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Gli inventori della Concertazione

Nel settembre 1909 un raduno dei rappresentanti delle varie "Pro", antesignane della attuali Pro loco, anticipava quella che, oggi, viene definita "Concertazione". Tutti uniti per valorizzare turisticamente un comune patrimonio: il lago Maggiore.

Barche al porticciolo di LuinoGrande, la stagione di ultimo Ottocento e primo Novecento sul Verbano, per le associazioni locali. Fiorirono le SOMS (Società Operaie di Mutuo Soccorso tra lavoratori), risposta alla necessità di tutelarsi e tutelare le famiglie da situazioni incerte; nacquero, tra benpensanti e ricche famiglie i club nautici e le società delle regate; si misero le mani alle tasche e ai portafogli per edificare teatri e sale da concerto; le stesse ville private sovente ospitarono soirée di artisti, villeggiature di pittori e salotti culturali e mondani; è impossibile dimenticare le grandi esposizioni florovivaistiche, patrocinate dalla neonata - e poi gloriosa - Società Orticola Verbanese.
In questa temperie culturale fu spontaneo il ben radicare di un fenomeno che risponde al nome delle "Pro". Le odierne "Pro loco" forse ignorano di aver avuto blasonatissime antenate; talune fondàtesi proprio negli ultimi anni di quell'Italia umbertina che con tutti i difetti e limitazioni che in essa possiamo oggi riconoscere e leggere, certo non mancò di spunti e idee.
Come, all'indomani del fatidico anno Mille, "l'Europa si coprì di un manto di chiese"... in quegli anni a cavallo di due secoli il Verbano si coprì... di un manto di "Pro". Sicché indicendosi a Stresa il primo congresso delle "Pro" verbanesi, per degnamente festeggiare il decimo anniversario (11 settembre 1909) della fondazione della "Pro Stresa", saltava all'occhio di tutti i presenti come motivo conduttore, da un capo all'altro del Verbano, da una sponda all'altra (lombarda, piemontese, ticinese), fosse una voglia, una necessità di "concertazione".
Banditi i campanilismi, allora come oggi, la necessità era chiara: si sentiva il bisogno di "concertare" le comunicazioni ferroviarie e lacuali (ne parlò il professor commendator Giuseppe Cuboni, della "Pro Suna", deplorando "che sulla linea Novara-Pino, costruita per servire di grande linea internazionale non vi [fossero] treni celeri e che tutto il movimento sia concentrato sulla linea Chiasso-Como-Milano; che sulla linea del Sempione non vi [fosse] un servizio di vagoni diretto fra Roma-Domodossola-Parigi").
Si intuiva che erano necessarie buone comunicazioni fra Verbano e Cusio (ne parlò l'ing. cav. Antonio Pestalozza della "Pro lago D'Orta").
L'avvocato e scrittore Renzo Boccardi, fondatore del Museo del Paesaggio, a nome della "Biblioteca Popolare d'Intra" auspicava poi la costituzione di un "Consorzio Verbanese delle Biblioteche Popolari", mentre il direttore della rivista "Verbania", a nome della "Pro Belgirate", parlava della "Pro paese e la sua missione di propaganda a favore dell'industria dei forastieri" (... come dire - con gergo opportunamente rimodernato - "l'industria turistica").
Il cavalier Cesare Viglienzoni, consigliere provinciale di Cannobio e in rappresentanza della "Pro" di quell'antico borgo, parlò dell'"azione delle "Pro" verbanesi a favore degli interessi generali della regione verbanese"; il gran manto, dove trovavano posto le singole perle (le locali "Pro") si era composto convenientemente; un manto unitario formato dalla "Pro Verbano", fondata dalla lungimiranza di un manipolo di spiriti eletti, capitanati da nobili (si notava il conte Giberto VII Borromeo Arese, vero nume tutelare di molte 'imprese' culturali dell'epoca), letterati, artisti. Quegli stessi che avrebbero dato origine a varie iniziative: si pensi alla Prima Esposizione Internazionale dei Fiori all'Isola Madre (aprile-maggio 1921), o alle regate del Reale Verbano Yacht Club degli anni '20, o alle feste della "Pro Montibus" o le azioni a favore della realizzazione del canale barcheggiabile di Mergozzo... per dirne solo alcune.
Una concertazione di sforzi, una solidarietà che stupisce ancor oggi, epoca di ben maggiori disponibilità finanziarie e tecnologiche. Da questi nostri predecessori, perdutamente innamorati del Verbano, non abbiamo dunque se non da imparare.

05/05/2005

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