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Il lavoro sarà un Libro bianco

Due i punti fondamentali del confronto tra le parti sociali: lavoro e pensioni. Il sindacato deve dare prova di modernità e capacità riformista per adattarsi al mutato contesto economico.

Dopo i fumogeni delle polemiche estive relativi alle previsioni sulla stagione autunnale, adesso si comincia a fare sul serio e a verificare sul campo le posizioni delle parti. Le prossime settimane saranno, dunque, decisive.
I punti da cui partire sono due documenti sulle aree critiche del sistema Italia - mercato del lavoro e pensioni - da diversi anni nel mirino di tutte le organizzazioni internazionali (dalla Bce, al Fondo monetario, all'Ocse), che invocano un processo di riforma in tempi rapidi. I due documenti sono il Libro bianco sul mercato del lavoro in Italia, realizzato da un pool di esperti ed economisti per conto del ministero del Welfare, e il rapporto della Commissione Brambilla sullo stato di salute del sistema previdenziale. Non siamo di fronte a un "pacchetto" di proposte organiche del Governo, ma soltanto a una sorta di canovaccio utile per avviare il confronto con le parti sociali. Più precisamente, vale la pena di ricordare che il Libro bianco ha, comunque, qualche pretesa in più rispetto a una semplice ricognizione dei problemi e si presenta come un programma di legislatura sul tema del lavoro che il nuovo Governo intende affrontare con decisione per lasciare una propria impronta rispetto alle scelte del passato.
Il significato del Libro bianco, per il tipo di soluzioni prospettate pur senza entrare nel merito, ha infatti scatenato le reazioni più vivaci delle parti sociali divise nei giudizi. In estrema sintesi, il documento analizza l'evoluzione del mercato del lavoro in una prospettiva europea, arrivando alla conclusione che il tradizionale impiego dipendente oggi si combina con molte altre formule e, quindi, si deve cominciare a ragionare in un'ottica di nuovi lavori. Ecco perchè vanno affrontate, senza ideologie e preconcetti, forme innovative a livello contrattuale (per esempio i rapporti individuali, quelli a intermittenza o a progetto) più facilmente adattabili alla veloce trasformazione del sistema economico. Ma il Libro bianco indica una doppia svolta: da un lato il federalismo del mercato del lavoro e, dall'altro, il superamento della concertazione rimpiazzata dal dialogo sociale.
Sono questi i nervi scoperti del confronto e quelli che rischiano di provocare fratture e divisioni all'interno dei confederali. I sindacati, infatti, avvertono che dopo quasi 10 anni di protagonismo si possa fare a meno del consenso da raggiungere a tutti i costi. Come ha ripetuto il Ministro del Welfare, Roberto Maroni, al recente convegno degli industriali di Capri, la concertazione si è rivelata un rito inefficace e uno strumento superato; meglio la strada del dialogo sociale, cercando di volta in volta il consenso delle parti e, comunque, l'ultima parola spetta al Governo che non vuole essere ostaggio di alcun interlocutore.
Adesso spetta al sindacato dare dimostrazione di modernità e capacità riformista di adattarsi a un nuovo quadro. Un'esigenza accelerata dalle conseguenze dei tragici fatti americani dell'11 settembre, perchè le prospettive di ripresa economica si allontanano e se, prudentemente ci si attesta sulla linea di un rallentamento, non sono pochi quelli che cominciano a pronunciare quella brutta parola che si chiama recessione. E proprio perchè l'Italia è l'anello debole del sistema internazionale, se non si affrontano e risolvono in fretta i nodi strutturali si rischia davvero di perdere il treno della competitività.
Adesso la palla passa ai confederali che sulle ipotesi di lavoro aperte dal Libro bianco mostrano sensibilità differenti. A nessuno piace, ovviamente, perdere posizioni da protagonista ricoperte per tanti anni, ma i tempi stanno cambiando. La Cgil continua ad alzare barricate sul metodo concertativo e boccia senza appello tutte le ipotesi avanzate nel Libro bianco. Anche Cisl e Uil difendono la concertazione, ma non si tirano indietro di fronte al nuovo. In particolare, il sindacato di Savino Pezzotta è pronto a discutere su lavoro e contratti affascinato anche dal debutto della partecipazione in azienda, come indicata dal Libro bianco, un vecchio cavallo di battaglia della confederazione.
Il confronto ai nastri di partenza (sarà più tecnico e meno plenario rispetto al passato) esprimerà una parola definitiva sulla tenuta dell'unità sindacale e sui risultati del dialogo sociale lanciato da Maroni.
Cgil, Cisl e Uil fanno, invece, fronte comune sul versante delle pensioni e così hanno ribadito il no al Governo che vuole stringere i tempi della riforma e tagliare il traguardo entro il 15 novembre anche a costo di ricorrere alle deleghe. Quello della riforma previdenziale è, senza dubbio, il tabù più difficile da far cadere perchè tutto il sindacato continua a negare l'urgenza di mettere mano a un sistema non più sostenibile. Una conferma è arrivata dal Rapporto della Commissione Brambilla (prende il nome dal sottosegretario al Welfare) che suggerisce di accelerare la cosiddetta fase transitoria della riforma Dini e individua quattro priorità: elevare l'età di pensionamento, spianare subito la strada alla previdenza integrativa, estendere il metodo contributivo, rafforzare il processo di armonizzazione per eliminare le residue sacche di privilegio. Come nel caso del lavoro, anche sul versante previdenziale il sindacato è chiamato a esprimere una capacità innovativa, abbandonando vecchi atteggiamenti conservatori.

10/18/2001

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