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Il dissesto idro-geologico del Varesotto: una storia di disastri

A maggio nuovi, ingenti danni: la drammatica accelerazione degli eventi negli ultimi anni. E l'Olona, ancora senza casse di laminazione per il deflusso delle acque, adesso fa più paura nella parte bassa del suo percorso.

E' una storia già scritta, anche su queste pagine. Ma che fa sempre impressione ripercorrere.
Gli eventi drammatici della recente primavera hanno riaperto una ferita che, con il trascorrere del tempo, si fa ancor più sanguinante. E così le tracimazioni dei fiumi e del lago Maggiore - che hanno interessato diverse volte la provincia di Varese negli anni Cinquanta e in altre occasioni negli anni Settanta, senza contare le bizze climatiche degli anni Sessanta - più recentemente si sono fatte assai frequenti, palesando tutta la fragilità di un'area geografica che sembra indifesa di fronte al rischio del dissesto idro-geologico.
Le ultime, violente precipitazioni dell'inizio di maggio si sono scagliate su di un territorio che - ormai ogni qualvolta il cielo si carica di nubi minacciose - teme di vedere le sue città e i suoi abitanti finire sott'acqua. Anche per l'inerzia di chi avrebbe dovuto completare delle opere di messa in sicurezza della popolazione e dell'apparato economico, ma assai raramente l'ha fatto.

LE ALLUVIONI: UN DISASTRO ANNUNCIATO
Di quella del 1951 non abbiamo dati certi sull'entità dei danni. Le devastazioni provocate e la drammaticità della situazione sono ben impresse, però, nella memoria della gente della Valle Olona che ne subì le conseguenze. Un'alluvione che distrusse case, strade, ponti e nascose sotto una coltre di fango i reparti produttivi di decine d'aziende. Secondo la testimonianza d'alcuni ex dipendenti della cartiera Vita Mayer, nel giro di pochi minuti l'ondata di piena superò argini, seminando il panico tra gli stessi lavoratori che videro le acque trasportare, come fuscelli, rotoli di carta del peso di diverse tonnellate.Nel settembre del 1976 un'altra grande piena: danni per oltre 56 miliardi, che se vengono tradotti al valore odierno della moneta sono corrispondenti a 380 miliardi delle vecchie lire. La piena era stata causata, probabilmente, dai detriti depositati a Nord dell'alveo del torrente Selvagna dove si formò una specie di diga: il bacino artificiale si gonfiò enormemente fino a rompere lo sbarramento e irrompere nella vallata. Le piogge non cessarono nei giorni successivi e il 20 ottobre ci fu una seconda esondazione.
Ed eccoci a giorni più recenti. Nella notte tra l'1 e il 2 giugno 1992 il Varesotto fu interessato da piogge intensissime: in sole sei ore caddero 118 millimetri di pioggia (pari a oltre la metà di quella di tutto il mese), con punte di 48 millimetri. Risultato: fiumi e torrenti di nuovo in piena, esondazioni, frane, danni per miliardi e miliardi. Una stima li quantifica in 250 miliardi. Eppure non erano mancati gli allerta da parte degli amministratori locali e della stessa Unione degli Industriali. Raccolta dalla rivista "Unione Press", la testimonianza di Rinaldo Zazzeron, in quel momento sindaco di Fagnano Olona: "Da anni si sapeva che il fiume, prima o poi, avrebbe fatto disastri, ma è sempre stato trascurato da chi avrebbe dovuto provvedere a conservarlo. Il nostro Comune nel 1987 aveva predisposto uno studio sul degrado della valle che fotografa un'ipotesi d'alluvione.
E' avvenuto esattamente come avevamo previsto. Nessuno tra coloro cui l'avevamo inviato ha preso in considerazione quello studio: ne' Protezione Civile, ne' Amministrazione Provinciale, né Ministero dell'Ambiente…".
Le ferite s'erano appena rimarginate che nel 1993 il Verbano fuoriuscì in diverse località della sponda lombarda e nel 1994 una tracimazione vide protagonista il torrente Arno.
Tra il 12 e il 15 settembre 1995, poi, un disastro ancor peggiore sconvolse le stesse zone del Varesotto già colpite nel 1992: 338 millimetri di pioggia continua e battente, a tratti accompagnata da grandine, durata per ventiquattro interminabili ore, con punte di 77 millimetri in una sola ora.
Il triste computo dei danni questa volta raggiunse quota 183 miliardi. Ben 134 le imprese danneggiate, solo tra quelle associate all'Unione degli Industriali, sulla cui rivista "Unione Press" si poteva leggere: "Gli imprenditori sono stanchi di gridare. Lo hanno fatto per troppo tempo. Hanno anzi fatto molto di più: hanno finanziato a loro spese studi e progetti per la sistemazione idraulica del più violento dei corsi d'acqua che attraversa la provincia di Varese. Ora non vogliono più occuparsi di che cosa fare né di come farlo. Ora conta solo il quando".
Un quando che, però, non è ancora giunto.
Nell'autunno 2000, intanto, fu di nuovo emergenza: su 141 Comuni della nostra provincia, ben 45 furono colpiti dichiarando danni per un totale di 77 miliardi. Soltanto per l'apparato economico le cifre evidenziarono perdite dell'ordine delle decine di miliardi: 400 le imprese coinvolte. Devastate le località lungo il lago Maggiore: a Luino danni per circa 18 miliardi subiti dalle strutture private, tra case e immobili a uso abitativo ed esercizi commerciali; duramente colpito anche il patrimonio comunale, con danni quantificabili attorno ai 3 miliardi.
Altrettanto devastante fu la forza del Verbano a Laveno Mombello, Angera e Sesto Calende, dove pure il Ticino faticò a rientrare nei suoi argini.

