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Imprenditori senza frontiere

Internazionalizzarsi è necessario: lo sostengono gli economisti. E i diretti interessati, gli imprenditori, lo confermano con l'esperienza. Le strade sono diverse, così come gli stili e le modalità di percorrerle, ma l'obiettivo comune: essere competitivi sui mercati. Le testimonianze di alcune imprese varesine.

INSIEME E' MEGLIO
A trent'anni dalla fondazione la Jean Paul Giannini di Saronno si è imposta nel mercato italiano, con l'omonimo noto marchio di accessori moda, come fermagli, cerchietti ed elastici per capelli, borse, materiali per la manicure. Dai primi anni '90 l'azienda inizia l'attività di export, continuando a mantenere la produzione in Italia e in minima parte commissionandola all'estero. I prodotti Jean Paul Giannini viaggiano in tutto il mondo, dall'Europa fino all'estremo Oriente (Cina, Corea e Giappone) passando da Montenegro e Portorico. Con una particolare attenzione al mercato russo. L'azienda infatti, dalla fine del 2005, è tra quelle che hanno aderito a PuntoRussia, la base logistica di Mosca voluta dall'Unione Industriali e dal Consorzio Provex per sostenere le imprese ad avviare o incrementare la propria presenza nel Paese. "Un'ottima occasione per quanti si vogliono affacciare ad un mercato con forti potenzialità" racconta Giuseppe Giannini. "Lo strumento del consorzio permette di unire le sinergie e di raggiungere mercati che hanno costi molto alti, contenendoli. E' un'esperienza che ha solo lati positivi e dà ottimi risultati: le piccole e medie imprese insieme si 'fanno forza'. E ne consegue che offrono all'estero un'immagine forte del made in Italy".

QUESTIONE D'IMMAGINE
La Saporiti di Solbiate Olona costruisce ed esporta macchine utensili dal '46: prodotti altamente specializzati, studiati su misura per i singoli clienti in ogni parte del mondo, America compresa. Un'azienda che, pur contando su uno staff di 15 persone, riesce a garantire supporto e assistenza tecnica altamente qualificata ovunque. "L'export è una scelta che paga (e da cui dipende dal 30 al 70% annuo del fatturato)." sottolinea Sabrina Saporiti, che tuttavia evidenzia alcune difficoltà incontrate nel processo di internazionalizzazione.
Un problema generale, cioè "lo scarso appoggio del sistema normativo e bancario italiano" e uno più legato al settore specifico. "All'estero c'è scarsa considerazione della tecnologia made in Italy" racconta.
"Alle fiere noi italiani spesso siamo snobbati. A torto.
C'è un problema di immagine che andrebbe risolto a livello di Sistema Paese: abbiamo bisogno di acquisire prestigio agli occhi dei clienti esteri. Aiuta il fatto che la Ferrari vada all'estero, ma se sono le piccole imprese che fanno l'economia italiana, il Paese dovrebbe sostenerle".

SERVIZIO CHIAVI IN MANO
C'è chi all'internazionalizzazione si è avvicinato gradatamente, fino a puntarvi in maniera decisiva. La Sintec Europe di Lonate Ceppino, nata nel '68 concentrandosi nel settore impiantistico e meccanico industriale, è oggi una società multiservice che si occupa, letteralmente, di portare le imprese all'estero "chiavi in mano", garantendo tutti i servizi di supporto, dalla ingegnerizzazione ai trasferimenti di macchinari. Un percorso in evoluzione, avviato 10 anni fa, accompagnando clienti che investivano all'estero, scoprendo i mercati per loro, fino alla presenza di oggi autonoma e strutturata in filiali e succursali. Ne è un esempio l'apertura di un ufficio in Marocco. "Un mercato fortemente europeizzato e maturo, per il quale ci aspettiamo grandi investimenti nei prossimi dieci anni" spiega Paolo Radini. "I nostri clienti, soprattutto esteri, stanno apprezzando questo territorio". Sintec si muove anche in "terreni" completamente diversi, ma altrettanto interessanti, come la Russia o il Sud America (particolarmente Brasile e Argentina). La prospettiva è quella di continuare a seguire le imprese oltre la fase iniziale d'avvio, accompagnandole nel percorso produttivo. Le potenzialità notevoli, se si pensa a quante piccole imprese hanno difficoltà nell'approcciare da sole i mercati esteri o anche solo a reperire informazioni.

