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Seguendo Pollicino fino a Gallarate

L'arte esce dagli spazi convenzionali per colorare le strade di Gallarate: un'esperienza unica non solo dal punto di vista artistico ma anche di arricchimento per la città.



Dagli spazi chiusi della Civica Galleria di Viale Milano l'arte contemporanea esce per la città e penetra nel vecchio cuore di Gallarate, città nota per la sua industria, ma certo anche per il suo saper fare arte. La proposta (e ci pare davvero una piccola, entusiasmante rivoluzione questa sortita artistica che fa da traino a una rinnovata voglia di fruizione del territorio e di turismo urbano) arriva, oltre che dal Comune, proprio dalla Civica Galleria e dagli organizzatori del premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate, giunto alla sua XXI-XXII edizione, che sperimenta per la prima volta con l'evento Z.A.T. Zone Artistiche Temporanee (fino al 25 luglio) un percorso cittadino di Public Art, curato da Emma Zanella.
L'occasione è dunque duplice, come il percorso Pollicino sollecitato e indicato da tombini e chiusini dipinti in verde fluorescente (dall'idea dello spiritoso gruppo autobattezzatosi M. me Duplok) che rappresenta l'immagine stessa della mostra: cercare l'arte percorrendo la città, vivere nuove emozioni legate alle tredici installazioni e insieme scoprire, o riscoprire, la piena godibilità di uno spazio - fattosi più raffinato e curato grazie ai nuovi interventi di arredo urbano - con il prezioso, pieno carico del suo tessuto vitale e storico. L'idea di Pollicino - che evoca la fiaba attraverso l'equiparazione sassolino-tombino - si è meritata la vittoria nel concorso nazionale per la realizzazione di un Corridoio dell'arte nel centro urbano di Gallarate voluto dalla commissione di questa edizione del Premio Arti Visive, che fu istituito nel 1950 dall'artista Silvio Zanella, fondatore e direttore indimenticabile della Galleria Civica, e ideatore del Premio che proprio alla sua memoria è stato dedicato quest'anno.
I per lo più giovani, ma già noti, autori delle opere invitati dalla Commissione artistica (formata da Alberto Abruzzese, Marco Meneguzzo, Marina Bianchi Guenzani, Roberto Pinto, Giulio ed Emma Zanella) sono stati impegnati in una approfondita fase preparatoria. Che ha richiesto un'analisi scrupolosa e attenta del territorio, indispensabile per fornire risposte originali e stimolanti, attraverso le installazioni d'arte, al complesso rapporto tra spazio urbano, storia e trasformazione sociale. Il risultato, è il caso di dirlo, è sotto gli occhi di tutti e ha già ottenuto l'effetto di un coinvolgimento, non solo emozionale ma anche operativo, di persone, di istituzioni pubbliche e private, di colleghi artisti che hanno dato la loro adesione a una serie ricchissima di manifestazioni collaterali a Z.A.T che hanno avuto avvio con il gioioso Art Pride del 9 maggio.
Chi segue il percorso di Z.A.T. incontra innanzitutto installazioni dichiaratamente, anche se non esclusivamente, destinate ai giochi e alle fantasie dei più giovani; come la coloratissima Casafungo di Liliana Moro in cemento e plastica, collocata nel parco di fronte alla galleria e nata sulla base delle indicazioni offerte dai disegni di trecento bambini della scuola materna e elementare coinvolti nella sezione didattica della manifestazione. O come Hardcore 2003 del gruppo Super!- inserita volutamente nello spazio antistante la scuola elementare Dante Alighieri di via Seprio - fatta con tubi, reti da cantiere, pareti mobili e rampe in legno che formano tre corridoi, di cui uno a forma di U. Molto apprezzata dai ragazzi, è rivolta a tutti coloro che hanno in comune la passione per il gioco e per lo sport. Servendosi di manifesti, locandine, teche, cartoncini e volantini, Ciriaco Campus coinvolge a sua volta il pubblico con Monopolys, il super gioco di Gallarate, un'ironica quanto divertente provocazione basata sulla compravendita di vie, piazze, aziende e servizi pubblici cittadini, che investe l'intero percorso espositivo. Monologue Patterns di Loris Cecchini, la capsula trasparente in policarbonato installata su di un albero anch'essa nel parco di viale Milano, non lontano dalla Casafungo, propone un ambiente - scultura dedicato alla meditazione, alla lettura, al rifugio tra il verde. E' esempio di felice connubio tra elementi naturali e artificiali, è spazio reale e immagine ludica e poetica insieme. Non lontano, nello stesso spazio verde, s'esprime la riflessione nostalgica dell'artista albanese Adrian Paci: Home to Go è un tetto di casa rovesciata, in dimensione reale, che ha tronchi laterali come remi. Immagine di un mix di certezze e incertezze, di una casa-barca che c'è e non c'è, da raggiungersi, per le vie - o le acque - del mondo. O che va trovata, prima di tutto, in se stessi. Di Paci sono anche alcune fotografie presenti nella mini rassegna in Galleria, da cui s'inizia, con bozzetti e studi per la mostra, il percorso di Z.A.T. Qui spicca per originalità la curiosa opera della giovane artista piemontese Enrica Borghi, autrice dell'azzurro abito-scultura intitolato Grande Soirée e composto con bottiglie di plastica, sacchetti in polietilene, plexiglass. E' sua anche una delle più intriganti realizzazioni, Architettura di luce, una luminosa e policroma vetrata - con effetti quasi di mosaico - ideata per la facciata di palazzo Minoletti, in centro città. E' stata realizzata, grazie anche alla collaborazione artistica degli studenti del liceo Artistico Candiani di Busto Arsizio, con 18.000 bottiglie di plastica tagliate e assemblate con sacchetti di polietilene. Lasciata la galleria, lungo lo spartitraffico di viale Milano, al centro del percorso, ci si imbatte nella serie di manifesti in carta su struttura di alluminio di Chiara Dynys. Le due scritte antitetiche Tutto/Niente, nella identità grafica, materica e cromatica dei manifesti, riportano provocatoriamente ai manifesti politici degli anni Venti e Trenta. Messaggio Controcorrente anche nel percorso di Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, allestito nel rinnovato palazzo Broletto, costruito su tele cerate, con grandi lettere adesive e un audio a due voci ispirato alla storia di Elena Erzegovesi e di padre Alberto Stucchi. Chi sosta qui ritrova intatto il senso del passato storico di un luogo, ancora oggi fondamentale punto di incontro culturale per i gallaratesi. Seguendo Pollicino nel cuore della città ci si può imbattere nell'enorme, buffo scheletro in legno opera di Pierluigi Malignano. Alto 6 metri è caratterizzato dalle lunghissime braccia, in scala 200% rispetto al resto del corpo, titolo: Il doppio all'altezza delle spalle. Appoggiato, le spalle al muro, alla chiesa di Sant'Antonio in vicolo della Pace, ricorda la consuetudine della chiesa di accogliere scheletri nei propri luoghi, ma anche la tradizione tutta gallaratese dell'antico scheletro visibile fino agli anni Trenta ai piedi della basilica di Santa Maria Assunta.
La passerella di gelsomini sul fiume perduto, realizzata da Giuliano Mauri sull'Arnetta con legno e piante di gelsomino, struttura fitta e insieme leggera, richiama al sentimento e alla natura, eguagliando, per poeticità e per esito onirico, un altro allestimento ligneo, La voce della notte di Emilio Fantin, collocata in piazza Libertà. L'opera di Fantin si presenta come una cabina, senza porte, aperta a chiunque e destinata a diffondere i sogni di quanti li vorranno raccontare telefonando a un numero verde indicato dal percorso. Su invito dell'artista: “Cari sognatori, i vostri sogni verranno registrati e diffusi così come sono. Non abbiate timore nel raccontarli. Il sogno non ha colpe”. Se Fantin è allenato a frugare nella psiche del suo pubblico, Luca Vitone, autore di Panorama, stimola lo spirito di avventura e il desiderio di conoscenza con quattro cannocchiali, situati sul campanile di Santa Maria Assunta, che hanno lo scopo di allontanare l'immagine anziché avvicinarla. Per arrivarci sono duecento gradini nel grembo scuro e scosceso del bel campanile. Un'emozione preclusa a poco agili o claustrofobici visitatori. Ma l'arte, anche questo si capisce assecondando con Pollicino il percorso ad anello segnato dai tombini-sassolino di Z.A.T che riconduce alla Galleria Civica - luogo di partenza e di ritorno - l'arte è, oltre che gioco e piacere, soprattutto avventura e conquista.

Per informazioni: www.metamusa.it

06/10/2004

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