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Obiettivo: piena occupazione

Un accordo tra Unione Industriali e sindacati per un obiettivo comune: puntare sulla piena occupazione nell’interesse di tutta la collettività in provincia di Varese. Con attenzione particolare alla formazione e al tema della sicurezza sul lavoro.

C'è un paradosso che contrassegna la situazione del mercato del lavoro in provincia di Varese, e non da ora. Da un lato, un tasso di disoccupazione che, secondo i dati ufficiali, si è collocato al 3,7 % nel 2002 dopo essere stato pari al 5,2 % nel 2001: un dato quest'ultimo che aveva messo Varese agli ultimi posti nella classifica della province lombarde. Dall'altro, le imprese lamentano continuamente e da sempre una difficoltà a trovare collaboratori. E non solo tra i lavoratori qualificati, per i quali, specialmente nella fascia di confine con la Svizzera, anche il fenomeno del frontalierato contribuisce allo squilibrio tra domanda e offerta di lavoro. Ma anche tra i lavoratori generici.
E' un paradosso tutto da capire e da superare. E' necessario, infatti, recuperare all'occupazione bacini potenzialmente attivabili come quello delle donne, dei giovani inoccupati, dei frontalieri di ritorno e delle fasce deboli. L'obiettivo? Puntare alla piena occupazione, nell'interesse della collettività. E anche delle imprese, che sono talvolta compresse nelle proprie potenzialità perché, avendo lavoro, non trovano chi far lavorare.
I dati statistici non sembrano dunque sufficienti a dare una rappresentazione realistica dell'occupazione. Né potrebbero farlo su quel piano che gli studiosi di economia e di statistica definiscono "qualitativo”, in contrapposizione a "quantitativo”. Le rilevazioni periodiche indicano, infatti, solitamente la dimensione numerica del fenomeno indagato, ma non spiegano le ragioni che conducono a quei risultati. Le indagini qualitative hanno invece il compito di scoprirne le ragioni nascoste. Nel caso del mercato del lavoro, si tratta di delinearne le trasformazioni e le tendenze. Si tratta di abbinare alle tradizionali rilevazioni statistiche una lettura originale, più sociologica, dei processi che influiscono sul livello di partecipazione dei lavoratori alla vita produttiva. Disporre di una base di conoscenza condivisa dello scenario produttivo, delle tendenze della domanda e dell'offerta di lavoro. Ma anche delle aspettative, degli approcci mentali, degli stati d'animo di chi si affaccia sul mondo del lavoro, dei fabbisogni professionali, delle nuove forme e delle tipologie contrattuali di lavoro. Tutto ciò è di grande importanza perché costituisce la base di partenza per progettare azioni concrete dirette a favorire l'accesso al mercato del lavoro da parte di chi ne è ancora ai margini.
E' con questo proposito che l'Unione Industriali e le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil della provincia di Varese hanno sottoscritto un accordo che si è subito imposto all'attenzione degli addetti ai lavori come un accordo pilota, come un esempio da ripetere in altre realtà territoriali. Nel solco, del resto, di una tradizione che ha visto, in questa provincia, l'associazione degli imprenditori e i sindacati esercitare di comune accordo un ruolo propositivo per lo sviluppo equilibrato dell'economia locale accrescendo la competitività del sistema territoriale. Lo ha ricordato Marino Vago, presidente degli Industriali fino allo scorso 26 maggio, che ha accennato alle precedenti intese (l'accordo del 1992 sul re-impiego dei lavoratori in mobilità; gli accordi del 1995 e 1999 sulla sicurezza sul lavoro; l'accordo del 1998 che ha dato origine al Patto Territoriale; l'accordo del 1999 sul lavoro degli studenti nei periodi liberi da impegni scolastici) e che sottolineato la singolarità di questo nuovo accordo, siglato in un momento nel quale le relazioni sindacali attraversano, sul piano nazionale, un momento critico. Una dimostrazione del pragmatismo che contraddistingue, anche sotto questo profilo, la provincia di Varese.
La ricerca, proprio per le sue caratteristiche innovative, richiederà il contributo di istituzioni scientifiche in grado di mettere in gioco esperti di varie discipline. Essa dovrà favorire la conoscenza dello status quo, ma anche fornire indicazioni metodologiche per il successivo monitoraggio periodico. "Crediamo che da questa lettura qualitativa possa svilupparsi un confronto costruttivo tra tutti i soggetti interessati a rimuovere i residui vincoli al pieno sviluppo economico e sociale del territorio”, ha affermato Michele Graglia, vicepresidente dell'Unione Industriali, mentre da parte di tutti i quattro segretari generali del sindacato - Ivana Brunato (Cgil), Gianluigi Restelli e Luigi Maffezzoli (Cisl Varese-Laghi e Ticino-Olona), Marco Molteni (Uil) - è stata sottolineata, da un lato, la valenza dell'accordo sul piano della valorizzazione delle risorse umane e, dall'altro, l'importanza di contribuire a riorientare la domanda di lavoro verso il settore industriale, che in provincia di Varese rappresenta la risorsa economica e occupazionale più importante.
L'accordo tra Unione Industriali e Cgil, Cisl, Uil si sviluppa, oltre che sul tema del mercato del lavoro, anche su altri due pilastri: la formazione scolastica e professionale e la sicurezza sul lavoro.
Nella consapevolezza del delicato processo di cambiamento che il mondo della formazione sta compiendo e della centralità di questo tema rispetto alla possibilità di sviluppo del contesto socio-economico, è stato previsto di dar vita ad un "laboratorio d'idee” dove elaborare proposte e posizioni comuni per meglio concorrere ad indirizzare le scelte degli organi e delle istituzioni preposte alla definizione dell'offerta formativa scolastica e professionale. Al "laboratorio d'idee", inoltre, viene affidato il compito di definire dei percorsi formativi in alternanza studio/lavoro. L'accordo si propone anche di incentivare la formazione non solo in ingresso, ma anche la formazione continua. A tale proposito, esso si apre a cogliere tutte le opportunità di Fondimpresa, il nuovo Fondo interprofessionale per il finanziamento della formazione continua del personale aziendale sorto in base ad un'intesa tra Confindustria e Cgil, Cisl, Uil.
Per quanto riguarda infine la sicurezza sul lavoro, l'accordo indica come necessario proseguire sulla strada già intrapresa con le iniziative di sensibilizzazione e formazione alla sicurezza, pur considerando apprezzabili i risultati finora conseguiti. Le nuove iniziative da avviare su questo fronte dovranno essere orientate a diffondere e sostenere, nelle imprese e tra i lavoratori, quella cultura della prevenzione attiva che, oltre a corrispondere alle linee guida europee, viene reputata capace di assicurare sia la tutela del lavoratore, sia l'esigenza dell'impresa di poter disporre di collaboratori adeguatamente formati secondo principi condivisi.
Questo nuovo accordo tra Unione Industriali e Cgil, Cisl, Uil, che è stato subito presentato ai vertici della Provincia e della Camera di Commercio di Varese, ottenendo valutazioni positive, merita un'altra sottolineatura. Esso indica come le locali organizzazioni dell'impresa e del lavoro interpretino il proprio ruolo non solo in termini antagonistici, di "parti sociali", ma anche di "attori sociali", cioè di protagonisti dello sviluppo del contesto socio-economico. Non a caso, Marino Vago ha indicato nel termine "responsabilità" il significato più profondo dell'iniziativa. Responsabilità rispetto la domanda di lavoro, di benessere, di qualità della vita che chi abita, studia e lavora in provincia di Varese, giustamente esprime.

05/29/2003

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