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Ridare vapore alla locomotiva del paese

Vago, Ribolla, Tognana, Pininfarina e Montezemolo all'unisono: "La competitività del Nord condizione indispensabile per lo sviluppo del Paese".

In primo piano da sinistra, Nicola Tognana, Gianfranco Fabi, Andrea Pininfarina e Luca Cordero di Montezemolo all'Assemblea dell'Unione Industriali
La metafora non poteva che essere tratta da quel mondo della Formula 1 che da oltre vent'anni lo vede assoluto protagonista: "Va benissimo occuparsi delle piccole squadre, ma se si trascurano i grandi team si rischia di far perdere valore all'intero campionato mondiale". Così Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari nonché per sei anni presidente dell'Unione Industriali di Modena.
Insieme a Nicola Tognana, attualmente vicepresidente di Confindustria nonché amministratore delegato del gruppo industriale Tegolaia e già presidente dell'Unione Industriali di Treviso, e ad Andrea Pininfarina, amministratore delegato delle Industrie Pininfarina e presidente dell'Unione Industriali di Torino, Montezemolo è stato protagonista del dibattito, moderato dal vicedirettore de "Il Sole 24 Ore" Gianfranco Fabi, che ha seguito l'intervento di Alberto Ribolla, appena eletto presidente dell'Unione Industriali di Varese per il prossimo quadriennio e, prima di lui, la relazione del suo predecessore Marino Vago.
In particolare Ribolla, nel messaggio d'apertura del suo mandato al vertice di un'Associazione ricca di circa 1.400 imprese per 74.000 addetti, aveva osservato come nell'economia contemporanea sempre di più "…la capacità e la volontà d'innovare delle sole imprese non basta più. Se parliamo d'innovazione come fattore strategico di sviluppo di una zona geografica come è la nostra provincia, allora abbiamo bisogno di una configurazione di questo concetto non solo legata al mondo dell'impresa ma che si allarghi a tutte le altre aree del lavoro umano e quindi ai servizi. E in particolare alla gestione della cosa pubblica".
Nell'analisi di chiusura dei suoi quattro anni di presidenza, Marino Vago aveva poi dovuto amaramente constatare come questo periodo sia stato caratterizzato "…dalla verità delle occasioni mancate". Il territorio della provincia di Varese, inserito in quella Lombardia considerata anche al di fuori dei confini nazionali uno dei Quattro Motori d'Europa, non ha visto sorgere alcuna di quelle opere infrastrutturali che già nel 1999 erano considerate indispensabili per la competitività delle imprese. "Competitività delle imprese - e, insieme a esse, dei territori - che deve essere la nostra bussola. Ogni impresa, infatti, ha nel proprio Dna l'istinto naturale alla crescita, ha nei suoi cromosomi la capacità d'organizzare il lavoro per creare nuovo lavoro, ha nel suo spirito originario la volontà di realizzare profitti assolvendo in tal modo e solo in tal modo, la propria "funzione sociale" di generare ricchezza e ridistribuire benessere".
Per percorrere questa strada, le imprese e gli imprenditori non possono, però, essere lasciati soli, non possono disperdere risorse negli oneri impropri che continuano a gravare su di loro per l'inefficienza dei servizi.
Dalla tangenziale di Varese alla Pedemontana, alla bretella Malpensa-Boffalora: l'elenco delle incompiute o delle esigenze da colmare è lungo e gli ingorghi sulla Milano Laghi ne sono la prima e più evidente conseguenza. In questa prospettiva si deve registrare un'altra grande occasione che rischia d'andare perduta: Malpensa. Pensiamo al già ricordato collegamento con l'autostrada Milano-Torino, che ancora non è stato compiuto dopo cinque anni dall'apertura di Malpensa 2000. Pensiamo al collegamento, dopo quello con le Ferrovie Nord Milano, anche con le Ferrovie dello Stato, via Gallarate, indispensabile per il trasporto merci. Sempre per le ferrovie, al collegamento anche al di là del confine con la Svizzera attraverso quella bretella di soli sei chilometri tra Arcisate e Stabio che, "dopo anni di disinteresse da parte italiana - ha commentato Marino Vago - sembra aver ora scoraggiato anche la stessa Confederazione Elvetica".
"Questa somma di occasioni perdute e di appuntamenti mancati - s'è chiesto Marino Vago - dipendono da un problema più generale di sottovalutazione delle difficoltà oggettive che questi territori manifestano? O, viceversa, dipendono da una sopravvalutazione delle loro capacità? Si pensa cioè che possano andare avanti all'infinito a esercitare quel ruolo di traino del Paese che hanno saputo finora svolgere egregiamente.
Non so dire quale dei due atteggiamenti sia più grave o quale sia quello prevalente. So solamente che entrambi potrebbero portare l'Italia ad allontanarsi dal sentiero dello sviluppo".
