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In villa sul Naviglio

Una passeggiata lungo il Naviglio Grande alla scoperta delle splendide ville settecentesche costruite dalla nobiltà e dalla borghesia milanese per vacanze nel verde.

Villa Gromo
Prende l'acqua del Ticino a Tornavento e dirigendosi verso sud fiancheggia la centrale elettrica di Turbigo, quindi prosegue verso Castelletto di Cuggiono, Bernate, Boffalora, Robecco, Cassinetta Gaggiano e giunge fino a Milano. E' il Naviglio Grande, la cui costruzione iniziò nel 1177 ad opera dei Torriani, signori di Como in contesa con i Visconti di Milano per il possesso delle terre da Coira al Ticino. Nelle prolungate contese a rimetterci fu anche Castelseprio, fortificazione strategica fatta distruggere proprio dai Visconti nel 1287, sede di quel Contado del Seprio che si era conquistato una certa autonomia da Milano e il cui capoluogo venne trasferito a Gallarate per rimanervi fino alla Rivoluzione francese.
La costruzione del Naviglio terminò all'inizio del XIII secolo e assolse perfettamente la funzione per la quale si intraprese quest'opera imponente per quel periodo: una via d'acqua lunga 49,9 km per dare a Milano "legna da fuoco e da opera, di carbone, di vino, di calcina, di pietre in vivo e cotte, di carne, di grassine, di pesci, di merci, che dal lago Maggiore de' Svizzeri e da luoghi circonvicini in abbondanza e con poca spesa si conducono; et per levare da Milano sale, ferro, grani, risi, lini et altre robbe che ai lacuali ed a' Svizzeri si vendon", ricordava nel Seicento G.B. Settala.
Via d'acqua per i traffici dal lago Maggiore a Milano e viceversa: ecco la ragione per la quale il Naviglio era navigato in entrambi i sensi, sfruttando la corrente e la pendenza che è di 34 metri dalla presa di Tornavento fino alla darsena di Milano e trainando invece i barconi (le "bettoline") con i cavalli, dalla riva, per il viaggio di ritorno. Il Naviglio ha una portata d'acqua di 63 metri cubi al secondo, ridotta a 12 all'ingresso della darsena per via delle 116 bocche irrigatorie che danno acqua a 50.000 ettari di coltivazioni. Sì, perché l'altra grande funzione che assolve il Naviglio è quella di fertilizzare la pianura padana con l'acqua del lago Maggiore, fatti salvi naturalmente i periodi naturali di secca, in primavera e in autunno. La facilità del collegamento offerta dal Naviglio - ricordiamo che grazie a questa autostrada d'acqua fu possibile trasportare i blocchi di marmo di Candoglia destinati ala fabbrica del Duomo milanese, ai quali era concesso il privilegio di non pagare dazio sicché viaggiano "auf", ad usum fabricae - fece sì che le sue rive, nelle località della campagna a nord di Milano, divennero località di elezione per la villeggiatura di ricchi possidenti della Città, i quali fecero costruire splendide ville tuttora abitate, in qualche caso visitabili grazie alla cortesia dei proprietari.
Dalla provincia di Varese ci si può arrivare in breve tempo da diverse direzioni, Sesto Calende, Gallarate, Busto Arsizio puntando dapprima su Castano Primo e, da lì, verso Boffalora. Ci si può giungere su due ruote o in auto. Il mezzo motorizzato deve essere obbligatoriamente lasciato a Robecco (la quarta domenica del mese ci si imbatte pure in un simpatico mercatino dell'antiquariato) per poi incamminarsi sull'alzaia del canale che porta a Cassinetta di Lugagnano.
La passeggiata, in pieno relax, richiede un paio d'ore tra andata e ritorno e offre un incantevole spettacolo che alterna alle vedute della campagna le ville settecentesche che si specchiano nel canale. Il silenzio è sottolineato dal placido fluire dell'acqua e interrotto soltanto dal vociare di chi si incontra o dal pedalare di chi approfitta della sola ciclabilità del percorso, sulla quale vigilano le guardie del Parco del Ticino.
Il cromatismo giocato sull'azzurro del cielo e dell'acqua, sul verde della campagna e dei parchi e sul bianco delle ville, fa del paesaggio un piccolo universo a tema e appaga l'occhio restituendo interamente la sensazione di riscoprire, con sorpresa, una natura ancora incontaminata che si credeva perduta.