ALLA RICERCA DI... PERSONE
Nel mercato internazionale degli assali (assi, semiassi, freni e sospensioni principalmente per veicoli agricoli e industriali) il nome di ADR di Uboldo, capofila di una multinazionale, è noto da oltre 50 anni: in Europa il gruppo copre più del 70% delle quote di mercato. All'estero, a partire dalla metà degli anni '80, l'azienda ha realizzato importanti sedi produttive, in Francia, Polonia e Cina, sedi commerciali in Brasile e Inghilterra e, in maniera minore, in Repubblica Ceca e Sud Africa. Diverse le esperienze. Al mercato cinese, ad esempio, il gruppo si è avvicinato prima in maniera sperimentale, in una joint venture in cui rappresentava una minoranza, poi con un'iniziativa autonoma importante e un grande insediamento a Qindao. "Andare all'estero" racconta Flavio Radrizzani "è senz'altro una strategia vincente. Solo così si può offrire al cliente un servizio ad hoc. Ed è importante per la ricerca di manodopera". E su questo Radrizzani sfata un mito "non è una questione banalmente di costi bassi, ma soprattutto di trovare personale, formato, disponibile e flessibile, in tempi rapidi e questo all'estero è più facile: in un anno abbiamo assunto 120 persone". Sulle risorse umane, ADR investe grandemente: la necessità - e, ancora, la difficoltà - è quella di trovare in Italia persone disponibili a viaggiare, capaci di trasferire all'estero non solo i prodotti, ma la mentalità e l'organizzazione aziendale.

RAGGIUNGERE I CONSUMATORI
A pochi passi dal lago di Varese è la sede di una prestigiosa azienda che deve il suo successo allo stile elegante e alla qualità delle materie prime. Con l'omonimo marchio Principe, ma non solo - è diventata via via licenziataria di marchi fashion come Fornarina, Energie, Cerruti 1881 - è presente sul mercato nazionale da 50 anni e dalla metà degli anni '80 ha intrapreso la sua attività di export ed import, raggiungendo ben 52 paesi ma mantenendo la produzione made in Italy. "I mercati" racconta Elio Maroni "non si possono più gestire come una volta, ma vanno presidiati offrendo tutti i servizi che una struttura aziendale può garantire". E così Principe investe in diverse parti del mondo. Entro marzo sarà inaugurata una struttura commerciale e distributiva negli Stati Uniti. E si stanno aprendo diversi negozi in Russia con il marchio Less is more, innovativa formula di retail. Ma Maroni evidenzia il peso dell'impegno economico per le imprese che vogliono essere presenti all'estero con strutture adeguate. "Il Paese non aiuta. Servirebbe una guida" ipotizza. "Si potrebbe offrire un sostegno indiretto alle aziende meritevoli, ad esempio con affitti agevolati, per permettere un consolidamento in loco".

PRESIDIARE I NUOVI MERCATI
Raggiungere mercati esteri non è solo export, ma anche import. Ce lo testimonia Cristina Novati, della Creazioni Bip Bip, azienda besnatese specializzata in abbigliamento notte - pigiami per la famiglia e homewear - comodo e alla moda. "La nostra produzione è per l'85% made in Italy. Qualcuno dunque potrebbe chiedersi perché investire del tempo per importare relativamente pochi pezzi" ci racconta l'imprenditrice dall'India dove trascorre sei mesi all'anno per seguire l'import di prodotti finiti. In India, infatti, sono due grande aree tessili: Ludiana, a nord di Delhi e Tirupur nel sud del paese, la knitting city, nota a chiunque nel mondo importi abbigliamento in maglia. In un'area di circa 25 kmq sono 10.000 aziende, 800 tintorie ed altrettanti "terzisti". Qui le più avanzate tecnologie convivono con le vecchie e il concetto di qualità decisamente meno rigoroso che da noi: costituire un'azienda diventa difficile anche per la differenza di mentalità. E' necessario dunque investire del tempo in prima persona per verificare che il prodotto acquistato sia comparabile a quello realizzato in Italia. "Noi importiamo molto poco proprio perché non possiamo permetterci errori". Nonostante questo, per Bip Bip andare a produrre all'estero rimane importante. "Da noi oggi è difficile produrre" racconta Cristina Novati "e ogni prodotto ha un prezzo di mercato ben definito che va rispettato. I costi all'estero, invece, sono nettamente inferiori". Tuttavia, aggiunge "solo aziende importanti sono in grado di attuare un vero e proprio decentramento produttivo in Asia (Cina, India) e generalmente, per queste, il paese in cui decidono di operare è soprattutto un potenziale mercato. Un aspetto, questo, prioritario".

01/19/2007

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