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Recipe, utere, trade

Il 26 ottobre il Teatro Apollonio di Varese ha ospitato la nona edizione varesina dell'Orientagiovani: incontro organizzato dall'Unione Industriali per orientare gli studenti di tutte le scuole della provincia di Varese.



Orientagiovani, appuntamento che da nove anni raduna a Varese in autunno gli studenti delle scuole superiori e dei centri di formazione professionale, è il più importante evento di orientamento che l'Unione degli Industriali della Provincia di Varese dedica ogni anno agli studenti.
L'iniziativa, nata per rispondere all'esigenza espressa dalle imprese di individuare nuove e più incisive forme di comunicazione rivolte ai giovani sul tema dell'orientamento al lavoro, si è rivelata anche quest'anno un evento atteso dagli studenti che devono affrontare scelte importanti e ragionate per il proprio futuro. Si tratta di scelte che coinvolgono lo studente e la famiglia, scelte per le quali è interessante potersi confrontare anche con quella parte sensibile di mondo del lavoro che alla formazione dedica grande attenzione. Conoscere il nostro territorio per comprenderne la storia e immaginare un proprio futuro, capire cos'è la "cultura di impresa", cercare cosa sta dietro la facciata dei "lavori tradizionali" e delle "nuove professionalità" guardarsi intorno e aprire gli occhi sull'Europa, sono questi alcuni dei temi rilevanti su cui gli studenti sono stati invitati a cimentarsi. Una kermesse o, meglio, un dialogo tra l'impresa e la scuola guidato per il secondo anno consecutivo da Patrizio Roversi, che nella Comunicazione svolge la propria attività professionale. Riflessioni che hanno raggiunto significativi momenti di approfondimento con il prof. Luciano Traquandi, che ha evocato immagini di allievi e di maestri non solo all'università ma, anche e soprattutto, nella vita: "recipe, utere, trade", tre imperativi rivolti dal prof. Traquandi al giovane pubblico, per essere aperti alla conoscenza, usarla e passarla a qualcun altro perché il nostro sapere acquisti significato. Un sapere aperto e non limitato alle nozioni scolastiche, tecniche, umanistiche o scientifiche che dir si voglia, ma una conoscenza che sia al fondamento della persona. Difficile dire se quei messaggi sono rivolti solo al pubblico di giovanissimi che ha riempito il Teatro lo scorso 26 ottobre…
Presenti alla manifestazione i rappresentanti delle imprese e gli sponsor della manifestazione - Aermacchi, SEA, Leader, Banca Popolare di Bergamo-Gruppo BPU, Trony e TIM - e i portavoce dell'Unione Industriali - Luigi Prevosti, Andrea Odobez, Raffaella Viola - sul palco del Teatro insieme ad alcuni studenti universitari dell'Università Cattaneo e dell'Università dell'Insubria per raccontare agli studenti (quasi loro coetanei) la propria esperienza di studio fornendo alcuni pratici consigli sul come affrontare le scelte. Il tutto ritmato da una band, gli Apple Pirates, che ha fornito il supporto musicale.
E' un preciso interesse dell'industria attrarre i giovani, lo hanno ricordato gli imprenditori ed i manager presenti in sala perché la capacità di innovazione delle imprese è strettamente legata alla qualità del sistema educativo, allo sviluppo della ricerca e alla presenza di lavoratori con competenze di base solide e specializzazioni scolastiche e universitarie in linea con l'evoluzione del mercato del lavoro. Tuttavia gli stessi giovani hanno bisogno di una società nella quale la cultura d'impresa sia riconosciuta come una delle componenti centrali della società civile, proprio perché il lavoro e lo sviluppo non nascono dal nulla ma dalla libertà di scegliere e dalla creatività e capacità di fare, cioè dalla cultura d'impresa. A fronte di questa situazione, la scuola, l'impresa e la famiglia forniscono indicazioni di vario genere, spesso discordanti tra loro. Anche in una provincia con una vocazione industriale molto marcata - con il 40% circa dei lavoratori occupati nell'industria - chi studia spesso non è informato su ciò che il mondo del lavoro richiede. Avviene così che, da un lato, vi siano aziende che non trovano giovani da assumere e, dall'altro, giovani che non trovano un lavoro adeguato alle loro aspettative e alla loro preparazione scolastica o universitaria. Il risultato di questo circolo vizioso è una duplice perdita sociale: per i giovani che, dopo anni di studio, non trovano il lavoro a cui aspiravano; per le imprese che non trovano persone su cui investire. La divaricazione tra domanda e offerta di lavoro avviene principalmente per due ordini di ragioni: una scelta dei percorsi scolastici e universitari poco orientata agli indirizzi tecnico-scientifici e una concezione del lavoro in fabbrica ancorata a vecchi stereotipi, derivanti da un pregiudizio diffuso verso il lavoro nell'industria. Ma i nuovi modelli organizzativi, la professionalizzazione di tutte le attività lavorative, l'aumento della quantità e della qualità di conoscenze richieste nel lavoro impongono il ribaltamento di alcuni luoghi comuni: il lavoro in fabbrica cambia e la fabbrica che abbiamo visto anni fa in "Tempi moderni" di Chaplin non esiste più. Orientagiovani diventa quindi l'occasione anche per ricordare che la società occidentale è caratterizzata da un massiccio uso delle conoscenze a scopi produttivi e sociali: per questo motivo la scuola e l'università sono chiamate a interpretare e trasferire agli studenti le chiavi di lettura per comprendere come potranno costruire il proprio futuro, superando i vecchi luoghi comuni sul lavoro e sull'industria.

11/18/2004

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