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I pirati delle mele

Dieci anni di concerti per gli Apples Pirates. Partiti da Varese, dove di tanto in tanto fanno ritorno per esibirsi, sono ormai diventati cittadini del mondo. Compresa la Grande Mela.

Gli Apple Pirates hanno marcato il rock varesino degli anni '90 con tantissimi concerti e un CD, e lo scorso anno il loro leader, Lorenzo "Gogo" Bertocchini, si è lanciato in un progetto solista: l'abbiamo intervistato.
Partiamo dai tuoi inizi. Gli Apple Pirates sono stati il tuo primo gruppo?
No. Prima ho messo su i Beer Bellies, un gruppo che è durato due o tre settimane, e poi, per tutto il 1991 e il 1992, un trio di chitarristi chiamato Wanted con il quale abbiamo fatto un sacco di date in giro per la provincia. Nel '93 nascono i Getaway, che cambiano il nome prima in Pirates e subito dopo in Apple Pirates.
La mela nel rock è ricorrente: McCartney non l'ha mai spiegato bene, ma per quella dei Beatles sembra si sia ispirato a Magritte. Nel vostro caso?
Noi di ragioni ne abbiamo addirittura tre, anche se un po' meno "colte": il nostro pianista è trentino ed ha la fissa delle mele; il batterista è golosissimo di Apple pie; e infine tutti noi amiamo New York, la Grande Mela. Più di così!
Dieci anni di concerti: quali sono quelli che ricordi di più?
Domanda difficile... Ce ne sono stati così tanti! Mi viene in mente un concerto a Ispra in cui Angelo Branduardi ha suonato il violino con noi che eravamo dei "pischelli". E poi, naturalmente, non dimenticherò mai la prima volta che ho suonato con Elliott Murphy, nel 1993, e la prima volta che sono salito su un palco americano, al "C" Lounge di New York. Ma tra i concerti "da ricordare", il più fresco nella mia memoria è sicuramente l'ultimo fatto con Joe Grushecky e gli Houserockers: un gruppo davvero eccezionale!
Avete anche inciso e pubblicato qualcosa?
Sì. Il nostro album di debutto, uscito nel 1998, si chiama "Greatest Hits". Un titolo ironico, ma per noi e per i nostri fan di lunga data quelle 15 canzoni erano veramente come dei vecchi successi! Poi, nel 2002 sono uscite due nostre canzoni su "Musica Va", una compilation di gruppi varesini. Come solista, invece, avevo partecipato a "Lookin' For A Hero", il cd-tributo a Elliott Murphy.
E nella primavera del 2004 è uscito il tuo primo album solista: "Whatever happens next". La prima cosa che colpisce è la grande quantità di canzoni: addirittura 26!
La spiegazione semplice è che avevo tante canzoni: pensa che ne ho scartate un
bel po'! Ma se vogliamo andare oltre, posso dire che probabilmente "WHN" non è un cd: è
la colonna sonora di un'intera giornata, con tutti i suoi umori, le sue sorprese e le sue rivelazioni... O forse è un lungo viaggio: sono molti quelli che mi hanno scritto dicendo che è un cd perfetto da ascoltare in macchina...
Ce n'è qualcuna (di canzone) in particolare a cui sei legato, e che magari ha qualche significato che è il caso di spiegare?
Beh, è chiaro che tutte hanno un loro background, ma di tre in particolare è bello spiegarne i riferimenti. "Sea Cat" l'ho scritta nel corso di uno dei miei viaggi in Scandinavia. Ero suun traghetto a metà strada tra la Svezia e la Danimarca, ma mi sono immaginato di essere su una barca di pescatori che tornavano a casa dopo settimane passate in mare aperto... L'ho registrata a Parigi, a casa di Elliott Murphy, che tra l'altro suona chitarre e basso. Poi ho fatto qualche sovraincisione a Varese.
"Poor Old New York" è nata dopo la tragedia dell'11 settembre 2001. Poco più di un mese prima ho trascorso un pomeriggio intero a scrivere, disegnare ed osservare un panorama indimenticabile dal bar che si trovava in cima ad una delle Torri. Nella canzone sono i monumenti della città ad esprimere il loro stato di shock, la mattina successiva.
"House Of Models" e' decisamente più spensierata. L'ho scritta dopo aver vissuto con un amico un'esperienza più unica che rara: eravamo a casa di tre top model e mentre una ci preparava il pranzo, la seconda ci serviva da bere e la terza sfilava per noi, che eravamo sdraiati sul divano, come se niente fosse... Non trovi che meritasse una canzone commemorativa?
Indubbiamente… Senti, le influenze musicali del disco sono abbastanza chiare e si situano nell'ambito di un certo cantautorato rock americano che vede in Bruce Springsteen la sua punta di diamante.
Certamente, ma aggiungiamoci pure in prima istanza i nomi di Bob Dylan e Tom Waits, precisando bene che si tratta di influenze musicali e non di improvvidi paragoni! Poi però c'è tutto un mondo di personaggi minori, forse poi minori solo perché meno conosciuti, che spesso ho anche avuto la possibilità di conoscere e con i quali ho anche diviso qualche palco: di Elliott Murphy ti ho già parlato, ma ti posso citare Dan Bern (che suona anche nel mio disco), Eric Andersen, Tom Russell, Butch Hancock… Sono davvero dei grandi musicisti e, prima ancora, delle grandi persone.
Hai avuto dei riscontri positivi da parte dei media?
Dipende da cosa intendi, ma nel campo delle produzioni indipendenti come la mia bisogna guardare a media specializzati e di nicchia, e non attendersi certo la prima pagina del Corriere. Con questa premessa ti posso dare senz'altro una risposta positiva: pensa che una rivista americana che si chiama "Update" l'ha addirittura messo nella sua lista dei 10 migliori CD del 2004! Poi sono stato ospite del canale televisivo nazionale francese France 3 dove ho cantato in diretta, e di tante radio compresa Rai 2.
Chiudiamo con i programmi per il futuro: tu sei sempre iperattivo…
E' vero: ho sempre un sacco di progetti. Dal punto di vista delle registrazioni stiamo preparando ben due CD con gli Apple Pirates: uno doppio dal vivo ed uno in studio, che è quasi pronto. Poi è in fase di completamento un nostro video. Come concerti invece c'è una curiosità: ad una radio in Corsica è talmente piaciuto il mio disco che ci ha voluto organizzare una tournée estiva sull'isola. Comunque in provincia suoniamo spesso: se qualcuno ci vuole sentire, sul mio sito Internet trova sempre le date aggiornate. Vi aspettiamo in tanti!

03/31/2005

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