Si vota. E poi?

Questo numero di Varesefocus si apre con una serie di brevi interviste ai parlamentari della provincia di Varese: quelli eletti nei collegi uninominali, perché espressione diretta del territorio, pur in presenza - come precisato nell'introduzione del "Focus" - di altri deputati e senatori eletti con il proporzionale.
I parlamentari locali della tredicesima legislatura hanno avuto una caratteristica comune: sono appartenuti a formazioni politiche di opposizione. Fuori dal Governo e per di più su diversi fronti politici che per quasi tutti i cinque anni della legislatura si sono contrapposti. Solo di recente la riconciliazione, in vista delle prossime elezioni.
La circostanza non è di poco conto. Essere dentro o fuori la stanza dei bottoni fa una bella differenza per un parlamentare, senza dimenticare poi che il nostro ordinamento istituzionale non pone i rappresentanti del popolo nelle migliori condizioni per operare. Nella valutazione che ognuno, individualmente, farà dell'operato dei deputati e senatori uscenti, in diversi casi ricandidati per la prossima legislatura, non potrà non tenere conto di questi particolari determinanti.
Se le difficoltà in cui ciascun uomo politico si trova ad operare sono scontate, più difficile, invece, è comprendere come mai, da noi, non si verifica quel che accade altrove - per esempio nel nord-est, ma non solo - dove parlamentari di diversa estrazione sanno mettere da parte, in nome dell'identità territoriale, le contrapposizioni partitiche per fare fronte comune nella valorizzazione e nella difesa della propria regione. Probabilmente, dovremmo imparare da loro che cosa vuol dire fare "massa critica" in politica.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il nord-est, negli ultimi anni, è riuscito ad ottenere una visibilità grandissima. Non ha un'economia superiore alla nostra, né ha problemi più gravi di quelli che assillano noi. Insomma, non ha "niente di più di noi". Ha tuttavia saputo trasferire i propri problemi e i propri meriti in un'azione continuativa di lobby territoriale nella quale è anche riuscito a comporre le contrapposizioni localistiche che, neppure lì, mancano.
Da noi non è stato così. Prendiamo ad esempio quel che è accaduto con Malpensa 2000. Avrebbe dovuto essere un comune denominatore con il quale fare, tutti insieme, un'azione convinta e robusta per ottenere il potenziamento delle infrastrutture di trasporto ed evitare così che il surplus di traffico connesso con l'apertura della nuova aerostazione si scaricasse su una rete locale di collegamento che era già fin troppo intasata di per sé. A più di due anni dall'inaugurazione di quello che dovrebbe essere un hub per il centro-sud dell'Europa, in territorio italiano, si dimostra ancora che le esigenze di quest'area sono trascurate. Il recente piano triennale dell'ANAS lo conferma. E altri esempi potrebbero essere fatti: dagli interventi di risanamento idro-geologico dei nostri corsi d'acqua, sempre in procinto di uscire dagli argini quando piove intensamente, alla cronica insufficienza delle strutture dell'amministrazione giudiziaria, in una provincia così densamente popolata e punteggiata di attività economiche. Ed altro ancora.
E' un dato di fatto che contiamo poco e dobbiamo invece contare di più. Abbiamo necessità di parlamentari che, seppure nella salvaguardia degli interessi generali - gli interessi del Paese o, meglio, dell'Europa - si dedichino anche a tutelare i legittimi interessi del territorio di provenienza.
La nostra provincia ha bisogno di parlamentari che sappiano compattarsi nel fare lobby territoriale. Con trasparenza e nel rispetto dell'etica, ma anche con la necessaria professionalità, convinzione e determinazione.