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"Vecchio scarpone" ti prendo a peda(la)te

Un modo nuovo di rivivere il lago di Varese e un'occasione di svago all'aria aperta: la pista ciclabile sembra riscuotere un grande successo di pubblico. Per trascorrere una serena domenica pedalando e riscoprendo le bellezze varesine.


Qualcuno in là con gli anni lo chiama "vecchio scarpone", come il titolo della canzone che faceva lacrimare i reduci di guerra e le loro mamme negli Anni Cinquanta. Ma non lo fa per nostalgia e neppure per mancanza di rispetto. Piuttosto, per eccesso di confidenza, come si fa con gli amici di una vita intera.
Il vecchio scarpone di cui stiamo parlando è grande 111 chilometri quadrati, profondo 26 metri e… imbarca acqua per una cifra in metri cubi che lasciamo a voi calcolare moltiplicando 153,65 per 10 elevato alla sesta. E' il lago di Varese.
Una volta una donna di cultura, di memorie, di velato romanticismo come Alba Bernard ce lo descrisse come "più attraente del lago di Como, perché tanto quello è antropizzato, tanto questo è ancora selvaggio e le sue rive sono rimaste sostanzialmente intatte".
Atto d'amore oltre ogni ragionevole giudizio, specie di spes contra spem in epoca (eravamo all'inizio degli Anni Ottanta) di inquinamento ancora molto forte. Oggi il bacino lacustre di Varese (ma più corretto sarebbe ripristinarne l'antica denominazione "di Gavirate") sta tornando a balbettare i suoi primi passi dopo almeno tre decenni di riposo forzato. La lunga malattia non è del tutto debellata, ma il paziente è in netta ripresa, tanto da meritare di essere meta per un paio d'ore (o, se si vuole, per l'intera giornata, complici aree sosta e pic-nic) della nostra passeggiata fuori porta con famiglia. A piedi o, meglio, in bicicletta.
Parliamo infatti della pista ciclabile che si stende ormai su 17 chilometri e mezzo rispetto ai 27 occorrenti per completare il periplo del lago. Dunque siamo ben oltre la metà e presto si potrebbe chiudere l'anello. L'iniziativa, messa in pratica da qualche anno nel settore urbanistico dalla Provincia, sta riscuotendo un successo a dir poco clamoroso; e chi pensa si stia esagerando, dia un'occhiata al nastro colorato in un giorno festivo o prefestivo, vi troverà cicloamatori "della domenica", ma anche… "del lunedì", mamme con passeggini, bambini con gli skate-board, amanti del footing. Una umanità numericamente consistente e soprattutto varia, forse anche troppo.
Ma, oltrepassata la zona della Schiranna, si incontrano più che altro appassionati delle due ruote, magari quelli che montano in sella senza troppe preoccupazioni di rispettare tabelline di marcia e scansioni orarie. Tutt'attorno molto silenzio, contatto diretto con la natura nella sua veste particolarissima di ambiente lacustre e la possibilità di fare una cosa ormai sempre più rara: pedalare senza preoccupazioni di traffico. La strada asfaltata è qualche decina di metri più in là (solo per brevi tratti vi corre a fianco) e con essa tubi di scarico e pericoli legati alla velocità dei mezzi a motore (che, come tale, è sempre "troppa" rispetto a quella d'una bici).
Dunque si può partire da dove si vuole: mettiamo da Buguggiate, nei pressi del supermercato poco discosto dalla strada provinciale ed a qualche centinaio di metri dal nuovo spartitraffico che immette sul raccordo autostradale. Si prende la direzione per Schiranna e subito si pedala in scioltezza, senza patemi d'animo, come in una ritrovata dimensione umana che solo gli amici del pedale possono avvertire appieno (per gli altri non c'è che da convertirsi al più presto al mezzo ecologico). Si prosegue in piano per un paio di chilometri prima di iniziare una serie di dolci saliscendi che evitano la monotonia fino a Gavirate; vi potete fermare ad assaporare meglio uno scorcio di lago, a scoprire una curiosa cascina che dalla rotabile sella quale siete sfrecciati tante volte non avete notata mai, a riscoprire (da quanto tempo non lo fate più?) il fascino d'un filare di granturco che sembra, come ripetevano i nostri vecchi, "centomila cavalier".
Se poi volete fare una digressione di tipo culturale potete fermarvi al Chiostro di Voltorre o al Museo della Pipa, per non parlare del Volo a Vela o delle sedi della Canottieri Varese e Canottieri Gavirate. Nell'attesa che il recupero della piena balneabilità vi consenta persino un bel tuffo delle acque del lago. Altro che "vecchio scarpone"!

