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Cultura e imprese: verso una nuova forma di partnership

A colloquio con Emma Zanella, Direttore della Civica Galleria di arte moderna di Gallarate.

Non ha mezzi termini Emma Zanella, 38 anni, laureata e specializzata in storia dell’arte contemporanea e museologia, dal 1999 alla guida della Civica Galleria di arte moderna di Gallarate: quello che serve è un cambiamento radicale, a cominciare dalla creazione di un rapporto del tutto nuovo con il mondo dell’economia locale, per continuare con la realizzazione della nuova sede del museo di arte contemporanea, che acquisterebbe così maggiore appeal per eventuali sponsorizzatori.
La Galleria di arte moderna di Gallarate, nata nel 1950 e aperta nel 1966 in occasione della VIII edizione del Premio Arti Visive "Città di Gallarate", rappresenta un valido esempio di collaborazione tra arte e impresa. Dagli inizi degli anni ’80, mentre il premio ha continuato la sua attività biennale finalizzata all’incremento del patrimonio museale, il museo ha sviluppato un’attività autonoma e crescente fatta di esposizioni personali e collettive, corsi di formazione, laboratori didattici per le scuole, visite e conferenze.
Il museo gallaratese è, con la sua collezione permanente di circa 3.050 opere, uno dei più importanti in Italia. Fin dal principio alcuni imprenditori locali hanno dato un contributo, prima per la realizzazione del Premio Arti Visive, e poi per il sostegno alle mostre organizzate durante l’anno.
Quali sono le forme di sostentamento del museo e come si attua l’intervento da parte degli imprenditori locali?
"La Galleria è sostenuta al 70 per cento dal Comune, al 20 per cento dalla Regione e al 10 per cento dalle attività proprie, come i laboratori, e dagli sponsor. La sponsorizzazione da parte delle imprese entra di solito in gioco dell’organizzazione delle esposizioni temporanee. Una mostra comporta costi che variano molto: a parte l’utilizzo del personale interno, ci sono le spese per i cataloghi e per la promozione dell’evento. A titolo esemplificativo si va da un minimo di 30-40 milioni a un massimo, per le esposizioni più complesse, di 200 milioni".
In che modo procedete per la ricerca degli sponsor?
"A parte i casi in cui, per un legame con l’autore, gli sponsor intervengono di loro iniziativa, in tutti gli altri casi occorre ogni volta ricominciare da capo nelle ricerca dei finanziatori, con un percorso estenuante in cui si disperdono tempo ed energie".
Sembra di capire che ci sarebbe il modo di evitare questo percorso?
"La soluzione è contenuta in due semplici parole: ‘ museale’, una formula oggi già adottata da altre realtà lombarde. Si tratta di optare per una delle diverse forme giuridiche in cui, pur rimanendo il comune proprietario del museo e delle opere, e quindi anche principale responsabile delle stesse e della loro tutela e valorizzazione, una cordata di sponsor si fa carico, in modo permanente, della gestione pluriennale delle attività programmate con un certo anticipo".
Quali vantaggi reciproci presenta questa soluzione?
"In questo modo si ottiene un rapporto costante a vantaggio non solo della Galleria, ma anche del privato che, in cambio del suo investimento in cultura, ha un ritorno in termini di immagine e di prestigio. Che la nuova formula possa funzionare è dimostrato da alcuni esempi come i musei di Milano, per i quali è stata scelta la formula della fondazione di partecipazione e Bergamo, dove la galleria di arte moderna si è trasformata in associazione con la partecipazione di soci privati".
La attuale sede di viale Milano non sembra possedere le caratteristiche di appeal necessarie ad attrarre sponsor privati. Basti pensare che, per mancanza di spazi, solo il 10 per cento delle opere è esposto a rotazione…
"La realizzazione della nuova sede è un passo necessario per coinvolgere economicamente imprese e investitori privati. Il progetto esiste già e riguarda la zona antistante l’attuale sede, occupata da un parco e da un insediamento di archeologia industriale. Purtroppo ci sono stati dei ritardi e ci si augura che si possa presto cominciare a fare passi in avanti".
Una struttura moderna ed efficiente sarebbe sufficiente a far crescere il numero di visitatori fino ai livelli registrati per esposizioni di risonanza nazionale?
"Una sede prestigiosa e rispondente agli standard internazionali dei musei potrà ampliare i servizi presenti e accogliere anche eventi in grado di attrarre centinaia di migliaia di visitatori. Si pensi a Treviso o a Martigny, città piccole, ma rivitalizzate, anche economicamente, dalla presenza di musei e mostre. Si potrebbe lanciare l’idea di un polo di arte contemporanea in provincia di Varese, dove ci sono ben 17 spazi espositivi di arte moderna e contemporanea. La nostra Galleria, accanto a Villa Panza di Biumo, al museo Parisi di Maccagno e alla Fondazione Bandera di Busto, sono solo alcuni esempi di un ricco patrimonio che, se valorizzato, potrebbe attirare visitatori da tutta Italia".

10/18/2001

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