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I problemi pratici dell'ospedale

Ne parla il Direttore Sanitario, Fabio Banfi.

Fabio Banfi, nato a Milano e varesino d'adozione, dal 15 gennaio 2000 ricopre l'incarico di Direttore Sanitario dell'Azienda Ospedaliera Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi, dopo aver svolto per due anni analoghe funzioni presso l'Azienda Sanitaria Locale della provincia di Varese.
Laureato in Medicina e Chirurgia, con diploma di specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva, ha seguito un corso di perfezionamento in management presso la Scuola di Direzione Aziendale dell'Università Bocconi di Milano.
Fabio Banfi è anche professore a contratto presso l'Università degli Studi dell'Insubria, Facoltà di Medicina e Chirurgia.

Ci spiega in breve quali sono i suoi compiti?
Coadiuvare il Direttore Generale nella funzione di alta amministrazione e direzione strategica.
Inoltre, in line alla direzione sanitaria sono posizionati i dipartimenti sanitari, componenti essenziali dell'assetto organizzativo dell'Azienda.
In estrema sintesi credo si possa affermare che, in seguito al perfezionamento del processo di aziendalizzazione, la direzione sanitaria, oltre a soddisfare compiti riguardanti le peculiari competenze igienistico-organizzative, tende a caratterizzarsi come "direzione di produzione" in grado di orientare con maggiore incisività il mix di volumi e tipologie di prestazioni, modelli assistenziali e politiche di cessione dei risultati delle attività ospedaliere.

Quali problemi più comuni è chiamato ad affrontare quotidianamente?
Sono riflessi di problematiche più generali, purtroppo endemicamente presenti in una realtà ospedaliera così complessa come la nostra.
In pillole: contenere l'impatto negativo sull'attività dei reparti degli effetti correlati all'emergenza infermieristica; coniugare le esigenze delle aree di degenza con quelle dei servizi diagnostici, al fine di evitare giornate di degenza incongrue; gestire le criticità generate dalla sofferenza dell'area radiologica, strettamente legate alla contrazione della dotazione organica di specialisti del settore, definendone le priorità di intervento; governare la continua pressione del Pronto Soccorso sui reparti di degenza; garantire la corretta programmazione di infrastrutture ad alta intensità di costo quali le sale operatorie, adottando soluzioni organizzative finalizzate a rendere maggiormente disponibili risorse professionali in ambito anestesiologico, dove si registra una preoccupante flessione.

Ritiene sufficienti, rispetto al bacino d'utenza, i numeri di posti letto disponibili nei cinque istituti ospedalieri?
Il numero dei posti letto è, sotto il profilo meramente quantitativo, sufficiente. Il tasso di ospedalizzazione nel nord della provincia, dove esistono i nostri presidi, è significativamente inferiore al parametro di riferimento nazionale e regionale di 160 ricoveri per 1.000 abitanti. Ciò è indice di un appropriato utilizzo delle strutture ospedaliere e di una buona rete assistenziale.
Tuttavia, un'azienda ospedaliera come la nostra, fortemente radicata sul proprio ambito territoriale, ma con una vocazione implicita ad intercettare una quota di domanda sanitaria extra-provinciale e regionale, ha la necessità di perseguire con coerenza una riorganizzazione complessiva della propria capacità d'offerta.
E' questo il percorso avviato con l'approvazione dell'aggiornamento del piano strategico triennale e con i recenti interventi finalizzati ad aumentare la disponibilità di posti letto in aree particolarmente critiche, come le terapie intensive.

Qual è la media dei tempi d'attesa per un esame o una visita specialistica?
Le prestazioni di laboratorio sono ad accesso diretto. Le visite specialistiche nel 95% dell'erogato rientrano nei termini di riferimento regionale. Sono oltre il termine solo alcune nicchie di specialità: oculistica (media 40 gg.), reumatologia (media 50 gg.), endocrinologia (media 60 gg.). Gli esami strumentali rientrano nei termini regionali per il 94% delle prestazioni erogate, con criticità nelle seguenti aree: ecografia cardiaca, colonscopia, gastroscopia, interventi di oculistica, ecografia mammella, articolare e transrettale, con tempi di attesa variabili da 40 a 90 giorni.

Tali liste d'attesa possono essere ridotte?
Sì, da un lato ricorrendo ad una verifica sull'appropriatezza delle richieste, attraverso l'istituzione di percorsi diagnostico-terapeutici, dall'altro aumentando la capacità dell'offerta implementando l'utilizzo di leve incentivanti e ottimizzando le modalità di utilizzo delle attrezzature e delle tecnologie disponibili. Su questi versanti è stato avviato un proficuo confronto con i professionisti ospedalieri ed i medici di medicina generale che auspico darà a breve termine i suoi frutti.

Funziona la sperimentazione delle visite prenotabili in farmacia?
La sperimentazione funziona, anche se i volumi osservati sono ancora esigui a causa del ridotto campione individuato e dell'informazione ai cittadini non completamente matura.

03/15/2001

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