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Lago Maggiore

"Se hai in sorte un cuore e una camicia, vendi la camicia e va a vedere le rive del lago Maggiore." (Stendhal)


I laghi prealpini sono indubbiamente uno degli elementi di maggiore interesse paesaggistico del nostro territorio. Varesefocus ha sempre dedicato attenzione alla realtà dei laghi, sottolineando l'importanza di valorizzarla per coglierne tutte le opportunità sul piano dell'economia turistica.
In questo numero dedichiamo ampio spazio al lago Maggiore, che la provincia di Varese condivide con le province piemontesi del Verbano-Cusio-Ossola e di Novara, oltre che con il Cantone Ticino. Una circostanza, questa, che deve essere anch'essa colta come una grande opportunità, perché unendo le idee e le forze possono derivare sicuramente dei vantaggi per tutte le popolazioni che vivono sulle sue rive.
Sforzi per tutelare l'ambiente del lago e per valorizzarlo, se ne stanno compiendo e i risultati non mancano. Anche la sponda varesina - che ha scorci mozzafiato e monumenti d'arte che non hanno nulla da invidiare a quelli della più blasonata riva piemontese, oltre a tratti di costa unici per limpidezza dell'acqua - si sta imponendo all'attenzione del turismo internazionale. Certo, come sempre, si può fare di più e lo si può fare sia mobilitando risorse importanti - come per il progetto della navigabilità fino al Po - sia migliorando la dotazione di infrastrutture turistiche come i porticcioli, sia accrescendo la ricettività alberghiera, sia rendendo attrattiva la permanenza degli ospiti. A tal fine, si potrebbero anche valorizzare, tra l'altro con costi sopportabilissimi, le presenze del volontariato nel campo dell'arte: i giovani musicisti locali, le bande, i cori, i pittori dilettanti, che spesso sanno offrire performance di qualità.
Del Verbano trattiamo anche a proposito di un fenomeno che si ripete con una certa frequenza: l'innalzamento del livello dell'acqua e gli allagamenti. Ne parliamo perché si tratta di un problema reale e serio, con il quale le popolazioni rivierasche si devono purtroppo confrontare, ma anche per rilanciare l'interesse e le speranze verso un'ipotesi di soluzione che muove da un approccio innovativo: un mix tra scelte tecniche e preferenze espresse dalle popolazioni interessate, scaturito da un modello matematico che assegna a ognuna delle ipotesi il giusto peso alla luce delle legittime esigenze di tutti: di chi, a monte, imbriglia i torrenti e di chi, a valle, si trova la cantina allagata; di chi emunge l'acqua per scopi irrigui e di chi deve spostarsi e ha quindi bisogno che i traghetti possano attraccare; perfino della fauna che si riproduce nell'oasi naturalistica di Magadino, là dove il Ticino immissario dà vita al lago.
Un approccio che racchiude - detto per inciso - un insegnamento anche per risolvere il problema dell'esondazione dei corsi d'acqua che attraversano il territorio. Gli allagamenti, cioè, vanno tenuti a bada intervenendo a monte. Il semplice consolidamento degli argini, che negli ultimi tempi è stato realizzato in diversi casi, va bene ma non è risolutivo, in quanto finisce per trasferire su chi sta a valle il rischio delle piene. E' necessario trattenere il più possibile l'acqua a monte, con opportune opere di contenimento.
Se saremo in grado di governare le complesse variabili di un bacino imbrifero di vasta portata territoriale, inter-provinciale e inter-nazionale, e se sapremo cogliere tutti i vantaggi che possono derivare dalla presenza di questo straordinario bacino naturale, allora anche quella del Verbano aggiungerà, ai mille motivi già noti, altri per essere affettuosamente considerata "sorella acqua".

06/26/2003

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