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Un'industria di quarta, quinta generazione


"Siamo un territorio che, come altri, pratica 'l'eccellenza della normalità', un territorio che è cresciuto e si è sviluppato con grande dinamismo, che produce ricchezza e lavoro e che si confronta, spesso in posizione di leadership, con i mercati internazionali. Eppure - ha sostenuto il Presidente dell'Unione Industriali Marino Vago nella sua relazione all'Assemblea Generale 2001 - sembra di giocare dietro le quinte, è un dato acquisito come la primavera, non fa notizia e non sollecita l'interesse curioso di giornalisti e studiosi".
E ancora: "Nell'Italia degli stereotipi sembra che esista solo il Nord-Est come esempio di sviluppo industriale, o il Mezzogiorno come esempio di crisi strutturale dell'economia. Non paiono esserci alternative. Per acquistare visibilità sembra quasi che sia necessario sviluppare caratteristiche così marcate da divenire, a tratti, caricaturali. Verrebbe da dire: o si imbocca la strada dell'economia-spettacolo oppure si rischia di essere coperti dalla nebbia della normalità".
E' proprio così. In provincia di Varese il "fare industria" è un fatto normale. Siamo al quarto posto in Italia per incidenza dell'industria nella composizione del valore aggiunto totale. In questa graduatoria nazionale, che identifica appunto le province maggiormente industrializzate (ISTAT, 1999), Varese è preceduta da Bergamo, Brescia, Como e precede Biella, Vicenza, Lecco e le restanti province italiane. Si tratta di un dato molto significativo, che non può che fornire risposte precise all'interrogativo, che da tempo anima i dibattiti che si svolgono sul territorio, sul modello di sviluppo del Varesotto per i prossimi anni. Se, da un lato, è obiettivamente difficile immaginare uno sviluppo ancora poggiato sull'industria, in un territorio già densamente popolato di insediamenti produttivi, dall'altro non è però neppure ipotizzabile che si possa puntare su modelli diversi senza che ciò abbia a compromettere pericolosamente il sostrato economico che, fino a questo momento, ha assicurato e - come risulta dalle statistiche - continua ad assicurare il benessere dell'area. Certamente, quindi, occorre sviluppare altre economie, tra le quali il turismo e i servizi connessi alle nuove presenze universitarie, da considerare tuttavia in una logica di complementarietà e non di sostituzione rispetto all'economia industriale e artigianale che caratterizza in maniera così marcata il Varesotto. Ha dunque un significato molto particolare il riconoscimento che, nel corso dell'Assemblea annuale degli imprenditori, è stato assegnato alle imprese che hanno alle spalle oltre cento anni di attività. Un riconoscimento per il contributo fornito allo sviluppo e al benessere della provincia, ma anche - come ha affermato Marino Vago - per ricordare che "apparteniamo ad una realtà territoriale che ha contribuito da protagonista a scrivere la storia industriale del nostro Paese".

06/21/2001

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