Carenze infrastrutturali che accomunano la provincia di Varese ad altre aree a forte e radicata presenza industriale come il Piemonte, l'Emilia Romagna e il Veneto. Tanto che Nicola Tognana, indicando le cifre di questo disagio, ha ricordato come nel 2002 il congestionamento del traffico sia costato per l'1,4% del Pil italiano "…una somma equivalente alla stima dei condoni raccolti in quest'ultimo periodo".
Il vicepresidente di Confindustria ha poi posto l'accento sul rischio di guardare alla svolta che indubbiamente sta vivendo l'economia mondiale sulla base di paradigmi ormai obsoleti. "E proprio questo accade troppo spesso ancor oggi nel nostro Paese, se pensiamo per esempio al dibattito sull'articolo 18 piuttosto che alle polemiche sull'esportazione delle fabbriche, quando invece dobbiamo saper portare all'estero le produzioni di poco valore aggiunto. E' difficile guardare al futuro tenendo gli occhi fissi allo specchietto retrovisore…".
Sapranno vincere, invece, quei territori che si faranno sistema dandosi coesione e forza propulsiva. "In questo contesto il nuovo ruolo dell'industria è quello del luogo dove si mettono in relazione l'ambito dei saperi locali con quello delle capacità imprenditoriali". Una sorta di "patto sociale" supportato da un sistema dei valori che riconosca il ruolo del lavoro e dell'industria "…talvolta invece mi capita di sentire gridare slogan che chiedono di far cessare l'insediamento di nuovi impianti industriali!".
Tognana ha quindi ricordato la necessità che venga colta finalmente l'esigenza di assicurare quella competitività che, senza adeguate infrastrutture, le imprese del Nord non possono coltivare: "Non s'è capito che la "Questione settentrionale" è anch'essa una priorità per lo sviluppo: dobbiamo impegnarci al massimo come sistema Paese perché quest'atteggiamento cambi al più presto".
Assecondare lo sviluppo delle aree che fanno da traino, infatti, contribuisce in maniera determinante alla crescita dell'Italia intera.
"Porto l'esempio di Torino e del Piemonte - ha testimoniato Andrea Pininfarina -. Un'area che pure sta cambiando pelle: basti pensare a come l'outsourcing di funzioni prima interne a Fiat e Olivetti abbia generato forze imprenditoriali importanti nel settore dei servizi piuttosto che dell'Information & Communication Technology, dove oggi si contano 56.000 occupati". La diversificazione si legge anche nelle cifre, che evidenziano come, mentre soltanto tre anni fa la dipendenza da Fiat era dell'80%, oggi questa si sia ridotta al 50%. "E nonostante le difficoltà dell'industria che da sempre si accomunava alla città, ora la disoccupazione s'è ridotta al 6% contro l'11% di qualche anno fa…".
Eppure sul piano infrastrutturale la situazione anche su quel territorio è assai precaria: "Basti pensare alla linea ferroviaria ad alta velocità Milano-Torino. Nel 2000, dopo anni di blocco totale, l'allora Ministro Bersani sfruttando l'occasione delle Olimpiadi 2006 riuscì a far approvare la Conferenza dei Servizi a maggioranza, evitando il nodo dell'unanimità. Si prospettava il completamento del collegamento con Malpensa per l'inizio dell'appuntamento olimpico. Invece, per quella data avremo solo degli spezzoni di ferrovia. E poi ci meravigliano se i francesi nicchiano sulla Torino-Lione mentre sono già pronti a far passare il traffico passeggeri e merci per Strasburgo, al di sopra delle Alpi…".
Tutti argomenti affrontati anche da Luca Cordero di Montezemolo: "…perfino un bambino di cinque anni saprebbe indicare in questi argomenti le assolute priorità per il nostro Paese: infrastrutture, apparato burocratico da snellire e sostegno alla capacità innovativa dell'impresa…". Oltre a questo temi, però, il presidente della Ferrari ha apprezzato un altro elemento presente nella relazione introduttiva di Marino Vago: aver messo in evidenza la capacità del dialogo come condizione indispensabile per ripartire sul versante dello sviluppo.
In questa logica bisogna, però, ridare vapore alla locomotiva d'Italia: "Se non garantiamo lo sviluppo al Nord, ogni altro discorso diventa secondario!".
Un suggerimento, infine, dall'uomo che ha portato la "rossa di Maranello" a quattro titoli iridati consecutivi: "Visto che siamo un Paese che sa dare il meglio di sé nell'emergenza, dobbiamo come classe dirigente sfruttare questa situazione congiunturale, che ha tutto per essere considerata delicata, per ricompattarci e fare sistema. Ma anche la classe politica, il Governo come l'opposizione, deve capire che è giunto il momento di ritornare a occuparsi finalmente dei veri problemi del Paese…".

05/29/2003

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