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Una “strada” chiamata Naviglio

In bicicletta da Turbigo a Boffalora, percorrendo le alzaie del Naviglio Grande.


“Va là ca la cur, va là ca la cur!” grida il barcaiolo al suo compagno, mentre il barcone che porta Maddalena e Stefano in viaggio di nozze a Milano riprende a correre (“Stai attento che corre!”) trasportato dalla corrente…
Riprendiamo la battuta da “L’albero degli zoccoli”, indimenticabile capolavoro di Ermanno Olmi che, se ricordiamo per la seconda volta in questa parte della rivista, dopo il servizio di qualche mese fa su Brinzio, è perché… il destino ci è venuto incontro in quest’angolo incantato del Parco del Ticino.
E’ stata una sorpresa, infatti, individuare per puro caso il pontile utilizzato sul set del film, intanto che pedalavamo tranquilli lungo l’Alzaia Naviglio Grande. E non si è trattato certo dell’unico incontro gradito. Ma andiamo con ordine.
Questa e la prossima puntata del nostro peregrinare a piedi e su due ruote in vostra compagnia sono appunto dedicate alla pista - quasi tutta ciclopedonabile e asfaltata - che costeggia il navigium dei milanesi, così come viene ricordato in tardo latino da un documento datato nientemeno che 1187: a due passi da Varese, Milano e Novara, un’oasi fluviale davvero incantevole.
Come dire che da oltre ottocento anni si può andare in barca dal Ticino (addirittura prima che entro in territorio italiano) fin sotto la Madonnina.
Oggi vi consigliamo il tratto iniziale di dieci chilometri (più dieci al ritorno) che, in pendenza pressoché nulla, parte da Turbigo e arriva sino a Boffalora.
Una passeggiata adattissima alla famiglia intera, oppure a chi vuole sciogliersi i muscoli… ma con poca fatica.
Si può scegliere di andare a piedi, ma in bici è meglio: non ci sono salite, non c’è traffico, l’ombreggiatura è abbondante. Giungendo dalla superstrada della Malpensa e giunti al cartello di Turbigo, non entrate in paese, ma proseguite diritti costeggiando il canale; al semaforo, cercate il posto per l’auto (esiste un piccolo parcheggio di fronte a voi, in via Coni
Zugna angolo via Volta, dov’è pure una fontanella di acqua potabile per il primo rifornimento). Poco discosta dall’incrocio si diparte via Bonomi: cento metri più avanti imboccate l’Alzaia (pista ciclopedonabile e sentiero E1, quello che dal Nord Europa discende lo Stivale). Vi sembrerà subito di entrare in un mondo dove l’orologio è tornato indietro, il traffico un ricordo, l’inquinamento un pensiero lontano.
Fra campi coltivati a granturco, tipiche case coloniche di pescatori (generazione ormai scomparsa), belle ville ristrutturate (altri piccoli particolari li scoprirete da soli), sarete dopo un chilometro e mezzo alla centrale idroelettrica (oltre lo sbarramento c’è sempre chi si allena in canoa) e, appena oltre, in località Padregnana di Robecchetto con Induno, col ristorante sulla sinistra (vedi box) e un ponte in pietra del 1595 che dovrete scavalcare sulla destra.
Un altro mezzo chilometro e transiterete accanto ad un cippo in ricordo di quattro partigiani uccisi nell’ottobre ’44: nei pomeriggi assolati è facile incontrarvi gruppi di pensionati che giungono fin lì per sfidarsi nell’ennesima partita a briscola. Ora siete soli, voi e il Naviglio, di là boschi, di qua campi. Ma ecco già in lontananza due specie di torri che annunciano
Villa Clerici, decaduta dimora nobiliare: proprio all’angolo sud noterete il porticciolo-lavatoio utilizzato come set, di cui si diceva all’inizio, con la bella rizada che lo collega a Castelletto di Cuggiono. Giunti al ponte con l’osteria sulla destra (vedi box), proseguite diritti fino a Bernate (un altro quarto d’ora di pedalata) e in cinque minuti a Boffalora, località famosa per il suo “barchett” (un esempio staziona nei pressi del ponte, davanti alle scuole). A questo punto la pista prosegue verso Magenta, Abbiategrasso e Milano (rimangono da coprire circa 40 chilometri dei 50 che misura il Naviglio da Tornavento alla metropoli), per cui vedete voi come comportarvi.
Il percorso è sempre pulito, quasi interamente riservato e rilassante, ma noi preferiamo tornare indietro e rifare la strada a rovescio: vi sembrerà di percorrerla per la prima volta, perché la prospettiva davanti a voi è del tutto differente. E poi c’è la sosta al ristorante che vi aspetta…

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04/19/2001

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