LE CASSE DI LAMINAZIONE: UNA NECESSITA'
Già nel 2000 aveva continuato a fluire regolarmente nel suo alveo, nonostante le preoccupazione di chi vive e lavora lungo le sue sponde. E così è successo lo scorso maggio, almeno per la parte settentrionale del suo percorso. Il fiume Olona - che in precedenza, come abbiamo visto, era stato protagonista drammatico di gran parte delle alluvioni - si è improvvisamente placato?
Nient'affatto, sono gli interventi di consolidamento dei suoi argini realizzati nell'ultimo quinquennio sull'area prealpina che hanno permesso una sostanziale tenuta in questa zona, garantendo una maggiore sicurezza. Certo, le sue acque hanno invaso qualche tratto di campagna, allagando gli scantinati di alcune abitazioni a Cairate, Fagnano Olona e verso Castellanza.
Una volta varcati i confini della provincia di Varese, però, la situazione è risultata ben peggiore: forti disagi a Legnano, disastri e danni a Nerviano e Pogliano Milanese. Il sindaco di quest'ultima località, Francesco Chiesa, ha dichiarato: "Il 30% delle strade erano fiumi: l'Olona ha sfondato con violenza. I moduli per i risarcimenti sono stati ritirati da 106 famiglie. Viviamo un pericolo costante, appena piove non dormiamo più".
Ne consegue che il rischio di tracimazione s'è spostato sempre più a valle, verso la pianura. "E questa è proprio la conferma dell'assoluta necessità - sottolinea Maurizio Cozzi, primo cittadino di Legnano - di un deciso intervento a Nord che permetta di regolare il flusso delle acque prima che sia troppo tardi".
Si ritorna così a quelle casse di laminazione di cui si parla da decenni, almeno dagli anni Ottanta. In primo luogo quelle la cui realizzazione è stata avviata ma mai completata in località Molini di Gurone, a Malnate. E poi le vasche di contenimento, due a Castellanza e una a San Vittore Olona.
"Sono opere che servono subito - conclude il sindaco legnanese -. Proprio in queste settimane la competenza sui nostri corsi d'acqua è passata dal Magistrato del Po alla Regione Lombardia, che può chiedere risorse al Ministro Lunardi. E' il momento d'agire e fare pressioni perché si lavori per la salvaguardia dei cittadini e delle imprese".