Sulla pista ciclabile da Luino a Varese

A fine aprile è stato inaugurato il tratto che giunge in Gavirate, ad inizio maggio quello fra Capolago e Buguggiate, presto dovrebbero essere appaltati i lavori nei comuni di Galliate, Bodio, Cazzago: la pista ciclabile attorno al lago di Varese conta ormai oltre 17 chilometri (ne mancano 10 al completamento), è costata sinora 300mila euro (la metà dalla Regione, il resto suddiviso in parti uguali fra Provincia, Comune di Varese, Comune di Gavirate).
Alla fine sarà il fiore all'occhiello dell'assessorato al Territorio di Villa Recalcati. E non basta. L'intento è di farne un tratto del "collegamento insubrico" che fra le province di Lecco, Sondrio, Varese e il Cantone Ticino sommerà ben 180 chilometri di piste riservate alle biciclette; in chiave locale, i fondi Interreg della Comunità Europea verranno spesi per attrezzare un percorso di circa sessanta chilometri che dal confine elvetico presso Luino procederanno fino a Mesenzana (tratto già esistente) e da lì lungo la Valcuvia per poi risalire verso Gavirate e da lì collegarsi alla pista ciclabile del lago di Varese.

Pipe e palafitte, chiostri e ghiacciaie

Sono quattro le "soste obbligate" per una biciclettata davvero completa attorno al lago. Iniziamo dal Chiostro di Voltorre, complesso monumentale del XII secolo, quindi romanico, sede di monaci benedettini, inserito in un ambiente rurale in parte ancora ben conservato, sede di concerti e di mostre d'alto livello qualitativo.
Quindi il Museo della Pipa a Gavirate, una raccolta di ben 30mila pezzi, 3mila volumi ed attrezzi vari, gemellato col Museo del Tabacco in quel di Vienna: testimonianza preziosa della produzione che ancora sussiste nel territorio del comune. A Bodio Lomnago sono visitabili (in genere solo dall'esterno) le "ghiacciaie", costruzioni coniche utilizzate fino alla seconda guerra mondiale come… frigoriferi quando questi ancora non c'erano (verranno prodotti in grande quantità dagli Anni Sessanta sulla riva opposta, alla Ignis -oggi Whirlpool- di Comerio): il ghiaccio prelevato ad inizio inverno dal lago stesso e gettato nelle ampie vasche scavate nel terreno consentivano di conservare i cibi sino a primavera inoltrata.
Infine non si può non ricordare l'insediamento palafitticolo (Età Neolitica) all'Isolino Virginia, sito archeologico tra i più importanti di tutta l'alta Italia.

Tra libri e piatti di lago

Per saperne di più sul lago di Varese vi segnaliamo, fra gli altri, tre volumi di diversa impostazione: lo splendido "Vitalità e splendori del Lago di Varese", uscito dalla penna di Alba Bernard nel 1984 col marchio dell'allora Banca Industriale Gallaratese; l'originale "Bestiario" (Nicolini Editore) con cui Luigi Stadera ha indagato l'anno scorso nomi e soprannomi legati alla vita del lago; il recente e spigliato "Gocce di lago" (Macchione Editore), agile volumetto che ha consentito a Gianni Spartà di ripercorrere le vicende nobili e meno del bacino lacustre e di fare il "punto della situazione" alla vigilia del suo rilancio ambientale e turistico.
Per chi invece è alla ricerca di un buon ristoro con cui corroborare la pedalata ed estendere le ore trascorse attorno al lago, segnaliamo al lido di Gavirate l'originale "Vecchio Ottocento" di viale Ticino 37: un ristorante grande stile, un salone per banchetti, un pub per un piatto veloce, gustoso e a buon prezzo. Sempre nella cittadina dei Brutti e Buoni (finissimi pasticcini alla nocciola) vi ricordiamo la storica Pasticceria "Veniani", nel cuore del borgo e a mezzo chilometro dalla pista ciclabile. A Calcinate del Pesce c'è un altro locale celebre fra i buongustai, il ristorante "Maran". Ambiente familiare, ottima anguilla, favolosi persici e coregoni, veranda panoramica valgono bene uno…strappo, nel senso che occorre percorrere cinquecento metri in salita dopo aver lasciato la ciclabile.

06/20/2002

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