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Una laurea biotech per valorizzare i Distretti Varesini

L'Università dell'Insubria propone un nuovo corso in Biotecnologie. Numero programmato e alta qualità degli studi, così da offrire una preparazione subito spendibile sul mercato del lavoro.

Il modello è la città inglese di Cambridge, che a partire dalla metà degli anni Novanta ha avuto come motore propulsore di un nuovo sviluppo locale molto forte, anche sul piano economico, gli studi in campo biotecnologico condotti nei laboratori della sua celeberrima Università.
"E proprio a Varese credo ci siano tutte le condizioni per dare il via a un circuito virtuoso di questo genere anche nel nostro Paese" suggerisce fiduciosa la Professoressa Mirella Pilone, coordinatore del nuovo Corso di laurea in Biotecnologie.
"In primis c'è un apparato industriale nei settori della biomedicina e della farmacologia che, includendo il Canton Ticino e tutta l'area dell'Alto Milanese e del Saronnese, appare particolarmente ricettivo.
Ci sono, poi, anche strutture universitarie che, con la nuova palazzina di Biologia a Bizzozzero e i suoi laboratori di ricerca, sono particolarmente adatte; senza dimenticare una tradizione nel settore della ricerca medica che, anno dopo anno, si sta sempre più affermando".
Del resto, il mercato biotech è in costante crescita a livello internazionale: il fatturato mondiale, che nel 1994 è stato di 14 miliardi di dollari, già in questo 2001 dovrebbe passare a 60 miliardi, per toccare nel 2005 i 150 miliardi di dollari.
"Viviamo in un'epoca in cui la battaglia più importante si conduce nei laboratori e nelle aule universitarie. Le armi strategiche sono i brevetti e l'alta tecnologia. La posta in gioco è la leadership nel sapere e nell'innovazione che si traduce in conquista di nuovi mercati e, quindi, in posti di lavoro qualificati".
All'Ateneo dell'Insubria il Corso di laurea in Biotecnologie prenderà il via con il prossimo anno accademico, nell'ambito della Facoltà di Scienze varesina.
"Il progetto, ovviamente, s'inserisce a pieno titolo nella riforma degli studi universitari ormai imminente nella sua applicazione.
La laurea di primo livello deve avere un carattere professionalizzante, così da preparare dei giovani che nell'arco dei tre anni abbiano acquisito una preparazione realmente spendibile sul mercato del lavoro. Tanto più in quei settori che costituiscono le punte avanzate della ricerca biotecnologica".
Gli indirizzi in cui sarà suddiviso il primo ciclo triennale sono tre:

  • industriale: i cui sbocchi occupazionali sono quelli relativi alle applicazioni delle biotecnologie, soprattutto nelle piccole e medie industrie;
  • molecolare: è l'indirizzo più generalista, finalizzato principalmente alla preparazione di base utile al conseguimento della laurea di secondo livello;
  • biomedico: è rivolto alla preparazione degli specialisti per i settori d'applicazione delle biotecnologie, quali la terapia genica, l'oncologia molecolare e i biomateriali a uso medico, per esempio quelli per gli impianti chirurgici.
In tutti gli indirizzi, inoltre, la preparazione tecnologica di base sarà completata da una serie di lezioni su temi quali la Bioetica, il Diritto (soprattutto per quanto riguarda la copertura dei brevetti) e l'Economia che la stessa Professoressa Pilone giudica "di indispensabile conoscenza per chiunque voglia avviarsi alle professioni legate alle biotecnologie".
Di particolare interesse anche la possibilità per gli studenti d'interscambio dei corsi: sin da subito con la Facoltà di Scienze di Milano-Bicocca e, in futuro, con alcune Università straniere con le quali, proprio in queste settimane, si stanno definendo le necessarie convenzioni.
"Una prevalenza assoluta, comunque, dovrà essere riservata alla preparazione di tipo pratico: questo sarà un elemento caratterizzante - precisa la Professoressa Pilone -. Sarà una laurea che si svolgerà essenzialmente in laboratorio, mentre le attività sperimentali di tesi saranno condotte all'esterno dell'Università.
L'Insubria ha, infatti, già stipulato una serie di accordi con numerose bioindustrie, per cui la nostra Facoltà sarà in grado di garantire un numero adeguato di stage".
Questo, però, significa che il numero di studenti non potrà che essere piuttosto limitato e, comunque, selezionato…
"Pensiamo che ci sarà un'ampia affluenza. Noi, però, puntiamo sulla qualità e sull'assistenza agli allievi con un lavoro continuo di tutoraggio.
Stando così le cose, è chiaro che - almeno in partenza - dovremo avere un accesso programmato in modo da rispecchiare rigidamente la disponibilità delle strutture di ricerca e sperimentazione: è un principio fondamentale!
Questa dovrà essere una laurea veramente vissuta giorno per giorno in laboratorio…".

04/19/2001

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