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Nel cuore dell'Africa in difesa della natura

Un progetto dell'Università dell'Insubria per la conservazione della fauna e dell'ambiente di un'area della Tanzania fra le più importanti per l'equilibrio dell'intero ecosistema.

La zona è quella nord-orientale della Tanzania: in particolare, il vasto ecosistema dei parchi nazionali del Tarangire e del Lake Mayara, limitrofi alle celebri aree protette del Ngorongoro e del Serengeti.
Qui - in una delle zone più selvagge e incontaminate dell'Africa - il Dipartimento di Biologia Strutturale e Funzionale dell'Università dell'Insubria ha avviato, ormai da alcuni anni, un progetto di ricerca e conservazione delle risorse naturali.
L'area d'indagine è d'estremo interesse faunistico, caratterizzata com'è dalla presenza di oltre 50.000 grandi mammiferi, di cui quasi 3.000 elefanti. Mammiferi che durante la stagione secca sono concentrati soprattutto all'interno dei parchi, ma durante il periodo delle piogge si disperdono su di un territorio molto più vasto, dell'estensione di circa 50.000 chilometri quadrati: la cosiddetta Steppa Masai.

La crescita demografica delle popolazioni locali e uno sviluppo non pianificato dell'agricoltura su larga scala, però, stanno causando un rapido e allarmante degrado ambientale dei territori esterni ai parchi.
E' grave il rischio per la conservazione della fauna selvatica e pesanti sono le conseguenze non solo sul piano ecologico, bensì anche su quello economico. Oggi, infatti, il turismo naturalistico, e quello venatorio, rappresentano un'attività sempre più importante per il nord della Tanzania.

Per mettere a punto strategie di gestione del territorio e della fauna, nel 1995 è stato avviato il "Tarangire Conservation Project", nato grazie al sostegno economico dell'Unione Europea e attualmente supportato dall'Agenzia Statunitense di Cooperazione, attraverso la sede in Tanzania del WWF.
Nel progetto sono coinvolte due importanti realtà varesine: oltre all'Università dell'Insubria, partecipa, infatti, anche l'Istituto Oikos, cui è affidato il compito di garantire un supporto logistico e di fornire informazioni su come vengano utilizzate le risorse locali.
Il Prof. Guido Tosi"Il lavoro del Dipartimento di Biologia Strutturale e Funzionale, invece - precisa il Professor Guido Tosi, docente di Zoocenesi e Conservazione della Fauna -, consiste nello studio degli animali. Tra le altre cose, posizioniamo dei radiocollari sugli elefanti così da capire quali siano le zone all'esterno del parco più importanti per questi grossi mammiferi. In questo modo possiamo suggerire alle autorità locali delle strategie di tutela e conservazione di queste fette di territorio".
Non solo, perché gli studiosi varesini realizzano anche delle cartografie sulla vegetazione e raccolgono informazioni sulle comunità che abitano questo territorio, in particolare i Masai.

In Tanzania, l'Università dell'Insubria ha allestito un campo fisso, dove sono presenti, insieme a due ricercatori, anche altrettanti studenti.
"Queste attività nel cuore del continente africano, oltre a costituire un'opportunità certamente stimolante per i ricercatori - continua il Professor Tosi -, offrono possibilità importanti pure per i nostri studenti. Gli studi svolti sul campo possono, infatti, essere usati per la tesi di laurea.
Il progetto offre, però, anche la possibilità d'essere inseriti in un contesto - quello della ricerca e della cooperazione internazionale - che può offrire valide opportunità di tipo lavorativo una volta terminato il percorso di studi".

03/15/2001

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