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Un sasso nello stagno

All'inaugurazione del nuovo anno accademico della Liuc, una "rivendicazione": autonomia effettiva per le Università, specie per quelle non statali. Che vogliono continuare ad essere centri di innovazione.


Un sasso nello stagno. Una provocazione, garbata nel tono ma forte nella sostanza. Se qualcuno pensava che l'inaugurazione dell'anno accademico 2004-2005 dell'Università Cattaneo-Liuc, il quattordicesimo nella storia di questa istituzione accademica, sarebbe stato un evento di routine, ebbene, si sbagliava. La Cattaneo, invero, ci ha abituati ad andare al sodo. In un clima di austera essenzialità - niente toghe, niente tocchi - già negli scorsi anni i partecipanti a questo evento si sono misurati con la scansione concreta dei risultati, estremamente concreti, ottenuti dall'Ateneo di Castellanza e riferiti dal suo presidente e dal rettore, quasi a voler rendicontare la moltiplicazione dei talenti, avuti in dote dai propri fondatori, a quell'insieme dei referenti che identificano il "territorio", il riferimento naturale per questa Università "nata dal territorio e radicata nel territorio", come ha ricordato quest'anno il presidente Paolo Lamberti. E anche in quest'ultima occasione non è mancato questo genere di informazioni. Partita nel 1991 con una facoltà, un corso di laurea e 303 studenti, oggi la Liuc ha 3 facoltà; 3 corsi di laurea triennale; 3 corsi di laurea specialistica con 9 orientamenti; 8 master universitari di primo o di secondo livello, circa 2.700 studenti iscritti e 3.260 laureati. Il corpo docente, inizialmente composto da poche unità, ne comprende ora più di 360, di cui 33 tra docenti ordinari, associati e ricercatori e, gli altri, tra professori a contratto, esercitatori, cultori della materia. All'inizio l'attività si svolgeva su una superficie utile di quasi 7.000 mq, oggi ce ne sono oltre 20.000, più gli altri 21.000 destinati alla residenza universitaria, dotata di 252 camere per 468 posti letto di cui 16 in suite ad uso foresteria: una dotazione sufficiente per ospitare gli studenti che provengono dalle più diverse regioni della penisola, oltre agli studenti e ai docenti di Università straniere che, in regime di reciprocità, trascorrono periodi di studi a Castellanza. La Liuc è stata tra le prime Università italiane a dotarsi di una struttura esclusivamente dedicata al Placement e grazie al servizio che cura la fitta rete di relazioni internazionali - 86 convenzioni con Università straniere, in 31 paesi - detiene il primato per numero di allievi che svolgono periodi di studi all'estero in rapporto alla popolazione studentesca.
Ma la provocazione? Eccola. Paolo Lamberti, ricordando il ruolo innovativo da sempre esercitato nel paese dalle università non statali, ha chiesto maggiore autonomia sul piano dell'ordinamento. "Il valore legale del titolo di studio porta con sé - ha affermato - l'uniformità dei curricula, il sistema di selezione del corpo docente, la durata dei corsi. In breve, un insieme di rigidità che solo apparentemente sono state scalfite dalla cosiddetta 'autonomia' prevista dalla recente riforma dell'Università. Vorremmo avere meno vincoli e più libertà di innovare. Siamo nati da un'esigenza di questo territorio di disporre di un seme di innovazione. Rischiamo di non potervi corrispondere appieno per le troppe rigidità di un sistema universitario che pretende di adattarsi alle molte diversità che contrassegnano il nostro paese. Vorremmo allora che, nel processo istituzionale che ci sta portando verso il federalismo, ci fosse anche una dimensione lombarda per l'innovazione. Non per coltivare particolarismi, ma perché avvertiamo la responsabilità di essere, ancora, una forza trainante del paese".
Gli ha fatto eco il rettore Gianfranco Rebora. "E' fonte di soddisfazione - ha affermato - constatare oggi che molte delle idee guida alla base del progetto Liuc, come la collaborazione tra università e industria, l'arricchimento della didattica con stages e contatti con le aziende, l'opzione decisa per lo sviluppo degli scambi internazionali, la promozione delle frequenza ai corsi e dell'esperienza di vita universitaria, l'instaurazione di rapporti intensi con il territorio di insediamento, lo sviluppo di servizi e iniziative per l'orientamento delle aspiranti matricole e per l'inserimento lavorativo dei laureati, sono divenute tutte linee ispiratrici del percorso evolutivo dell'intero sistema universitario italiano, ampiamente accolte e condivise in linea di principio anche se non sempre efficacemente realizzate". Ma - ha aggiunto il rettore della Liuc - "se si accetta questa visione dell'università dei tempi nostri come sistema in trasformazione e in movimento, crediamo sia corretto riconoscere che le università non statali, del cui sistema la nostra fa parte, abbiano svolto un ruolo importante proprio come componente particolarmente dinamica, nel cui ambito sono sorte nuove idee e sono state sperimentate innovazioni che si sono poi almeno in parte rapidamente diffuse nell'intero sistema".
Il punto è esattamente questo: il riconoscimento del ruolo innovativo da sempre svolto dalle Università cosiddette libere, che si trovano tuttavia a dover sottostare ad un ordinamento uguale per l'intero sistema accademico italiano. E Lamberti ha ricordato, in proposito, un'affermazione di Luigi Einaudi sul Corriere della Sera dell'11 maggio 1947, che criticava un articolo della Costituzione allora in corso di approvazione: "Come si possa definire 'libero' un insegnamento nel quale tutto sarà regolato da leggi meticolosamente ordinate allo scopo che possano superare esami e conseguire diplomi tutti e solo coloro i quali, in scuole statali o private, si sono assoggettati al medesimo tirocinio, confesso essere cosa che va al di là del mio intendimento".
Quasi sessant'anni dopo, la questione è ancora di attualità. E il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, presente alla cerimonia di apertura dell'anno accademico, riferendosi alla richiesta di maggiore autonomia sottolineata da Paolo Lamberti, ha dichiarato di riconoscere anch'egli "il ruolo originario e non surrogatorio delle Università non statali, per la costruzione di una rete di conoscenza e di innovazione" e ha quindi affermato di condividere la rivendicazione di una maggiore autonomia "proprio nell'orizzonte di un pluralismo visto come realtà e ricchezza di un'autentica libertà di educare".
Autonomia per arrivare dove? Oggi, con la riforma dei cicli di studio - avverte Lamberti - intravediamo un rischio, quello dell'appiattimento per cercare di portare alla laurea tutti gli iscritti: una finalità di per sé condivisibile, che tuttavia non può prescindere dalla necessità di una maggiore valorizzazione del livello di competenze dei singoli. Dobbiamo passare da una Scuola dei titoli, ad una Scuola delle competenze e delle capacità.

