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Carlo Borsani: le prospettive della sanità lombarda

Il 16 aprile scorso Carlo Borsani, milanese, 55 anni, è stato rieletto al Pirellone. Consigliere regionale dal 1992, con il suo slogan "a sanità funziona" ha voluto lanciare un messaggio positivo e allo stesso tempo ha fornito un'indicazione coraggiosa.
Mentre la battaglia sulla "devolution" è addirittura finita alla Consulta, si comincia, intanto, a progettare il futuro della sanità lombarda.

Come intende applicare nei prossimi cinque anni la riforma sanitaria?
"Per la prima volta la Lombardia adotterà un piano sanitario regionale che verrà approvato quanto prima. Contemporaneamente codificheremo l'organizzazione sanitaria contenuta nella legge regionale e tutti gli intendimenti adottati per garantire a ogni cittadino la libertà di scelta, la puntualità e l'efficienza nelle diverse richieste di intervento.
Allo stesso modo interverremo per migliorare i livelli assistenziali prestando il massimo dell'attenzione ai bilanci e alle spese che dovranno essere sostenute”.

Sanità pubblica e sanità privata: molti esperti sostengono che in Lombardia si stia affermando una sorta di oligopolio in campo sanitario. Un forte polo pubblico si affiancherebbe a una sanità privata nelle mani di pochi. Che ne pensa?
"Livelli qualitativi di assistenza e libertà di scelta rimangono alla base della nostra organizzazione e si collegano soprattutto al meccanismo di competitività.
Non vedo, nell'immediato, un pericolo nella tendenza al costituirsi di monopoli.
E' essenziale, invece, la realizzazione di una buona gestione della sanità.
Le strutture pubbliche e private devono lavorare con attenzione e soprattutto pensare al benessere dei cittadini e dei pazienti”.

Una probabile "devolution"in materia sanitaria, sempre ammesso che la Consulta lo consenta, dovrebbe in qualche modo cambiare radicalmente i rapporti tra centro e periferia anche in campo sanitario. E' d'accordo?
"Auspico un superamento dei rapporti difficili con Roma. Con il Ministro Veronesi c'è un rapporto basato sul confronto tecnico e non sul conflitto pregiudiziale.
Ma abbiamo bisogno di un federalismo illuminato, capace di allontanare le divisioni e favorire autonomie di scelta nelle specificità delle regioni e delle loro necessità.
La Lombardia ha già intrapreso questa strada, soprattutto in materia sanitaria”.

02/15/2001

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