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Le pergamene di San Vittore

Nell'Archivio della Basilica di San Vittore, a Varese, un patrimonio storico inestimabile di pergamene che offrono uno spaccato di vita vissuta nel Medioevo: tante le curiosità sui rapporti tra il Capitolo e la gente comune.

Pergamena apertaNella Varese medioevale le vedove dovevano essere poco allegre. Come si usava a quel tempo - e non solo in questa zona - erano molti i mariti che, nel sottoscrivere il proprio testamento, lasciavano in eredità alle rispettive mogli anche l'onere di pagare alla Chiesa cifre ben determinate e, quasi sempre, piuttosto generose, in cambio di celebrazioni di messe annuali per la salvezza della propria anima. Certamente, una dimostrazione di pia devozione, che lascia immaginare, a volte, la difficoltà nella quale finivano per trovarsi le povere vedove cui toccava l'onere di adempiere agli obblighi testamentari.
Secoli di vita varesina, atti notarili inediti, nomi di famiglie prestigiose, di rioni e castellanze, di paesi tuttora esistenti, di tradizioni risalenti all'epoca medioevale, di legislazione comunale. Tutto questo, ed altro ancora, è racchiuso nel prezioso fondo pergamene dell'Archivio della Basilica di San Vittore a Varese, nel quale sono conservati circa 1.200 documenti dal IX secolo fino ai giorni nostri. Fonte di numerose tesi di laurea dell'ultimo ventennio, nonché d'interesse per illustri studiosi, questa raccolta rimane, per lo più, ancora inesplorata, soprattutto per le competenze tecniche e filologiche richieste a chi vi si accosta. Eppure, rappresenta una delle fonti più importanti per la conoscenza storica del nostro territorio.
È necessario premettere, infatti, che la lettura delle pergamene risulta spesso ardua, sia per quanto riguarda le "minute" notarili dei secoli XIV e XV, alquanto abbreviate e di scarsa decifrazione, sia per la presenza, piuttosto abituale, di muffe, bruciature e lesioni inevitabilmente riscontrabili su una documentazione così delicata ed antica. Si deduce facilmente che non sempre la trascrizione ed interpretazione sia univoca: nomi di persona, di luogo, di fatti sono suscettibili di varianti anche molto discordanti fra loro, riuscendo tuttavia a trarre elementi fondamentali per la conoscenza storico-artistica e geografica del nostro territorio.
Ad esempio, da un confronto con gli Statuti di Milano del 1396 (conservati alla Biblioteca Ambrosiana), si può verificare come i notai varesini non fossero autonomi, ma dipendessero strettamente dall'ordinamento giuridico milanese, sia per quanto riguarda l'iscrizione all'albo professionale, risalente per la prima volta al 1337, sia per i formulari giuridici usati negli atti rogati e per l'interpretazione legislativa.
Sfogliando l'elenco dei protagonisti e dei testimoni dei vari contratti, testamenti e di altri negozi giuridici, si possono riconoscere nomi di famiglie ancora attuali in queste zone, come Orrigoni, Bossi, Casati, oppure di località, quali Casciago, Velate, Clivio, Daverio e Lonate, e di castellanze, ad esempio Biumo Inferiore e Superiore, Masnago e Bosto. Si ha poi notizia di microtoponimi oggi scomparsi o di termini interessanti che definiscono e delineano lo stato paesaggistico della Città nel Medioevo. Ad esempio, compare spesso la parola iunchum, giunco: significa che Varese, all'epoca, era molto umida e paludosa, soprattutto in determinate zone, come gli attuali Viale Borri e Belforte. Si fa anche menzione dell'Ospedale Nuovo di San Giovanni, che doveva trovarsi, da un riscontro con cartine dell'epoca, approssimativamente nell'attuale Piazza Giovane Italia, nel centro cittadino. Si scopre poi che una chiesa molto antica, come quella di San Michele a Bosto, risalente al XIII secolo, era tenuta in grande considerazione, perché sede dell'ordine pauperistico delle Umiliate. Questo movimento religioso, sorto nel XII secolo, fin dalle sue origini si caratterizzò per l'impegno ad una vita di continenza, carità e di lavoro, basato in particolar modo sull'arte della lana, dando così impulso alle attività tessili delle nostre contrade.
Ciò che, però, emerge con più forza, è la potenza e ricchezza del Capitolo di San Vittore (soppresso nel 1798), vero fulcro della vita cittadina e comunitaria.
