei particolarismi. Che, quando si sommano, rendono fragile la struttura stessa del sistema. Lo constatiamo quasi tutti i giorni, anche sul nostro territorio. Soffriamo moltissimo per le condizioni in cui versano le nostre infrastrutture, del tutto inadeguate alle necessità, ma ogniqualvolta viene ipotizzata una nuova opera - sia essa una strada, un nuovo impianto di smaltimento di rifiuti, una centrale energetica - si amplia solo il partito del dissenso, il cui unico primato è quello di vincere le elezioni del "non-fatto". Partito, del quale sarebbe ora di cominciare a pesare l'effettiva rappresentatività. Le istanze locali meritano attenzione e rispetto, ma l'interesse generale non può essere continuamente paralizzato dai veti incrociati dell'interesse particolare. E' un problema di cultura, quella cultura tutta italiana che, paradossalmente, mentre valorizza le autonomie locali e funzionali, non favorisce un approccio pragmatico, ma induce ad affrontare ogni problema facendone una questione di Stato. Così, dai problemi si finisce per essere sovrastati, gli ostacoli sembrano più alti, le barriere vengono esaltate. Ma è anche un problema di regole decisionali. E qui la riforma dei meccanismi istituzionali, più che di altri aspetti, a volte secondari, dovrebbe venire incontro al Paese per evitare di paralizzarlo in questo momento nel quale ha più che mai bisogno di agilità per ritrovare il sentiero dello sviluppo.

09/23/2004

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