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Credito al consumo: tra opportunità e rischi

L'estate passata ha confermato il trend: prenotare un viaggio non è mai stato così facile. Basta affidarsi a un finanziamento. Chi entra in uno store di prodotti tecnologici è subito bersagliato da innumerevoli proposte di rateizzazione. Oggi, in qualsiasi negozio e per qualsiasi prodotto si può acquistare a credito: dall'arredamento, il settore più tipico, al trattamento estetico, secondo criteri personalizzati.
Un fenomeno, quello del credito al consumo, che si aggiunge ai più tradizionali mutui e prestiti per beni immobili o durevoli.
In pratica, si tratta di un vero e proprio contratto che, oltre ad implicare l'impegno vincolante del consumatore-debitore e del venditore-creditore, vede coinvolta una banca o una società finanziaria come intermediario. Oltre ai prestiti finalizzati, ci sono altre possibilità di credito al consumo: i prestiti diretti, le carte di credito revolving, e la cessione del quinto dello stipendio.
I tassi di interesse medi sono vari, ma per lo più vanno dall'8 al 10%. Per i "tempi”, la tendenza che va per la maggiore è quella dei prestiti superiori ai 5 anni. Indubbi i vantaggi per i compratori: il credito permette di accedere ad un bene o servizio senza frustrazioni e consente una gestione del budget libera e diversificata. Aumentando temporaneamente la capacità di spesa, permette alle famiglie di mantenere inalterati i consumi anche in periodi di scarsa liquidità. Per imprese produttrici e venditori, è un ottimo strumento di promozione e un valore aggiunto. Tra l'altro, è un metodo per favorire l'impulso all'acquisto di beni non primari, ma con un alto valore di gratificazione per il compratore. D'altro canto, però, come sottolineano le associazioni dei consumatori, è bene non sottovalutare oltre alle potenzialità, i rischi. A volte, quello che sembra un vantaggio per il cliente, può risultare uno specchietto per le allodole: campagne di marketing che puntano sul beneamato "tasso zero”, nascondono minuscole clausole che rivelano alte spese di apertura contratto. E il consumatore rischia di essere un po' superficiale, facendo male i conti. Errore che eviterebbe con il denaro contante. Peraltro, per la controparte, non è inesistente il rischio di incapacità di far fronte al pagamento da parte dei debitori. Se in America le società che emettono carte di credito si sono viste costrette a cancellare nel 2007 un terzo in più dei crediti perchè non esigibili, in Italia cresce l'attenzione. Lo stesso osservatorio Assofin ha messo in guardia dal rischio di insolvenza, che sarebbe aumentato tra il 2005 e il 2006.
Proprio per definire la situazione, il governo ha introdotto delle novità legislative, che consisteranno nella trasparenza, nell'obbligo di specificare il tasso annuo di interesse effettivo globale (il famoso Taeg) e di esplicitare i costi accessori. Inoltre, verrà introdotto il diritto di recesso e rafforzati i sistemi di verifica. D'altronde, la necessità di un controllo nasce dalla crescita esponenziale del fenomeno. In Italia la diffusione del credito al consumo ha avuto un aumento considerevole, seppure non paragonabile a paesi come la Gran Bretagna: secondo l'osservatorio Assofin, si tratta di un giro d'affari di oltre 85 miliardi per il 2006. Per quanto riguarda la Lombardia, i dati della Banca d'Italia relativi al 2006 evidenziano una crescita del credito complessivo del 19% per un totale di oltre 13 miliardi di euro prestati. In provincia di Varese, il Movimento Consumatori, nel mettere in guardia i cittadini, conferma l'andamento: in un paio d'anni il tasso di indebitamento totale per le famiglie varesine - per cui si stima una media di 4.000 euro di credito da banche e finanziarie - potrebbe toccare il 50%. Secondo la stessa fonte, spesso la spinta all'indebitamento deriva dal desiderio di mantenere inalterato il tenore di vita acquisito: i tassi più rilevanti di crescita del credito si registrano, infatti, tra le famiglie a medio reddito.

09/21/2007

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