Il presidente
Il presidente della Liuc Paolo Lamberti con l'amministratore delegato Antonio ColomboDopo Flavio Sottrici e Antonio Bulgheroni, Paolo Lamberti è, dal luglio 2000, il terzo presidente della Liuc. Imprenditore chimico (Lamberti Spa di Albizzate, un gruppo con diverse unità produttive in Italia e all'estero), è stato presidente dell'Unione degli Industriali della Provincia di Varese dal 1995 al 1999 e componente del Consiglio Direttivo di Confindustria dal 1996 al 1998. Fa parte della Giunta della stessa Confindustria, oltre che del Comitato di Presidenza, del Consiglio Direttivo e della Giunta di Federchimica. E' consigliere di amministrazione della Banca Popolare Commercio & Industria e della Banca Popolare di Bergamo. E' stato consigliere della filiale di Varese della Banca d'Italia e vicepresidente della Banca Popolare di Luino e di Varese. E' presidente del "Comitato per il territorio di Varese" di BPU Banca e consigliere della "Fondazione Banche Popolari Unite per Varese".

Il rettore
Gianfranco Rebora rettore della Liuc dall'ottobre 2001.
E' succeduto a Camillo Bussolanti, Alessandro Sinatra e Francesco Silva.
Dal 1999 è anche preside della facoltà di Economia.
Insegna attualmente Organizzazione aziendale. In passato, alla Liuc, ha insegnato Economia aziendale ed Economia delle aziende e amministrazioni pubbliche ed ha diretto l'Istituto di economia aziendale.
Ha iniziato la carriera universitaria alla Bocconi, dove ha insegnato Organizzazione del lavoro nelle amministrazioni pubbliche.
E' stato anche professore ordinario di Economia aziendale all'Università di Brescia. Dal 1993 al 1997 è stato componente del comitato direttivo di Aran, l'agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni.

Una risorsa per il territorio
Ecco alcune tra le più significative ricerche svolte dalla Liuc su commessa di enti pubblici: la difficile situazione economica del Luinese, che è servita per ottenere l'intervento dei Fondi Strutturali Europei; l'impatto economico di Malpensa sul territorio; le iniziative territoriali da attuare in previsione dei Mondiali di Sci 2005 in Valtellina; i flussi di traffico nel territorio pedemontano lombardo; il project financing per la realizzazione dei collegamenti autostradali Brescia-Milano (Brebemi) e Nogara-Chioggia; le conseguenze economiche della chiusura del traforo del Monte Bianco; lo sviluppo di distretti economici nelle aree dell'alta Valle Canonica, della provincia di Pavia, di Reggio Calabria, di Bisceglie; lo studio per la Fondazione Culturale di Gallarate; la definizione della nuova mappa dei distretti industriali in Lombardia.
Oltre all'attività didattica, con i corsi di laurea in economia aziendale, ingegneria gestionale e giurisprudenza, l'Università opera quindi anche sulla nuova frontiera del cosiddetto "marketing del territorio", sulla quale si gioca il futuro economico di ciascuna area, posto che, come spesso si ripete, le imprese, per quanto facciano, non possono da sole vincere la sfida competitiva sempre più difficile, nell'era della globalizzazione, se non hanno dalla loro parte un terreno favorevole che le aiuti nel loro compito di ogni giorno.
Si devono poi ricordare le collaborazioni con diverse amministrazioni pubbliche sul piano della formazione manageriale del proprio personale, dai comuni più vicini della provincia di Varese e di Milano, fino a comuni lontani come Roma o Cagliari. O, ancora, le attività di formazione della dirigenza nel campo della gestione delle aziende sanitarie.

02/25/2005

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