Varesefocus.
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
Varesefocus

 
 

Nel 2006 ancora aumenti

Le previsioni di un esperto del settore sull'andamento del prezzo dell'energia elettrica per il prossimo anno

Uno degli elementi più significativi dell’andamento dell’economia mondiale nel corso del 2005, se non il più rilevante in assoluto, è stato il forte incremento dei prezzi del greggio. Sotto la spinta della sostenuta crescita delle economie asiatiche (non solo Cina ed India, ma tutta l’area del sud est dell’Asia) il Brent è salito da un valore medio di 36 $ a barile del 2004 ad oltre 60 $. Questo riposizionamento del prezzo del petrolio non può essere considerato un fattore meramente congiunturale, ma un vero e proprio cambiamento strutturale, destinato a mantenere elevati i corsi del greggio per diversi anni. Alla radice del fenomeno sta infatti uno squilibrio tra domanda ed offerta non colmabile nel breve periodo. Si noti che non è il greggio a mancare: per quanto negli ultimi anni, quando il Brent era sotto i 15 $ a barile, siano rallentati gli investimenti nella ricerca e nello sfruttamento di nuovi giacimenti, il petrolio non è comunque divenuto una risorsa scarsa. A scarseggiare invece è la capacità di raffinazione e quindi di prodotti finiti. In altre parole possiamo dire che non è la benzina ad essere cara perché è caro il greggio, ma, a rovescio, che il greggio è caro perché è cara la benzina. In uno scenario in cui le raffinerie stanno lavorando ad oltre il 95% della loro capacità, il livello dei prezzi si porta stabilmente verso l’alto e ci vorranno anni di robusti investimenti nella raffinazione per tornare ad un mercato equilibrato.
In questo contesto i prezzi dell’energia elettrica come quelli del gas, sono destinati anch’essi a salire con la prospettiva di rimanere stabilmente elevati nel medio periodo, perché il prezzo del gas è ancorato a quello del greggio ed il gas è oggi il combustibile per eccellenza nella generazione elettrica. Questo è particolarmente vero per l’Italia, che non dispone del nucleare ed ha un modesto apporto del carbone. Nelle altre economie occidentali i riflessi del caro-greggio sulla produzione elettrica sono più contenuti, ma comunque anche nel resto d’Europa le nuove centrali sono essenzialmente basate sulla tecnologia del ciclo combinato a turbogas.
Nel caso italiano il fenomeno è eclatante ed è reso evidente dall’andamento della tariffa del vincolato negli ultimi tre trimestri. Come è noto, oggi questa tariffa esprime i costi dell’Acquirente Unico per approvvigionarsi di energia sul mercato e riflette quindi i prezzi di mercato. Ora se consideriamo la sola parte della tariffa che attiene ai costi dell’energia veri e propri, senza oneri di sistema e trasporto, cioè quello che è chiamato “PC”, la tariffa base load (per tutte le 8.760 ore dell’anno) nella media tensione, in sei mesi è salita del 23%, passando da 60 a 73,78 Euro/MWh. Nella realtà l’incremento è stato ancora superiore perché sono ben pochi gli utenti (e sul vincolato quasi non esistono) che consumano per produzioni a ciclo continuo e quanto più la domanda è modulata e si concentra nelle ore diurne, tanto maggiore è stato l’incremento.
Si noti che questo aumento della tariffa è tutto dovuto al maggior costo del combustibile. Al netto del combustibile i prezzi sono scesi, si sono cioè ridotti i costi fissi (quelli che tecnicamente sono definiti come spark spread) ed i margini dei produttori. Hanno giocato a favore il repowering di vecchie centrali termoelettriche, con un innalzamento del livello di efficienza (dal 39% al 53-54%) e l’entrata in esercizio di nuovi impianti, con un rendimento ancora superiore, sul 55-56%. Negli ultimi tre anni sono stati realizzati circa 12.000 MW di nuova capacità (in parte ancora modesta, nuova in assoluto, in gran parte ammodernamento di impianti preesistenti). La domanda è cresciuta poco ed il sistema ha cominciato ad andare in overcapacity. Soprattutto nelle ore notturne vi è ormai una larga eccedenza di energia e questo ha portato alla riduzione dei costi fissi, attenuando l’impatto dei maggiori costi di combustibile. Dicevamo del vincolato, perché offre maggior trasparenza statistica, ma anche il mercato libero presenta una dinamica analoga, perché per lo più i prezzi sono indicizzati all’andamento del CT (il costo medio nazionale del combustibile). Ora il CT non esprime, come i costi dell’Acquirente Unico e quindi la tariffa del vincolato, i prezzi puntuali del combustibile, ma valori riferiti a mesi passati. In una situazione di prezzi crescenti il CT, per come è calcolato, ritarda di qualche mese l’impatto degli aumenti del combustile, ma prima o poi i nodi vengono al pettine e se il trend è stabilmente al rialzo, anche il CT ne risente ed infatti con il passaggio dal III al IV trimestre del 2005 ha registrato una salita del 20%. Cosa ci attende allora per il 2006? Le variabili sono essenzialmente due. Il prezzo del greggio ed il cambio Euro/dollaro. Sul fronte del greggio tutte le previsioni oggi disponibili parlano di un trend abbastanza stabile tra 56 e 58 $ a barile, con leggera tendenza alla discesa verso la fine del prossimo anno.
Più articolate le previsioni sul cambio, con analisti che vedono una stabilità intorno a 1,20 ed altri che si spingono a 1,30. Diciamo che il consensus si realizza sull’1,25, quindi il rafforzamento dell’Euro (che presuppone però un aumento dei tassi) porterebbe ad una relativa diminuzione del costo del greggio. I valori del CT per i prossimi semestri sono però ormai abbastanza consolidati e avremo un secco incremento di oltre 8 Euro/MWh in gennaio-marzo ed altri 3 Euro/MWh in aprile-giugno. Complessivamente nel 2006 le attese sono per un CT compreso tra 63 e 65 Euro/MWh, vale a dire un aumento intorno al 20% rispetto ai valori attuali. Questo sempre che l’Autorità non cambi, come è già successo più volte in passato, le regole del gioco ed i meccanismi di calcolo. Sul costo complessivo dell’energia elettrica per la tipica utenza industriale che consuma mediamente per 5.500 ore l’anno, possiamo stimare un incremento dei costi intorno al 12%, che si somma purtroppo ad un significativo aumento a partire da gennaio del costo del metano. La questione energetica mantiene quindi un’elevata criticità per il sistema Italia ed è preoccupante la leggerezza con cui viene affrontato questo nodo cruciale a livello politico, con chiacchiere da bar sul rilancio del nucleare o fantasiose dichiarazioni ministeriali sui benefici effetti della sostituzione del gas all’olio combustibile, come se i prezzi del gas non fossero ancorati a quelli del greggio.

11/18/2005

Editoriale
Focus
Economia
Inchieste
L'opinione
Territorio

Politica
Vita associativa
Formazione
Case History
Università
Storia dell'industria
Natura
Arte
Cultura
Costume
Musei
In libreria
Abbonamenti
Pubblicità
Numeri precedenti

 
Inizio pagina  
   
Copyright Varesefocus
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
another website made in univa