Varesefocus.
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
Varesefocus

 
 

Resto del mondo: problemi scottanti

Un impianto eolico di produzione di energia elettrica
Da Occidente a Oriente gli aumenti delle materie prime si fanno sentire. Con preoccupazione condivisa. Lo sottolineano da tempo sia l'Agenzia Internazionale dell'Energia, che rappresenta gli interessi dei Paesi industrializzati dell'Ocse, sia la stessa Casa Bianca.
Per quest'ultima i timori non sono di poco conto: gli Usa da soli consumano quasi un quarto del petrolio mondiale. Giocherebbe anche un fattore psicologico: i periodi di recessione americani sono sempre stati preceduti da uno shock dovuto ai prezzi dell'energia e negli ultimi 5 anni il prezzo si sarebbe quintuplicato (con numeri da capogiro per 13 milioni di barili importati al giorno). Oggi numerosi fattori, tra cui la diversificazione delle fonti, lo sganciamento del gas dai prezzi del petrolio, l'aumento del ricorso al nucleare, pongono un argine, almeno temporaneo, alla recessione, ma l'economia rallenta.
Il quadro mondiale, comunque, non è monocromatico: le variabili sono tante, dalla dipendenza più o meno forte dalle importazioni, all'incidenza delle tasse sul prezzo finale. Lo dimostrano, ad esempio, le differenze all'interno dell'Unione Europea. La relazione annuale 2007 dell'Autorità dell'Energia aiuta a delineare un quadro dei prezzi, prendendo in considerazione 3 tipi di utenza, quella casalinga, quella delle piccole imprese commerciali e industriali e quella delle medie industrie. Per queste categorie, l'aumento dei prezzi dell'energia elettrica si manifesta dal 2000, con una crescita più forte dal luglio 2004. Una dinamica su cui ha sicuramente influito anche l'andamento dei prezzi all'ingrosso. Da questa data al luglio del 2006, infatti, i prezzi dell'energia elettrica nelle borse europee di Francia, Germania, Austria e Paesi Bassi segnano incrementi superiori al 150%; più contenuti quelli di Spagna, Scandinavia e Italia.
Per quanto riguarda l'ambito domestico, alcuni paesi, come l'Italia, i Paesi Bassi, la Norvegia e la Germania registrano prezzi netti particolarmente elevati ma anche livello elevato di imposizione fiscale. Sul fronte della tassazione la realtà europea si mostra estremamente variegata. La Danimarca presenta il livello massimo di tassazione (55%) mentre Malta, il Regno Unito e il Portogallo sono i meno "tartassati" d'Europa. I paesi dell'Europa Orientale presentano sia livelli di prezzo sia carichi fiscali inferiori rispetto alla media.
Per quanto riguarda il gas, a partire dal 2000, sulla spinta del petrolio, i prezzi hanno registrato aumenti anche del 60% in tre semestri. La fase di rientro nel biennio 2001-2002 ha riportato i numeri su livelli più contenuti. Nel 2003, si è registrato un aumento accentuato soprattutto per le categorie di consumo industriale. A gennaio 2007 i prezzi hanno raggiunto il massimo storico: le imprese si trovano a pagare il doppio, o anche più, rispetto a quello di inizio periodo. Per quanto riguarda la tassazione, con riferimento al consumo medio domestico annuo di gas naturale, i paesi caratterizzati da un livello più elevato di imposizione fiscale sono Danimarca, Svezia, Italia e Paesi Bassi, mentre Regno Unito e Portogallo si collocano sui valori più bassi d'Europa, intorno al 5%. La Danimarca è il paese più costoso per la fornitura di gas "domestico" con un prezzo più che doppio rispetto alla media. I prezzi delle repubbliche baltiche e dell'Ungheria si collocano, in euro, sui livelli dimezzati rispetto
alla media. Per quanto riguarda le industrie, al gennaio 2007, il prezzo più elevato risultava essere quello pagato dalle imprese tedesche mentre per le Repubbliche Baltiche e la Bulgaria i prezzi si attestavano sui livelli più bassi.

Soluzioni a freddo
Nel settore energetico il nostro paese risente, come visto, della forte dipendenza da idrocarburi importati dall'estero. Negli anni i ritardi nel promuovere soluzioni alternative autonome, nuove tecnologie, infrastrutture adeguate sono dipesi da molteplici motivazioni. Un peso sostanziale, più che altrove, ha avuto sull'opinione pubblica - non sempre sufficientemente informata - l'azione degli ambientalisti e la cosiddetta sindrome Nimby (si faccia pure ma "non nel mio cortile"), mentre all'estero, superati quest'empasse, si è investito e si investe per creare un mix di fonti diversificato.

