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Riflessioni sul modello di sviluppo

Tre libri di recente pubblicazione per capire se il modello di sviluppo italiano è davvero in crisi e quali sono le sue prospettive nell'era della globalizzazione del mercato.

Giangiacomo Nardozzi
MIRACOLO E DECLINO
Editori Laterza, 2004
Perché accostare il miracolo economico dell'Italia di ormai mezzo secolo fa al suo declino, di cui tanto oggi si discute? Lo spirito è quello di capire come mai oggi l'economia presenta prospettive preoccupanti quando appena un paio di anni fa si sperava, fondatamente, in un nuovo miracolo. Rivisitare la storia di questo miracolo economico permette di individuare, per differenza, i fattori determinanti dell'insuccesso presente. Il filo conduttore del racconto è quello della concorrenza, forza che spinge a sfruttare al meglio le risorse disponibili in un'economia. Non avendo l'Italia risorse naturali a supporto della propria crescita economica, deve la sua ricchezza alla capacità di fare, all'ingegno imprenditoriale. La capacità di tradurre in vantaggio questo ingegno dipende dalla pressione che si esercita nel suo impiego, dalla dinamica della concorrenza che spinge ad essere competitivi: se la spinta è debole la risorsa del Paese è mal utilizzata, ci si sente inferiori e si cerca protezione, che si esprime nel protezionismo, capace di presentarsi e ripresentarsi sotto diverse sembianze. Cinquant'anni fa questo problema fu affrontato alla radice e questa è la chiave per comprendere le ragioni del successo economico di allora. Ma anche del declino di oggi, che affonda le radici nella fine del miracolo economico, quando tornò a prevalere la sfiducia nelle possibilità del Paese e con essa il protezionismo, che ha arricchito gli italiani ma ha minato alla lunga la capacità dell'industria di misurarsi con la concorrenza. Oggi il Paese è ricco, con un'industria che rischia un impoverimento se non reagisce.

Mario Deaglio, Pier Giuseppe Monateri, Anna Caffarena
LA GLOBALIZZAZIONE DIMEZZATA
Guerini e Associati, 2004
Da circa dieci anni la liberalizzazione non fa progressi e deve anzi registrare numerosi regressi, legati a nuovi scenari e a nuove forme di ingerenza degli stati nelle vicende economiche. Eppure, nei Paesi ricchi, molti governi, moltissime imprese e anche semplici cittadini continuano a far programmi prendendo come punto fermo una globalizzazione sorridente, pacifica e blanda che garantisce uno sviluppo senza scosse. Pare non ci si accorga, dunque, di alterazioni fondamentali, non solo nella natura dei mercati, ma anche nell'assetto del pianeta e nell'importanza di singoli Paesi o gruppi di Paesi. Questo Rapporto analizza in primo luogo proprio i grandi mutamenti della struttura geoeconomica e geopolitica mondiale in relazione al cambiamento di peso e ruolo dei vari attori in gioco. In questo incerto panorama, l'Europa ha percorso un cammino difficile ma importante: l'euro oggi vale più degli eserciti nell'affermare l'autonomia del Vecchio Continente; e tuttavia, se l'Europa è fatta, bisogna ora fare gli europei. Dal mondo all'Europa all'Italia: la panoramica a 360 gradi si conclude con uno zoom sul nostro Paese, di cui si analizzano le debolezze strutturali dal punto di vista demografico, economico, politico-istituzionale. Sono queste carenze che inducono il ritardo italiano, e accompagneranno il Paese ancora per tempi generazionali. Ciò non toglie, peraltro, che l'Italia, che ha sempre dimostrato reattività di fronte alle emergenze, anche questa volta ce la possa fare.

Roberto Napolitano
PADRONI D'ITALIA
Può il nostro capitalismo salvare se stesso e il Paese?
Sperling & Kupfer Editori, 2004
Il miracolo economico italiano degli anni Sessanta con i successi nella chimica di base, informatica, elettronica di consumo, acciaio è storia passata. Il capitalismo italiano oggi si presenta così: tra vecchie incrostazioni, crisi di credibilità legata ai crack Cirio e Parmalat e una competizione globale sempre più dura. E' necessaria una svolta: ricerca, scuola, innovazione, un vero mercato finanziario: bisogna partire da qui, ma investendo sulla media impresa italiana e sui nuovi servizi. Dodici protagonisti del capitalismo italiano (Agnelli, Barilla, Benetton, Ferrero, Tronchetti Provera…) fanno il punto della situazione e parlano di produttività nazionale, del rapporto fra banche e imprese, della tutela del risparmiatore, dello stato del capitalismo di casa nostra e del difficile rapporto con le istituzioni in un Paese in un cui una cultura anti-industriale non ha favorito la competizione. A fine volume un saggio di Gian Maria Gros-Pietro ripercorre le principali vicende economico-finanziarie dal dopoguerra ad oggi, la lotta di un mondo imprenditoriale che deve competere con avversari dotati di risorse finanziarie incomparabilmente maggiori.

06/10/2004

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