La maggior parte dei testamenti del periodo medioevale contiene sempre, in cambio di messe annuali per l'anima e la salvezza del defunto, almeno un lascito in denaro o in terreni al Capitolo, che si trovò così a disporre nell'arco dei secoli di un ingente patrimonio. Si giustifica perciò anche la presenza massiccia, nell'Archivio della Basilica, di atti di locazione e compravendita stipulati dalla Chiesa di San Vittore nei confronti di privati, con pene molto rigide, quali la confisca di tutti i beni, per chi non rispettasse quanto pattuito.
Si viene a conoscenza del fatto che i canoni d'affitto venivano pagati per lo più in natura, sotto forma di segale e miglio, in due date fisse: la festa di San Michele (29 settembre) e quella di San Martino (11 novembre), scadenze in cui si dovevano saldare anche eventuali debiti. Alcune volte, come appare da un contratto di vendita del 1431, il Capitolo acquistava dei terreni, facendo pagare parte della somma alle vedove i cui mariti avevano espressamente richiesto nel testamento un certo numero di messe all'anno in cambio di un'elargizione in denaro alla Chiesa. In questo modo, il Capitolo, rispettando peraltro le volontà del defunto, recuperava il credito dalle donne e, con questa risorsa, riusciva ad acquisire nuovi beni immobili: il tutto in un'unica circostanza, ottenendo così di risparmiare sulle spese notarili (già allora assai costose) mediante la sottoscrizione di un solo atto.
Vi è poi un altro caso curioso: tra i documenti presi in considerazione compaiono, nel 1436, un contratto di vendita ed uno di enfiteusi (particolare contratto di affitto in cui il locatario, in cambio di un canone annuo molto basso e spesso in natura, si impegna col proprietario ad apportare migliorie al terreno) strettamente legati, come si evince dalla corrispondenza di alcuni elementi determinanti (anno, giorno, luogo, notaio, contraenti, terreni menzionati, loro estensione e confini). Infatti, Petrolo Bossi ed i suoi figli vendono un vigneto a Bosto, in località "ad Rompatam", a Cristoforo Portabò, il quale, a sua volta, li ricede a loro in enfiteusi perpetua; questi due documenti si trovano pertanto collocati in successione all'Archivio Capitolare di Varese, essendo rispettivamente il n. 35 e 36 della cartella VIII (le 1.200 pergamene della Basilica San Vittore si trovano suddivise in ordine cronologico in 12 cartelle). Anche in questo caso si può supporre che i due atti siano stati rogati in tal modo per evitare maggiori spese.
È poi interessante notare qui il caso di un documento risalente al 1445 in cui lo scrivente non è un notaio (infatti non compare il caratteristico signum tabellionatus) ma suo figlio: di questo fatto, sebbene raro, si trovano testimonianze già nel secolo XIII in comuni come Brescia, Como, Parma e Bologna, dove talvolta gli scribi sono frati o cittadini qualunque.
Il Capitolo di San Vittore si mostrava piuttosto severo nei confronti degli affittuari insolventi, rescindendo i rispettivi contratti, alla fine del termine stabilito per i pagamenti arretrati: è il caso, ad esempio, del locatario Giovanni Zeno, figlio del defunto Primolo, contro cui la Chiesa ribadisce con due atti, a distanza esatta di 28 giorni (3-31 gennaio 1429) e davanti allo stesso notaio, lo scioglimento del contratto: queste decisioni, purtroppo cadevano sempre dopo la festa di San Martino, per cui bisogna immaginare quanto dovesse essere difficile per queste persone trovarsi senza casa e terreni in un momento climatico e stagionale non certo propizio, pagando così duramente le proprie mancanze.
Un'ultima curiosità: tra le 27 pergamene considerate, e tutte comprese tra il 1429 ed il 1445, anni in cui fu Prevosto Giacomo Casati, ve ne sono due di Cannobio, sul Lago Maggiore; ciò non deve stupire, visti i contatti storici di Varese con quella zona, che hanno portato a scambi commerciali e culturali e, di conseguenza, anche contrattuali, per cui alcune pergamene dell'altrettanto ricco archivio di Cannobio sono pervenute a quello della Basilica di San Vittore.
Da questi brevi accenni si può facilmente dedurre come la conoscenza e l'apprezzamento della storia di Varese, ricca ed antica, culturalmente legata fin dalle origini al territorio milanese, passi anche attraverso la valorizzazione di questo prezioso scrigno cittadino, conservante memorie e tradizioni che parlano di noi.

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02/19/2004

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