Per saperne di più
"Riscopriamo il Naviglio Grande", una Guida Vacanze del Touring Club Italiano che porta alla riscoperta del territorio attraversato dal Naviglio Grande, posto al centro di un progetto di valorizzazione promosso dalla Regione Lombardia. Divisa in tre itinerari automobilistici – da Tornavento a Boffalora, il Magentino e l'area intorno ad Abbiategrasso – integrati da indicazioni per escursioni a piedi, in bicicletta o a cavallo, la Guida descrive tutti i luoghi, dei quali racconta anche le sagre e le feste, la tradizione a tavola, le curiosità, le iniziative culturali e sportive.
Fasti di un tempo di pace. Villa "Gaia", "La Sirenella"…
Villa Terzaghi, Scotti, Gromo di Ternengo, Gandini, Archinto, Dugnani, La Bassana sulla sponda destra e, su quella sinistra, Villa Dugnani, Sironi Marelli, Arrigoni, Barbavara di Gravellona a Robecco. E più a sud, a Cassinetta, Villa Nai, Krentzlin, Visconti Maineri, Trivulzio e altre ancora. Non tutte visitabili, anche se soltanto la vista dall'esterno merita una passeggiata. A Robecco, grazie al volontariato della Pro Loco (tel. e fax 02 9470424 o 02 9471335) è possibile, previo appuntamento, visitare Villa Gromo e Villa Gandini.
La prima è un bell'esempio di barocco lombardo con una vasto parco all'inglese e, lungo il Naviglio, un padiglione su quattro pilastri con un locale al primo piano e una grande cornice su mensole, detto "La Sirenella", che serviva da imbarcadero.
La seconda, detta anche "Villa Gaia" per le feste che vi si tenevano, presenta un lungo fronte sul Naviglio con una balaustra settecentesca in ferro battuto e pietra molera, vero capolavoro nel suo genere. Dal portone si entra nel cortile principale, raro esempio rinascimentale tutto coperto di affreschi e porticato su tre lati mentre il quarto, che contiene lo scalone, è dipinto a finti archi. All'interno conserva antichi arredi in un ampio salone con vista sul Naviglio. A Cassinetta, Villa Nai è riconoscibile dall'alzaia per la facciata della cappella absidata costruita nel 1742. Ma il complesso più appariscente è quello di Villa Visconti Maineri, elegante opera risalente al secondo quarto del Settecento, derivata dalla trasformazione di un antico edificio rurale, anch'essa munita di cappella risalente al 1741.
Osterie, agriturismi e un certo profumo nell'aria
Da Villa Gandini si passa da una sponda all'altra del Naviglio attraverso il "ponte degli scalini", un ponte pedonale il cui progetto è documentato nel 1818 ma che dovette attendere 24 anni prima di essere costruito, grazie ad un lascito di 8.000 lire proveniente dal nobile Giulio Dugnani. Un fatto straordinario per la comunità robecchese, che finalmente poteva fare a meno del ponte di barche ma che cominciò ad abusare del manufatto al punto che si dovette proibire, per non recare danno alle gradinate, il transito delle carrette cariche, anche se trainate a mano.
Una volta scesi dal ponte ci si imbatte nell'antica e comoda Osteria del Naviglio. Chi invece volesse fare qualche chilometro in mezzo alla campagna per immergersi nella natura può dirigersi verso l'agriturismo Cascina Bullona (Strada Valle 32 a Pontevecchio di Magenta - tel. 02 97292091), che organizza anche pomeriggi eno-gastronomico-culturali fra "merenda e cena" per 25 euro.
A Cassinetta di Lugagnano si possono degustare invece piatti raffinati all'Antica Osteria del Ponte (piazza Negri 9 - tel. 02 9420034): menù di pesce o carne in sintonia con le stagioni con portate dai circa 35 ai 45 euro o menù degustazione a circa 100 euro servito per tutta la tavola.

03/31/2005

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