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Joe Isaac il trascinatore: un americano a Castellanza

L'ex campione e poi allenatore di basket, noto per la sua capacità di coinvolgere i giovani, "ingaggiato" per le attività extradidattiche della Residenza dell'Università Cattaneo

Dai campi di basket di mezza Europa a un elegante ufficio nella palazzina centrale dell'Università Carlo Cattaneo. A undici anni dalla loro ultima esperienza insieme in una squadra di pallacanestro (nella Ranger Varese edizione 1988/89 l'uno era l'allenatore, l'altro il playmaker) la coppia Joe Isaac-Dino Boselli si è ricostituita a Castellanza: entrambi si occupano di promuovere e organizzare le attività extradidattiche, dallo sport alla cultura e la musica, per i 2.600 studenti divisi nelle tre facoltà di Economia, Ingegneria e Giurisprudenza.
"E' un'esperienza molto interessante -spiega Joe Isaac, che dopo qualche anno d'America quale consulente finanziario, è appena ritornato a Varese, la città di sua moglie Silvana e dove è nato suo figlio Francis, oggi dodicenne- Finalmente anche in Italia c'è un'università di stampo americano, con una residenza interna all'ateneo che non ha nulla da invidiare ai campus d'oltreoceano e con un'attività che vuole abbinare i momenti didattici, con le lezioni in aula e gli stage in azienda, ai momenti di crescita sociale dei giovani, con attività culturali e sportive".

Dino Boselli annuisce: lui vive l'esperienza dell'Università Cattaneo ormai da più di tre anni, subito dopo aver terminato quella di Assessore allo Sport della Provincia di Varese. "Nel nostro paese generalmente mancano le strutture per permettere un coinvolgimento totale degli studenti nella vita universitaria: qui a Castellanza invece siamo decisamente all'avanguardia. Il nostro campus, inaugurato l'estate scorsa, per esempio dispone di attrezzature informatiche di altissimo livello. Studenti giapponesi che abbiamo ospitato per un seminario ne sono rimasti ammirati: neppure da loro esistono apparecchiature così avanzate. Crediamo molto in questo progetto. L'arrivo di Joe con il suo entusiasmo e la sua capacità di coinvolgere le persone ci può aiutare a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati".
Del resto, Isaac può portare a Castellanza i frutti di un'esperienza che più volte lo ha visto impegnato in tal senso negli Stati Uniti. Subito dopo aver terminato la carriera di giocatore -nella seconda metà degli anni Sessanta con i suoi m. 2.00 fu un formidabile realizzatore nei quintetti dell'All'Onestà, allora la seconda formazione di Milano, mentre nel 1970 vestì la casacca dei New Jersay Nets, la squadra della lega professionistica ABA dove poco dopo avrebbe debuttato Julius Irving- Isaac conseguì un master di consulente nell'educazione alla Saint John's University di New York. Ritornò alla sua "alma mater", quella Iona University dove si era sviluppata la sua carriera universitaria di cestista, per mettere a frutto una prima volta le conoscenze acquisite. Ancora nella prima metà degli anni Ottanta, in attesa dell'avventura italiana come allenatore sulle panchine di Varese, Reggio Emilia e Napoli, Joe fu chiamato a seguire il processo di nascita di una high school a Long Island, sempre nell'area di New York.

Uno sportivo di successo, quindi, ma anche una persona che vanta un curriculum di tutto rispetto in campo educativo e, soprattutto, un grande motivatore di giovani. "Vedi, non penso che noi americani abbiamo scoperto qualcosa di nuovo -ci racconta con il suo volto sempre sorridente e da cui promana un contagioso ottimismo- Nelle nostre università non abbiamo fatto altro che mettere in pratica un vecchio detto latino: mens sana in corpore sano. Io credo che un'azienda sia interessata a scegliere dei dipendenti giovani che abbiano dimostrato di essere non soltanto dotati di buone conoscenze teoriche ma che abbiano anche molti interessi al di fuori di quelli strettamente scolastici e che, soprattutto, siano in grado di svolgere un buon lavoro di gruppo. Esattamente come deve succedere in una squadra di pallacanestro".
Il primo impegno è stato quello di avviare un dialogo proficuo con gli studenti ospiti del campus.
"Sto parlando con ognuno di loro; mi sembrano molto interessati: stanno incominciando ad apprezzare la possibilità di svolgere una proficua attività extradidattica. Ne è una conferma il successo che abbiamo ottenuto nel reclutare giocatori per una squadra di basket che qui in provincia di Varese partecipa a un campionato amatoriale. Questo però vale anche per gli altri sport o le tante iniziative culturali che stiamo promuovendo". Insomma, per Joe Isaac anche nel mondo universitario l'oceano si sta restringendo?
"Ma la vita è uguale dappertutto: al di qua e al di là dell'Atlantico!
Basta avere una mentalità aperta: è questa l'unica, vera condizione necessaria per operare in modo proficuo ovunque".

03/06/2000

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