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Busto onora il suo pittore

Il Seicento lombardo visto attraverso le opere di Daniele Crespi. Opere da collezionisti privati e pinacoteche di tutto il mondo per questa importante mostra allestita a Palazzo Marliani Cicogna fino al 25 giugno.

Nascita della Vergine, olio su tela, Gallarate, Museo di Santa Maria Assunta
Il "mito" della città di Busto Arsizio per Daniele Crespi (1597/1598-1630) trova la sua massima esaltazione nella imperdibile mostra di Palazzo Marliani Cicogna, curata da Andrea Spiriti. In coincidenza con la grande esposizione milanese di Palazzo Reale sul Seicento e Settecento lombardo, Busto onora il suo pittore, morto poco più che trentenne di peste, dedicandogli (fino al 25 giugno) la prima rassegna monografica. Giunge così a compimento quanto auspicato fin dagli anni Settanta da Giovanni Testori, dopo la mostra milanese sul Seicento Lombardo del 1973. Allora l'arte di Crespi compariva, con 22 suoi dipinti e 17 disegni, come altamente rappresentativa di un'epoca e di un territorio i cui confini temporali e spirituali erano stati segnati dalla dominazione spagnola e dalla Controriforma. Ma allo stesso tempo ne veniva sottolineata da Marco Rosci la autonoma significatività, maturata anche al di fuori dell'ambiente milanese. Realizzata sotto l'alto Patronato del Presidente della Repubblica, l'attual
e rassegna di Palazzo Cicogna, grazie agli sforzi congiunti del Comune, della Provincia e dell'Università dell'Insubria - che ha offerto la sua collaborazione unitamente a un prestigioso Comitato scientifico - documenta al meglio la grandezza dell'artista. Per la prima volta sono esposte al pubblico tutte insieme settantanove opere di Daniele Crespi: diciannove disegni, dieci tavole, trentanove tele, due affreschi, e otto dipinti di scuola. Provengono da collezioni pubbliche e private e da prestigiosi musei italiani e stranieri. Diverse sono inedite. A prestarle (molte sono state restaurate per l'occasione anche con il sostegno di generosi sponsor), accanto ai collezionisti privati (i Borromeo e i Koelliker), hanno contribuito le Gallerie degli Uffizi di Firenze e dell'Accademia di Venezia, le pinacoteche Ambrosiana, Braidense e Sforzesca, il Museo Diocesano del capoluogo lombardo, nonché il Louvre, il Prado e il Museo delle Belle Arti di Budapest. E, naturalmente, alcune chiese di Busto Arsizio, oltre che i Musei Civici di Varese, con l'olio su tavola della "Adorazione dei Magi".
Diversi appaiono dunque i motivi di interesse della rassegna, di valenza internazionale, che apre stimolanti interrogativi agli studiosi e, come nota Spiriti nel ricco catalogo di SilvanaEditoriale, offre un'immagine dell'artista innovativa. Perché viene sottolineata "molto meno la pittura della realtà, l'età dei Borromei, i pestanti e, molto di più Roma (e a Roma il cavalier d'Arpino più che Caravaggio) e Genova e la nascente consorteria Arese, gli ordini religiosi ostili o autonomi da Federico Borromeo". La mostra segue un doppio percorso cronologico e tematico. Dai probabili albori da frescante di Daniele, nelle botteghe Avogadro e Pozzi, alle influenze di ambiente romano, agli influssi spagnoli e borromaici condivisi con il maestro Cerano, con Morazzone e Giulio Cesare Procaccini, in una gara artistica di straordinaria e altissima competitività, ai numerosi altri momenti e legami di cui s'è visto prima.
Tra le chicche in mostra i numerosi disegni inediti e bozzetti preparatori, e gli altrettanto inediti ritratti di benedettini, realizzati nel 1627, che rivelano l'influenza di Velàzquez a Milano. Altamente emozionante la stupenda "Pietà" prestata dal Museo del Prado, ma non le è da meno "La Deposizione di Cristo", proveniente da Budapest. Intrigante anche la non decifrata sequenza di lettere sul braccio della donna che compare nella bella tela, dedicata a San Rocco, della chiesa milanese di Santa Maria della Scala in San Fedele, attribuita però a Giovanni Maria Arduino. Curiosa l'unica opera profana del "Suicidio di Catone Uticense", proveniente dal Sovrano ordine di Malta.
Il viso di Crespi ci viene rivelato alla fine del percorso della mostra, in un autoritratto proveniente dagli Uffizi, accanto al grande quadro che si presume ritragga la famiglia paterna. Quasi a sottolineare come il fascino dell'evento artistico, di suggestivo allestimento anche per il contrastato effetto tra le luci e il violetto dei pannelli, sia rafforzato dai non ancora svelati misteri (anche quello del vero luogo di nascita, probabilmente Milano e non Busto, comunque sua patria adottiva e morale) che aleggiano attorno alla vita dell'artista. Il genio precoce di Daniele fiorì nello spazio di una esistenza breve - e forse, come
in Caravaggio, drammaticamente segnata - prima che la peste lo falciasse, assieme ai suoi cari.
Ricordiamo che c'è un ideale collegamento tra la mostra e i luoghi dove sono tuttora presenti le opere dell'artista. Nelle chiese milanesi - la certosa di Garegnano, Sant'Alessandro, Santa Maria della Passione, Sant'Eustorgio e San Vittore - nella chiesa di San Marco di Novara e nella Certosa di Pavia.

Daniele Crespi
Un grande pittore del Seicento lombardo
29 aprile-25 giugno 2006
Busto Arsizio,Civiche Raccolte d'Arte di
Palazzo Marliani Cicogna
Ingresso libero. 10.00-19.00( venerdì fino alle 22.00)
Sono previste visite guidate e due conferenze per il 18 e il 25 maggio alle ore 21.00. Relatori Andrea Spiriti
("Daniele Crespi:certezze e novità") e Paola Venturelli ("Le arti del lusso nel Seicento lombardo").

05/05/2006

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