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A Gallarate, sculture in piazza

Una originale mostra di opere nelle strade e nella piazza di Gallarate per valorizzare l'arte della scultura con un progetto: favorire la formazione di scultori professionali. Un unico rammarico: la "ferita" ad alcune delle opere, poco dopo il posizionamento.

A Gallarate le sculture "occupano" le piazze. Nessuna protesta in campo, semplicemente un'iniziativa che si propone di accostare al grande pubblico quella particolare forma d'arte figurativa che è la scultura. Un'iniziativa, inoltre, che non è isolata ma che fa parte di un progetto ambizioso, come del resto indica la sua denominazione.
Il Progetto Michelangelo nasce con la finalità di promuovere, o meglio di rilanciare, sul territorio di Gallarate l'arte della scultura. Presentato all'opinione pubblica alcuni mesi fa durante un incontro in Municipio alla presenza del Sindaco Nicola Mucci e dell'Assessore alla Cultura Roberto Delodovici, il progetto, realizzato con la collaborazione dell'Associazione Commercianti del Gallaratese, si articola in tre fasi ben distinte e consecutive. La prima di queste fasi, si è conclusa il 10 marzo scorso con l'esposizione di quindici sculture nel centro stesso della città, precisamente in via Manzoni e nelle piazze Guenzati e Risorgimento. Le opere d'arte, che rimarranno in mostra nelle strade e nella piazza cittadine fino al 19 maggio, sono realizzate in cemento armato, materiale inusuale per una produzione di questo tipo ma, senza dubbio, di suggestiva resa. Caratterizzate da una comune iconografia di fondo, le sculture attingono a personali "tracce" delle composizioni pittoriche dell'artista Carmelo Todoverto, che si è occupato personalmente, insieme ai tecnici comunali, del
collocamento delle statue nelle vie. Un'unica stonatura: diverse sculture sfregiate di notte dai soliti ignoti, evidentemente per l'insana tentazione di deturpare il bello e non per saggiarne la vitalità alla maniera di Michelangelo. La seconda fase, a conclusione della precedente, sarà il coronamento di tutta l'iniziativa e del progetto: una sorta di simposio artistico con il coinvolgimento diretto di cinque artisti laureandi o laureati dell'Accademia di Brera. Gli scultori realizzeranno le proprie creazioni pubblicamente a cominciare dalla bozza su carta dell'opera che intenderanno eseguire e che rimarrà esposta in piazza Libertà il 17, 18 e 19 maggio. Le opere dovranno essere realizzate in marmo o in altro materiale idoneo all'"impronta" della scultura.
La fase finale del progetto coinvolgerà proprio le cinque sculture realizzate dai giovani artisti. Parte di queste verrà destinata dall'Amministrazione di Gallarate ad essere esposta, insieme ad altre opere degli stessi artisti, nella sede di Camelot, la nuova struttura ricettiva per anziani.
Scopo di quest'ultima iniziativa e, in realtà, dell'intero Progetto Michelangelo è quello di preparare culturalmente il terreno per arrivare all'istituzione a Gallarate di un Centro di Formazione Professionale (laboratorio o bottega d'arte) che, inserendosi in una specifica tradizione, rappresenti un luogo di incontro, creatività, meditazione e provocazione. Un ambiente in cui la promozione dell'abilità manuale possa far rivivere l'arte della scultura come un percorso di crescita e di formazione soprattutto per i giovani e perché questa stessa possa diventare una professione vera e propria. A conferma di quest'impegno a rinverdire e divulgare l'arte della scultura, la volontà da parte degli organizzatori di consolidare l'iniziativa, trasformando l'esposizione delle sculture in un appuntamento annuale.

A PROPOSITO DELLA PIAZZA: LUOGO DEL TEMPO E DELLA CULTURA RITROVATI

Nella piazza le vie confluiscono quali fiumi in un mare familiare, che lascia intravedere l'altra riva. Essa è il luogo dell'attività e insieme del riposo, in cui il fervore della vita e quello della cultura si concentrano e si distendono. E' una finestra aperta sul mondo, spazio urbano centrale che si identifica con la civiltà della politica e del commercio, che dà senso al vivere. Aspetti che le presenze artistiche qualificano. E' in tale affascinante contesto che gli affanni si placano e il piacere dell'osservare è il disporre con liberalità del tempo, sostando, "naufragando" dolcemente in questo mare di arte. La piazza diventa allora lo scenario della bellezza, della vita che, in un clima culturale, basta a se stessa. Un luogo della bellezza non solo perché possibile contenitore di testimonianze artistiche, ma anche perché "teatro" costruito insieme dall'uomo e dall'orizzonte in cui si collocano. La piazza come luogo della civiltà, in cui l'arcaicità agraria diventa "civitas". I contadini ch
e nei secoli arrivavano dalla campagna al suo mercato la arricchivano materialmente e umanamente e al contempo acquistavano un'altra prospettiva sul mondo, come i provinciali che nei romanzi francesi dell'Ottocento "salivano" a Parigi e le apportavano nuova linfa e insieme crescevano spiritualmente. A questa crescita ha poi concorso anche l'artista e tale emozione non può che continuare a dilatarsi nel tempo. Una emozione culturale, e quindi dell'animo, indice altresì della virtù dell'individuo che si fa cittadino responsabile in nome dei valori. La piazza cittadina è incontro, dialogo, liberalismo, democrazia: è l'"agorà" in cui Socrate, ieri, attaccava bottoni al primo che capitava, in cui, oggi, l'artista è chiamato ad affrancare vocazione al sogno di vitali "respiri" di suprema civiltà.
Elio Bertozzi

03/28/2002

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