Questione di nucleo
Ad esempio, una strada chiusa dal 1987 per il nostro Paese è quella del nucleare, bocciato dal referendum popolare. Oggi si chiede da più parti di riaprirla all'interno di un dibattito che spesso non mette in luce tutti gli aspetti di una tecnologia che fornisce un quantitativo di energia che copre il 16% del fabbisogno mondiale di elettricità.
Tra il '97 e il 2004 la produzione di uranio è cresciuta a livello internazionale del 9,6%. All'interno di questo quadro soprattutto il Canada e l'Australia hanno rafforzato la loro attività produttiva (oltre il 51% del totale). Dal punto di vista delle centrali, presenti in 31 paesi, il maggior peso è, invece, rappresentato da Francia e Usa.
Dal punto di vista geopolitico, le differenze sono notevoli. Ad esempio se da una parte la Cina - uno dei più grandi utenti energetici - investe fortemente in questo campo, dall'altra gli Stati Uniti non vedono favorevolmente che in alcune parti del mondo ci si doti di centrali.
Il nucleare è una fonte caratterizzata da costi relativamente bassi e stabili: il che lo rende interessante per la sicurezza dell'approvvigionamento. Dal punto di vista ambientale, anche se rende necessario lo stoccaggio o il trattamento delle scorie, va tenuto presente che comporta basse emissioni. Peraltro, a livello europeo, sono state adottate misure specifiche per la sicurezza.
L'interesse verso le potenzialità dell'atomo, è confermato dall'accordo tra la nostra Enel e la francese Edf l'anno scorso. Il Gruppo italiano parteciperà con una quota del 12,5% al primo impianto di nuova generazione, con un'opzione per i successivi 5. Oltre all'indubbio sviluppo di competenze tecnologiche all'avanguardia, Enel potrà avere accesso, come una sorta di anticipo, alla capacità nucleare francese crescente tra il 2008 e il 2012: l'Italia così conterà su un aumento dell'importazione dalla Francia. Inoltre, potrà partecipare con una quota alle nuove centrali a ciclo combinato realizzate da Edf. Quest'ultima a sua volta avrà la possibilità di partecipare a centrali realizzate da Enel in Europa e nell'area del Mediterraneo.
Molte le voci a favore del nucleare. Nel suo "decalogo" alle parti politiche, la stessa Confindustria indica tre linee d'azione, che implicano la partecipazione a programmi di ricerca e alla realizzazione vera e propria di impianti all'estero e, infine, la costruzione di "impianti nucleari di nuova generazione in Italia verificando anche la possibilità di una compartecipazione utenti-produttori industriali per la realizzazione".

Carbone "pulito"
Ad oggi il 25% di energia mondiale è ricavata dal carbone. Secondo l'Autorità per l'Energia l'andamento di questo mercato risentirebbe fortemente dell'incremento dei fabbisogni dei paesi asiatici in via di sviluppo che, soprattutto nel 2003-2004, avrebbe colto gli operatori impreparati. In questi anni, i consumi mondiali sarebbero cresciuti più delle altre fonti fossili, con un tasso medio annuo del 4,4%. La nuova domanda e lo sviluppo dei bisogni di alcuni tra i principali importatori (Giappone, Corea del Sud, Taiwan) avrebbero rapidamente esaurito la capacità inutilizzata nelle miniere australiane e del Sud Africa, provocando un aumento dei prezzi. Successivamente, questi si sarebbero ristabiliti, grazie all'accesciuta produzione mondiale, per poi risalire nei primi mesi del 2006 e mantenersi alti in corso d'anno: un andamento spiegabile, anche in questo caso, con comportamenti speculativi. Tuttavia, sempre secondo l'Autorità "il carbone rimane di gran lunga la fonte più conveniente con il notevole vantaggio che, diversamente dal gas naturale, i prezzi sono essenzialmente slegati da quelli del greggio". Esemplari i casi di Cina e Stati Uniti, che hanno mostrato un forte interesse per questa fonte.
Oggi poi si torna a parlare di "carbone pulito", un prodotto di ultima generazione, realizzato con una tecnologia che riduce le emissioni inquinanti per la produzione di elettricità. In pratica si userebbe meno carbone per produrre una stessa quantità di energia. Il governo inglese sta per dare il via all'ambizioso progetto di una nuova centrale che rifornirà di energia 1 milione e mezzo di abitazioni. In Italia, invece, se da una parte si chiede il ritorno a carbone di impianti riconvertiti (Confindustria nel "decalogo" cita Tor Valdaliga Nord, Porto Tolle e Vado Ligure), dall'altra suscita grossi timori negli ambientalisti.

Il rigassificatore Edison in costruzione ad Algeciras - Spagna. Sullo sfondo, la Rocca di GibilterraRigassificatori, questi sconosciuti
Se ne parla tanto ma la loro funzione non è sempre chiara, eppure sono fortemente ostracizzati in Italia. In parole povere, i gasdotti sono impianti per riportare la materia prima dallo stato liquido a quello gassoso: sono impianti che permettono di riconvertire i gas liquefatti per poter essere trasportati nelle navi "metaniere" e immetterli sul mercato attraverso la rete distributiva. Sono necessari quando per distanza o per altri motivi l'uso dei gasdotti non è possibile, o comunque non conviene. Nel mondo il gas liquido rappresenta il 27% del totale trasportato.
Per quanto riguarda il nostro paese, dipendente da Russia e Algeria, le opinioni sul tema sono molto discordi. Da una parte la nostra posizione geografica nel cuore del Mediterraneo, crocevia dei gasdotti (anche questi da potenziare), favorirebbe la visione dell'Italia come hub di smistamento e vendita; dall'altra i timori per il rischio di incidenti ne frenano la diffusione. Sebbene siano stati presentati molti progetti, le procedure amministrative rallentano la realizzazione e la messa in opera. Per ora è in funzione a regime solo l'impianto di Panigaglia (La Spezia).
Su questo tema, sintetico e severo il commento di Angeletti della Uil in riferimento alla questione dell'aumento dei prezzi energetici: "I rincari previsti - afferma - sono un regalo di tutti coloro che in Italia si sono opposti alla creazione dei rigassificatori".

04/04/2008

Editoriale
Focus
Economia
Inchieste
L'opinione
Territorio

Politica
Vita associativa
Formazione
Case History
Università
Storia dell'industria
Natura
Arte
Cultura
Costume
Musei
In libreria
Abbonamenti
Pubblicità
Numeri precedenti

 
Inizio pagina  
   
Copyright Varesefocus
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
another website made in univa