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A proposito di tasso di disoccupazione (anche in provincia di Varese)...

Si sa che l'affidabilità delle statistiche inerenti il mercato del lavoro presenta diversi problemi. Tra le fonti più rilevanti possiamo citare la Rilevazione Trimestrale delle Forze di Lavoro dell'ISTAT, vale a dire un'indagine campionaria che prevede la somministrazione diretta di un questionario a singoli individui, oppure quelle basate sulle iscrizioni alle liste degli uffici di collocamento da parte di coloro che cercano un'occupazione.
I risultati emergenti da queste due diverse fonti sono soggetti ad una forte discrepanza, che tendenzialmente è venuta ad accrescersi in questi ultimi anni.
Una conferma eclatante di questo divario emerge dalla ricerca condotta dal Ministero del Lavoro.
I risultati di tale indagine ci invitano, in particolare, a una riflessione sui dati riguardanti il tasso di disoccupazione in provincia di Varese.
Pur non potendo ovviamente rapportare il risultato di tale ricerca (svolta a livello nazionale) in un ambito più ristretto qual è quello provinciale, una breve analisi dei dati disponibili ci invita senza dubbio ad una discreta cautela nella lettura degli stessi.
Secondo l'Indagine trimestrale delle forze di lavoro dell'ISTAT, il tasso medio di disoccupazione in provincia di Varese nel 1999 - al 33° posto fra 103 province italiane in base ad uno studio Svimez - è stato pari al 5,6%, corrispondente ad un numero complessivo di persone in cerca di lavoro pari a 21.000.
Come si vede dalla tabella 1, si tratta di una disoccupazione prevalentemente giovanile, concentrata nella fascia di età 15-29 anni.
I dati derivanti dall'analisi dei dati del Collocamento in realtà sono molto superiori.
Considerando la media dei primi dieci mesi del 1999, il totale degli iscritti alle liste di collocamento era pari a 51.005, di cui 36.971 (pari al 72,5%) risultavano essere disoccupati e 12.393 (pari al 24,3%) erano in cerca di prima occupazione.
Il dato relativo agli iscritti ufficialmente "non disponibili" era pari al 3,2%. Inoltre, sempre sul totale degli iscritti, il 4,5% risultava con una occupazione part-time che prevedeva meno di 20 ore settimanali e il 3,7% era occupato con un contratto a tempo determinato con durata inferiore ai 4 mesi.

Per quanto riguarda invece la suddivisione per classi di età, la tabella 2 mostra, pur con una suddivisione diversa rispetto a quella disponibile per l'ISTAT che non permette una confrontabilità tra i dati, una quota di iscritti relativamente elevata per le fasce di età fino ai 29 anni.
Esistono quindi notevoli discrepanze tra le due diverse fonti di dati, che però, alla luce dei risultati della citata inchiesta del Ministero, vanno certamente ridimensionate.
Sarebbe senza dubbio interessante andare a vedere il grado di applicazione delle stime nazionali al contesto provinciale, studio che potrebbe essere svolto in un altro momento.
D'altro canto, le ragioni della superiorità numerica del dato amministrativo rispetto a quello statistico sono note. I dati del Collocamento, essendo di carattere puramente amministrativo, non sono costruiti su criteri e su definizioni di natura statistica, e quindi sono in un certo senso più fragili.
Inoltre, si sa che attualmente non è affatto automatica (e quindi neanche obbligatoria) la cancellazione dalle liste nel momento in cui si trova una occupazione e le operazioni di ripulitura dei dati conseguenti al cambiamento dello status di un lavoratore prima disoccupato avvengono con cadenze sempre più lunghe.


Tabella 1 - Tasso di disoccupazione in Provincia di Varese, per classi di età, media 1999 (dati provvisori)
Classi di età / Tasso di disoccupazione
15 - 24 anni 19,2 %
25 - 29 anni 14,0 %
30 - 64 anni 2,9 %
15 - 64 anni 5,7 %
TOTALE 5,6 %

Fonte: ISTAT, Rilevazione Trimestrale delle Forze di Lavoro
Tabella 2 - Iscritti al Collocamento per classi di età in Provincia di Varese (media sui primi dieci mesi del 1999)
Classi di età / quota sul totale di iscritti
< 25 anni 28,6 %
25 - 29 anni 14,0 %
30 anni e oltre 57,4 %

Fonte: Divisione Provinciale del Lavoro

Inoltre, sono possibili delle duplicazioni nelle iscrizioni, per cui un individuo può essere iscritto contemporaneamente in diversi Uffici del Lavoro.
Per non pensare poi al fatto che una larga quota di iscritti effettua l'iscrizione anche in tempi precedenti rispetto alla sua reale intenzione di cercare un lavoro, in modo da allungare la durata dell'iscrizione stessa e quindi godere di possibili benefici ad essa legati.

D'altronde, partendo proprio dalla consapevolezza di questi (ma anche di altri) limiti, è ormai avviata una riforma radicale dei Servizi per l'Impiego volta ad affinare i criteri informativi dei singoli individui in un contesto di valorizzazione e di rafforzamento dell'efficacia delle politiche del lavoro svolte a livello decentrato.
L'implementazione di tale riforma, che comprenderà anche la creazione di nuovi sistemi informativi, permetterà certamente un miglioramento nella qualità dei dati disponibili.

05/08/2000

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