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Innovazione, Lavoro e Internazionalizzazione sul tavolo del confronto

Durante l'assemblea annuale dell'Unione Industriali 4 ospiti eccelenti, Pasquale Pistorio, Giorgio Squinzi, Guglielmo Epifani e Luca Cordero di Montezemolo. I primi 3 nella tavola rotonda coordinata da Ferruccio de Bortoli, l'ultimo nella sua relazione a chiusura dell'assemblea, hanno analizzato i tre cardini dello sviluppo, le leve del cambiamento appunto.

E' il modello scandinavo quello da imitare per Pasquale Pistorio, vicepresidente di Confindustria per l'innovazione e la ricerca mentre per Giorgio Squinzi, amministratore unico della Mapei, occorre che il paese si impegni nel sostenere le imprese che vanno all'estero e Guglielmo Epifani, segretario nazionale della Cgil, ammonisce circa i rischi della eccessiva flessibilità.
Al direttore del Sole 24 Ore, Ferruccio De Bortoli - moderatore della tavola rotonda organizzata durante l'assemblea dell'Unione Industriali - sono bastati due giri di poltrona tra Pistorio, Squinzi ed Epifani per gettare e far gettare sul tappeto una serie di riflessioni e spunti che hanno puntato al cuore dei tre cardini dello sviluppo: innovazione, lavoro e internazionalizzazione.
Tre pilastri che sono tornati in modo chiaro anche nell'intervento del presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo. “Sono queste le tre priorità per Confindustria - ha detto il presidente - quelle a cui abbiamo lavorato negli ultimi mesi e sulle quali vogliamo aprire al più presto un confronto”. Un confronto chiesto in primis con il sindacato al fine di dipanare la matassa della flessibilità. Oggi in Italia abbiamo bisogno di ponti - ha detto Montezemolo a questo proposito - e non di muri”.
Un confronto e un dialogo che siano funzionali a tutto il paese e al suo sviluppo. “Il settore manifatturiero - ha detto il numero uno degli industriali - è ancora il cuore pulsante dell'economia ed io oggi sento che vi è un clima di squadra tra nord e sud sui temi dei quali discutiamo e che non sono ne' di destra, ne' di sinistra, ma riguardano il nostro futuro e quello dei nostri figli”.
Ed un passaggio non poteva mancare su uno dei nodi cruciali per il futuro soprattutto del nord. “Abbiamo più volte chiesto le infrastrutture essenziali per il sud - ha detto Montezemolo - ma adesso bisogna ammettere che si sta creando un'emergenza nord. In Lombardia e Veneto, che hanno Pil a livelli di eccellenza europei, la situazione è drammatica, anche a causa di veti continui”.
E dal presidente degli industriali sono venuti anche diversi messaggi indirizzati alla politica. “E' arrivata l'ora - ha detto - che si facciano delle scelte anche se queste possono essere impopolari”. E così nel suo discorso ha toccato i temi caldi dell'Irap, del cuneo fiscale, dei tagli alla spesa per avviare un vero risanamento dei conto pubblici e di una riforma seria dell'assetto istituzionale attraverso una nuova bicamerale, una costituente che sappia gettare le basi per il futuro Paese. “Perché nessun pilota può vincere - ha detto Montezemolo utilizzando una metafora a lui cara nel riferirsi a chi fa impresa - se non è alla guida di una macchina competitiva”.
Attorno ai temi dello sviluppo si sono snodati tutti gli interventi della tavola rotonda. “Siamo di fronte a un quadro macroeconomico negativo - ha detto nel suo esordio Pistorio - con una situazione negativa anche per quanto riguarda i conti pubblici”. La ricetta per uscire da questa impasse è per lui sicuramente quella dell'innovazione. “In Italia le imprese hanno voglia di innovare e stanno reagendo - continua - ma non sono sicuro che il sistema Paese le stia seguendo mettendo in atto le condizioni necessarie a far restare i capitali per l'innovazione”. La quadratura del cerchio per Pistorio sta tutta nel riuscire a garantire contemporaneamente sviluppo economico, coesione sociale e libertà democratica. “Operazione questa - conclude - ben riuscita nei paesi scandinavi”. Sulla stessa lunghezza d'onda l'intervento di Squinzi che aggiunge. “Dobbiamo riuscire a valorizzare una delle nostre più grandi risorse, quella dei cervelli e occorre che le imprese che vanno all'estero siano sostenute da tutto il sistema”. Squinzi ci tiene a smitizzare l'idea che la delocalizzazione significhi indebolimento produttivo ed occupazionale nel Paese di origine. “Noi - ha spiegato - facciamo un prodotto che ha un basso costo unitario e questo ci ha portati a fare una forte delocalizzazione: ciò ha comportato, peraltro, una crescita dal 5 al 7 per cento della forza lavoro impiegata in Italia”. E non tanto sulla quantità, ma sulla qualità del lavoro è intervenuto il segretario della Cgil Epifani, sollecitato a pronunciarsi sullo spinoso argomento della flessibilità. “Si può avere flessibilità non precaria - ha detto il sindacalista -. Siamo consapevoli che la flessibilità è un requisito funzionale del modo di produrre oggi. Ma la troppa flessibilità può far male alle imprese”. Tuttavia nel pensare alle situazioni di precarietà estrema Epifani puntualizza. “Non si tratta di situazioni tipiche del settore manifatturiero, ma di quello dei servizi e del pubblico impiego. Tanto è vero che i dati parlano solo di un 5% di contratti flessibili utilizzati nelle industrie”. Se dunque un punto di incontro è possibile, per Epifani, esso va trovato proprio nella distinzione tra flessibile e precario. La digressione sul tema non poteva non coinvolgere gli altri due interlocutori della tavola rotonda. “La flessibilità che è stata portata dalla legge Biagi - dice Squinzi - è stata positiva per le imprese e questo anche nell'ottica di un maggiore sviluppo a livello locale”. Alle sue parole hanno fatto seguito quelle di Pistorio che è tornato sul tema della delocalizzazione. “Questo processo - ha detto - ci è stato utile per far crescere l'azienda non solo fuori dall'Italia, ma anche all'interno e deve essere quindi visto come fattore positivo”. Mentre sul tema specifico delle flessibilità e del precariato le parole del vicepresidente di Confindustria suonano come un richiamo. “Occorre coltivare non solo la cultura dei diritti - ha detto - ma anche quella dei doveri”. E come ricetta da portare presto sul tavolo Pistorio ha annunciato. “Vogliamo avanzare la richiesta di un credito di imposta del 50% per le ricerche che le imprese commissioneranno ai centri di ricerca: si tratta di una manovra in sé poco costosa, ma che può dare buoni risultati nello spingere l'innovazione”.

06/16/2006

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