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Da Tornavento a Milano in 50 Km
"Fu fatto questo Naviglio per dare abbondanza a Milano di legna da fuoco e da opera, di carbone, di vino, di calcina, di pietre in vivo e cotte; di carne; di grassine, di pesci, di merci che dal lago Maggiore de' Svizzeri e da luoghi circonvicini in abbondanza e con poca spesa si conducono": così il Settala in uno scritto del primo Seicento.
E senza Naviglio, aggiungiamo noi, probabilmente lo stesso Duomo di Milano sarebbe stato diverso, dal momento che i suoi marmi solcarono proprio quelle acque, dal Verbano fino al Laghetto dietro la Veneranda Fabbrica.
Storie di quattro secoli fa, quando il tempo non fustigava gli uomini e dal progetto d'una chiesa alla sua realizzazione passavano intere generazioni. Ma il Naviglio Grande è rimasto e serve ancora egregiamente per l'irrigazione (quasi 50 mila gli ettari coltivati), grazie ad acque pulitissime e pescose.
Inizia a Tornavento, 23 chilometri sotto Sesto Calende, rimane sul terrazzo fluviale fino a Castelletto e poi, giunto ad Abbiategrasso, vira a destra verso Milano, dove giunge dopo 49 chilometri e 900 metri fermandosi in Darsena.
La larghezza massima è di 50 metri, la minima di 12; la profondità varia fra quattro metri scarsi e uno; la pendenza fra un capo e l'altro è di appena 34 metri. Con i numeri è tutto. Un ricordo corre a duecento anni or sono, quando fungeva da vera e propria autostrada del tempo, comoda, abbastanza veloce, economica grazie a sei corse giornaliere di andata e altrettante di ritorno.
Nel 1914 arrivò la tramvia elettrica e per la navigazione fluviale fu l'inizio della fine. Ma perché non ripescare dal cassetto il progetto di ripristino del servizio ad uso turistico già avanzato qualche anno fa?
04/19/2001
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